Esclusiva

Febbraio 19 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Febbraio 23 2024
Il basket come rinascita, la storia del Santa Lucia a Roma

La squadra romana è un modello di inclusione per le persone con disabilità. Nonostante i problemi economici l’entusiasmo in campo non manca

«Ho avuto un incidente in guerra. Sono venuto in Italia quando avevo diciassette anni. Sono stato all’ospedale Santa Lucia e ho conosciuto la migliore squadra del mondo», racconta Alì Tailamoun, ragazzo nato a Tripoli – la capitale della Libia – che gioca a Roma per il Santa Lucia Basket, un gruppo di cestisti in carrozzina.

«Ho conosciuto la pallacanestro grazie a questo club. È stato bellissimo. Questo sport meraviglioso è diventato il mio sogno», prosegue.

La squadra, una delle più antiche d’Italia, prende il nome da un ospedale di Roma sud dedicato alla neuroriabilitazione. L’obiettivo è coinvolgere ragazzi disabili nel segno dell’inclusione.

L’atmosfera è serena al Palareny, il palazzetto nel quartiere Serpentara, a Roma nord, che ospita i giocatori. La palla a spicchi rimbalza, la retina del canestro accoglie i tiri vincenti, “dai ragazzi!” urla il presidente, il tabellone segnapunti è spento, i borsoni, le borracce e le carrozzine contornano il campo da gioco. I cestisti del Santa Lucia Basket si divertono in allenamento, si spronano a vicenda, sorridono prima del terzo tempo sotto canestro e sbuffano quando il pallone si ferma al ferro.

L’amputazione di un arto, la poliomielite e la paraplegia non impediscono ai giocatori di correre e lottare, di passare da una metà all’altra del campo, alternando difesa e attacco.

«Il basket per me è vita. Ti fa guardare sempre in alto, mai a terra. Per noi che abbiamo subito traumi è una lotta contro noi stessi», dice il capitano Francesco Comandè, vittima a dodici anni di un incidente che gli ha fatto perdere una gamba, e arrivato a Roma dalla Calabria, dove «la disabilità era vista come un’utopia».

La storia ricca di successi è uno stimolo a migliorare per il gruppo allenato da Sene Amadou Lamine. La società gialloblù è la squadra più titolata in Italia, ha conquistato ventuno scudetti, dodici Coppe Italia, cinque Supercoppe italiane, tre Vergauwen e tre Coppe dei campioni. Il prossimo anno compirà cinquant’anni costellati da ventiquattro finali di campionato consecutive, riconoscimenti sportivi e umani.

«Sabato scorso un ragazzo non giovanissimo che abbiamo inserito in squadra per fare i play-out prima che iniziasse la partita mi ha ringraziato per la possibilità» afferma Mohamed Giulio Sanna Ali, presidente del Santa Lucia Sport dal 2017, quando ha salvato la squadra dal fallimento.

«È stata un’emozione, un riconoscimento, perché io e i volontari facciamo tanta fatica. Non possiamo dimenticarci da dove veniamo, dai traumi e dalle malattie», aggiunge. 

La storia del gruppo alterna momenti bui a imprese grandiose. La risalita iniziata nella stagione 2016-2017 si arresta nel 2021, quando il club rinuncia al massimo campionato per motivi economici. Nello stesso anno, l’impianto sportivo fu giudicato “non idoneo” a causa dell’inaccessibilità degli spogliatoi.

Il Santa Lucia però non si arrende e la ripresa culmina con la promozione in Serie A del giugno 2023 e la prima partita disputata lo scorso venti ottobre. La recente retrocessione, dopo la sconfitta contro i Boys Taranto, e i problemi pesano, ma non cancellano l’entusiasmo palpabile in palestra, quando i cestisti si svestono, si preparano a scendere in campo o cambiano la sedia a rotelle. 

Oggi la squadra non ha un palazzetto proprio, paga per essere ospitata in un impianto, per poche ore settimanali, e deve affrontare spese notevoli per attrezzature e spostamenti: il costo di una carrozzina può arrivare a ottomila euro.

«Vorremmo trovare altre sponsorizzazioni e donazioni per portare avanti questa attività. Ogni sedia a rotelle la paghiamo noi, e hanno costi abbastanza elevati, dai quattro-cinque mila euro. Oltre alle spese per le trasferte, dobbiamo trasportare le carrozzelle personali dei ragazzi e quelle da gioco», afferma il presidente.

L’incertezza e lo scoramento non sono scomparsi, ma la gioia per un canestro segnato, che sia un tiro libero, da due o da tre, resta intatta. I sorrisi del Santa Lucia Basket non mentono.

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