Esclusiva

Gennaio 27 2024
“Treno della Memoria”, viaggio negli orrori dell’Olocausto

L’associazione “Treno della Memoria” nasce nel 2005 ed ha accompagnato più di 70mila giovani e adulti in un viaggio tra Germania e Polonia, nei luoghi iconici della Shoah

«Il silenzio, la neve e il freddo sono le cose che mi sono rimaste più impresse. Quando ho visto la scritta “Arbeit macht frei” sopra il grande cancello aperto, le immagini dei libri sull’Olocausto hanno preso vita di fronte a me». A distanza di anni, il ricordo di Federica è ancora nitido. Partita dal suo liceo di Agrigento, a portarla ad Auschwitz e Birkenau, nel 2015, è stato il “Treno della Memoria”, un’associazione che in quasi venti anni ha accompagnato più di 70mila persone a visitare i campi di concentramento. 

«Questo è un viaggio che ti cambia – continua Federica – dovrebbero andarci tutti. Guardando ciò che è rimasto dell’orrore di quel periodo storico rivivi ciò che è stato e questo vale più di tante pagine scritte». Cumuli di libri, valigie, protesi, occhiali e capelli testimoniano il passaggio dei milioni di ebrei vittime del genocidio nazista. Nel museo commemorativo, in fondo a un corridoio tappezzato di foto dei deportati, è stato sistemato un libro enorme, che pure non riesce a contenere i nomi di tutti gli esseri umani morti lì. «È successo veramente – dice Federica – e quello che ho visto e provato non potrò mai più dimenticarlo». Il ricordo è dei campi di lavoro, delle tute di lino dei prigionieri, troppo leggere per il clima rigido di quei luoghi, e delle baracche dove gli ebrei vivevano stipati come merci. «Si trattengono a stento le lacrime. Quando siamo tornati in albergo, io e i miei compagni non siamo neppure usciti. Non riuscivamo a parlare», conclude.

Ricordare è la missione principale dei viaggi organizzati dal “Treno della Memoria”. Il modo migliore di farlo, oltre alle parole, ai numeri agghiaccianti, alle giornate commemorative, è guardare con i propri occhi quei luoghi e trasformarli in un’esperienza di vita, quindi in un monito personale e universale. Chi torna da Auschwitz e Birkenau porta con sé immagini che – per quanto tremende – sono una preziosa arma contro l’indifferenza che, oggi come ieri, è preludio delle più disumane tragedie consumatesi nel corso della storia. 

Ogni anno, sono migliaia i visitatori che si mettono in viaggio verso la Germania e la Polonia, come spiega il presidente dell’associazione Paolo Paticchio: «Alla prima edizione ci furono 700 adesioni. Si partiva nove giorni con il treno per i luoghi iconici della Shoah, oggi si va in pullman con visite dilazionate tra gennaio e marzo per via delle 6000 partecipazioni annue tra giovani e adulti». 

L’arrivo ai campi di concentramento richiede preparazione. Non è una vacanza, né una semplice gita scolastica, ma un percorso di conoscenza fatto di storia, memoria ed impegno: «Prima della partenza, si svolgono quattro incontri di preparazione – spiega Paticchio – la fatica è fisica ed intellettuale, l’esperienza è immersiva, concreta, poco adatta ad essere promossa con mezzi virtuali che la banalizzerebbero». 

«Più passa il tempo, più c’è il rischio che la storia sia percepita come un filmato in bianco e nero. Oggi i testimoni diretti della deportazione sono sempre meno, è necessario tenere accesa la memoria. Nazismo e fascismo sono il risultato di un percorso storico, è importante conoscerne i tasselli per fare in modo che il buio di quegli anni non si ripeta». Questo il monito del presidente, che sottolinea come il ruolo di chi decide di partire sia fondamentale. I numeri sono in continua crescita e l’iniziativa sta prendendo piede anche tra i più piccoli, partendo dal coinvolgimento delle scuole medie. Un fatto importante soprattutto perché, sottolinea Paticchio: «La sensibilizzazione dei ragazzi ai temi del razzismo e della guerra è fondamentale affinché non dimentichino da dove i valori fondamentali degli Stati si sono originati». La memoria diviene così promotrice di tolleranza e unione: «La forza dell’apertura dei cancelli dei campi di sterminio ha portato alla scrittura della Costituzione e della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, alla vittoria delle democrazie sui totalitarismi. Traguardi che non devono mai essere dati per scontati, ma custoditi e protetti ogni giorno».