Suona in filodiffusione la playlist dell’ultimo Sanremo, ci sono le gigantografie di Silvio Berlusconi, la fila per gli accrediti dei delegati è piena mentre quella per le cabine elettorali dove si esprimerà la propria preferenza per il nuovo leader ancora vuota. Il Palazzo dei Congressi dell’Eur, quartiere sud di Roma, è pronto per il primo congresso di Forza Italia senza Silvio Berlusconi, fondatore nel ’94 e storico leader della compagine.
«Prima non lo facevamo, non serviva spendere soldi tanto era ovvio chi sarebbe stato eletto come presidente», racconta l’ex senatore Antonio Razzi sulla scalinata vicino l’entrata. «Ora c’è Tajani che – sottolinea – non viene eletto presidente ma segretario. Si sente la mancanza di Silvio». Un sentimento comune anche tra i ragazzi e le ragazze che animano il movimento giovanile. Forza Italia Giovani negli ultimi mesi ha modificato il proprio logo: nel semicerchio alto il termine giovani, in quello basso Berlusconi. Al centro il simbolo della formazione fondata nel ’94. Li vedi spostare bandiere e popolare lo stand a loro dedicato. Giacca, cravatta e spilletta del partito come divisa. I più rivoluzionari azzardano il “senza cravatta”, quelli più tradizionali vanno col gessato. Non proprio l’aria da militanti di strada. «Questa, però, è un’occasione storica e istituzionale. Quando facciamo i volantinaggi e parliamo ai cittadini è diverso. Il 15 agosto vanno bene le maniche corte, il 25 dicembre anche il maglioncino o il dolcevita», racconta Francesco Innocenzi, 21 anni, studente di giurisprudenza e coordinatore romano di Fi giovani.
«Il partito crede nei giovani. Lo dimostra – spiega sempre Innocenzi – la nostra presenza qui nello staff dell’organizzazione e l’essere tra i candidati per essere vicesegretari nazionali». Il riferimento è al coordinatore nazionale Stefano Benigni, 36 anni, eletto il giorno conclusivo come vicesegretario nazionale di Forza Italia. Per altro l’unico tra i quattro con un voto contrario in una votazione per alzata di mano. «La sua elezione come vicesegretario rappresenta la certificazione dell’attenzione del partito a coinvolgere il movimento giovanile non solo quando c’è da attaccare il manifesto o dare il volantino che è sacrosanto ma anche a essere coinvolti nelle decisioni che il partito prende», afferma Simone Leoni, responsabile nazionale dell’organizzazione e tra i nomi più quotati come suo successore. C’è però anche chi scalpita per un cambio al vertice. «Sarebbe il caso che la leadership passasse a Roma, siamo il gruppo più numeroso», dice un altro impegnato allo stand della giovanile.
Francesco, diciassettenne milanese, non proprio l’età in cui si sogna di essere il volto moderato della politica, sta costruendo un movimento capace di tornare all’interno delle scuole. «Alle superiori ci sono troppi estremismi, sia da un lato che dall’altro. Con il progetto Studenti Azzurri vogliamo dare una svolta centrista alla politica liceale», spiega tra i corridoi del palazzo di marmo mentre cerca il ministro per le riforme istituzionali Maria Elisabetta Casellati. Chi nella scuola, chi alle università e chi per la strada condividono la stessa visione: bisogna occupare lo spazio al centro. Sul perché si decida di essere moderati a 20 anni, chiarisce Emanuele, coordinatore cittadino della città di Bologna: «Perché bisogna avere la maturità di capire che la maggior parte dei movimenti politici giovanili sono strumentali ai leader per avere spazio mentre qui c’è più possibilità di crescere davvero». Concordi gli altri militanti.
Un movimento giovanile in cerca di un’identità. Quando viene chiesto loro chi siano i miti fondativi e i riferimenti culturali il nome è unico: Silvio Berlusconi. Le frasi cult ripetute a mantra: «Chi ci crede combatte, chi ci crede supera gli ostali, chi ci crede vince» e la più famosa «siete ancora oggi, e come sempre, dei poveri comunisti».
In filodiffusione suona “Felicità” di Albano e Romina Power, il nuovo ufficio di presidenza di Forza Italia è stato eletto per acclamazione senza utilizzare le cabine elettorali e senza che tutti i delegati riuscissero a fare il proprio intervento. «Recupereremo», annuncia il senatore Gasparri dal palco. Il Palazzo dei Congressi si svuota mentre i giovani fanno le ultime foto e smontano le bandiere rimaste.