Un signore è fermo al binario 1 della stazione Ostiense di Roma, è appena sceso dal treno e deve aspettare mezz’ora per la coincidenza che lo porterà a casa. Prima di entrare nel bar, legge un cartello: “Una bella storia italiana”, è la mostra per il decennale della Fondazione Ferrovie dello Stato Italiane. Nella Sala Presidenziale che la ospita i muri di marmo, le tende rosso rubino e una statua della dea Roma fanno da cornice al museo, aperto dal 20 dicembre scorso al 31 gennaio 2024. I protagonisti sono gli oltre 400 treni restaurati e le tratte turistiche recuperate dalla nascita del progetto “Binari senza tempo”, presentate tra foto e video. Quella della stazione Ostiense è la seconda tappa dopo la prima autunnale di Milano.
«Lì al nord arrivano sempre prima», è la battuta del signore davanti lo stand dei souvenir. Il suo nome è Marcello e con l’attenzione che riserva a ogni foto dimostra di apprezzare l’iniziativa: «E’ come ritornare giovane e rivivere un pezzo di storia passata». Tra uno scatto e l’altro ci sono oggetti d’epoca: il fischio di locomotiva a vapore utilizzato nelle scuole per macchinisti, la seduta in legno delle carrozze e due tabelle sinottiche, che fornivano indicazioni di sicurezza all’interno dei treni. «Queste sono cose che ormai non vediamo più», commenta Mariateresa, appassionata di arte e storia, prima di farsi attrarre da una bagagliera in bronzo delle carrozze di prima classe.
Non c’è solo chi prova nostalgia, ma anche giovani armatori delle Ferrovie. Matteo e Francesco, 30 anni entrambi, vogliono dare uno sguardo al passato: «C’è però ancora molto da mostrare. Tra le linee turistiche qui si vede solo la Roma-Cortina». A smentirli è uno degli addetti ai lavori presenti nella sala: «La Transiberiana d’Italia attraversa a mille metri d’altezza i boschi tra le montagne dell’Abruzzo. Era una linea commerciale e stava per chiudere, ma la Fondazione FS l’ha recuperata. Ora per la bellezza dei paesaggi viene utilizzata dai viaggiatori ed è più frequentata di prima». Alle sue spalle, il merchandising delle Ferrovie: spille, libri e medaglie per celebrare il decennale. «Il gadget più venduto è la riproduzione dell’orologio “Perseo”. Lo regalavano dopo 20 anni di servizio. Un signore è venuto qui con il figlio e glielo ha comprato perché era diventato capotreno. Si sono entrambi emozionati».
Nello scaffale in alto uno zaino blu, rosso e grigio perla, dal design particolare. «Vendutissimo – continua l’impiegato della mostra -: raffigura il muso del “Caimano”, un treno storico delle Ferrovie». A guardarlo con occhi stregati c’è Giovanni, appassionato di modellismo: «In realtà manca il simbolo del treno». Le videoguide non servono, conosce la storia di quelle locomotive in ogni dettaglio e ne indica il logo. «Nel 1976 il mensile “Voci della Rotaia” propose un contest e venne scelto il caimano, perché divorava i chilometri». I treni con gli animali non erano gli unici ad avere un’identità così forte.«I più belli erano il Settebello e l’Arlecchino. Il primo aveva la cabina di guida sopraelevata, una prima classe panoramica. Il simbolo era proprio il sette di denari delle carte napoletane, per il numero di carrozze. Il fratellino “Arlecchino” era più piccolo perché c’erano quattro elementi».
Dagli anni novanta le Ferrovie dello Stato sono passate a una colorazione unica dei treni: lo schema “Livrea XMPR”. «Era troppo monotono. Adesso c’è un nuovo ricambio con le diverse frecce». Giovanni è soddisfatto della mostra, «ma mancano un po’ di modelli. Io li ho a casa, i visitatori no». E mentre rivive i viaggi dell’infanzia, alle sue spalle il capostazione annuncia con un fischio la partenza di un altro treno.
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