Esclusiva

Gennaio 19 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Gennaio 20 2024
Julian Assange cittadino di Roma, la proposta di M5S e PD

L’iniziativa è stata approvata nella commissione capitolina. Virginia Raggi: «Battaglia fondamentale per le democrazie»

Il Comune di Roma ha fatto un primo passo verso il riconoscimento della cittadinanza onoraria di Julian Assange, giornalista e fondatore dell’organizzazione “WikiLeaks”. Nella mattina di martedì 16 gennaio, la commissione capitolina ha espresso parere positivo. Il reporter, al momento detenuto nel carcere londinese di Belmarsh per aver violato le condizioni di libertà vigilata, è considerato dai promotori della proposta «Ingiustamente perseguitato per aver fatto luce su crimini di guerra contro l’umanità» . Secondo l’ex sindaca del Movimento 5 Stelle, Virginia Raggi «Le accuse contro Assange minano la libertà di stampa e hanno l’obiettivo di mettere paletti a ciò che si può o non si può dire». Iniziative simili a quella romana erano state già intraprese da Napoli, Reggio Emilia, Catania e altre dodici città italiane.

La proposta, partita dal Movimento 5 Stelle (M5S), è stata condivisa anche dal Partito Democratico (PD) e Sinistra Civica Ecologista: «C’è stata unione di intenti», ha detto il consigliere pentastellato, Daniele Diaco, sottolineando che la mozione è passata col voto unanime dei presenti. «È il segnale che su questi temi non c’è questione di colore politico». Secondo i consiglieri, Assange sarebbe «Vittima di una campagna diffamatoria globale», come riportato nel testo della delibera. Nessun commento da Fratelli d’Italia che, «Anziché pensare a cose futili, avrebbe potuto dare un segnale importante al paese», aggiunge Diaco.

Sulla storia del reporter australiano ci sono ombre politiche e accuse giudiziarie. È accusato di aver pubblicato, con l’aiuto del soldato americano Chelsea Manning, file militari e diplomatici coperti da segreto: 700 tra documenti sulle operazioni statunitensi in Afghanistan, carte riservate sull’invasione dell’Iraq e messaggi telegrafici scambiati tra diplomatici Usa. «Assange sta combattendo una battaglia fondamentale per le democrazie – ha detto Raggi – Qui parliamo di un cittadino non sottoposto a nessun processo che, di fatto, sta scontando una pena».

«Il giornalista sta vivendo una situazione di discriminazione – fa sapere il consigliere della Lega in Campidoglio, Fabrizio Santori – Non condivido, però, la scelta di attribuire la cittadinanza di Roma a chi non ha legami con la città, come avvenuto anche con Patrick Zaki». Nel 2022, l’amministrazione comunale ha deciso di assegnare lo stesso riconoscimento all’attivista e ricercatore egiziano accusato di sovversione e minaccia per la sicurezza del suo Paese.

Assange è ora in attesa di una pronuncia definitiva della High Court sulla domanda di estradizione formulata dal governo USA, per diciotto reati. Proprio sulla possibile estradizione è arrivato il commento della vicepresidente della Commissione Roma Capitale, Antonella Melito (PD): «Non possiamo né dobbiamo permetterlo – ha dichiarato durante l’intervento in aula – Sarebbe una sconfitta di tutti, della libertà di informazione e di stampa nel mondo». La libera manifestazione del pensiero è invocata anche dalla consigliera Raggi, la quale crede che il reporter «Con il suo lavoro abbia dimostrato di avere a cuore la tutela della verità. Questo va difeso al di là di ogni altra implicazione».

Secondo il giornalista de La Stampa, Jacopo Iacoboni, la verità sulla vicenda Assange andrebbe ripristinata: «C’è forte ignoranza dei fatti su questa storia», dice evidenziando come il reporter, negli Stati Uniti, non sia accusato per la pubblicazione di file sulle torture a Guantanamo, quanto per aver istigato la sua fonte ad hackerare un sistema informatico della Difesa. È da dimostrare che l’abbia fatto, ma l’accusa non riguarda la pubblicazione di notizie, ma una compartecipazione a un reato, secondo il “computer fraud act”. Iacoboni cita una reporter del New York Times: «Sheera Frenkel ha spiegato che nessun giornalista supererebbe questa red line tra ricevere una notizia da una fonte o spingerla a compiere un illecito. Il giornalista deve verificare i fatti – conclude Iacoboni. – Se sono veri, può pubblicarli, ma non può – ammesso che Assange l’abbia fatto, – spingere qualcuno a commettere reati».