Esclusiva

Giugno 12 2023
La morte di Silvio Berlusconi

Ricoverato da quattro giorni per leucemia, si spegne a 86 anni al San Raffaele di Milano il leader di Forza Italia

“Mi consenta”. Molti di voi sicuramente l’hanno letta con la sua voce, con quell’accento milanese a metà tra il cortese e lo strafottente. Una semplice frase divenuta l’emblema del Cavaliere. Silvio Berlusconi era soprattutto questo, un comunicatore, un uomo che ha cambiato il modo di fare spettacolo e politica. Un personaggio divisivo, controverso, che a suo modo ha segnato oltre vent’anni della storia d’Italia. Una storia che con la sua morte, avvenuta oggi all’Ospedale San Raffaele di Milano, vede chiudersi una delle sue pagine più importanti.

Dal 1994 al 2011, anno della fine del suo ultimo governo, la politica Italiana si è divisa essenzialmente nell’essere con o contro Berlusconi. Un leader capace di trasformare la sua forza mediatica, il suo impero televisivo, il successo sportivo del grande Milan in consenso politico, portando nelle istituzioni scosse da Tangentopoli proprio il linguaggio di quel successo. A partire dal nome del suo partito, Forza Italia, un’eco calcistica volta a richiamare l’idea della vittoria. Una discesa in campo annunciata con metodi nuovi. Un video alla sua scrivania, un’inquadratura semplice, la foto della famiglia in bella vista e il tono rassicurante con cui pronuncia: “L’Italia è il Paese che amo”. La colonna sonora della campagna, “meno male che Silvio c’è”, rievoca ancora oggi nostalgia o rabbia negli elettori degli opposti schieramenti. Una comunicazione che si fa anche feroce, quando attacca i suoi avversari di sempre, “I poveri comunisti”. In realtà nel 1994 i “comunisti” si stavano già trasformando nella sinistra moderna, ma dopo 40 anni di DC sventolare il “pericolo rosso” portava ancora valanghe di voti. Un linguaggio capace di mescolare l’alto dell’economia con il basso delle barzellette e persino il sacro e il profano, con espressioni al limite del blasfemo che hanno fatto scandalo.

«Avete ragione io non sono Napoleone, io sono il Gesù Cristo della politica». La sfera cristiana è sempre stata al centro della comunicazione di Berlusconi anche a causa della sua grande modestia: «Ho un complesso di superiorità che dovrei frenare» ha ammesso, poi correggendosi: «anzi non è un complesso di superiorità, Berlusconi ha una caratura imparagonabile». Ironia della sorte proprio il giorno dopo il Corpus Domini, giorno che richiama la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia e si celebra 60 giorni dopo la Pasqua, a 86 anni nell’Ospedale San Raffaele di Milano è morto Silvio Berlusconi.

Il Cavaliere nasce in casa nel 1936, in via Volturno 60 a Milano, proprio davanti a una sede del PCI, anche se per lui: «Il comunismo è la follia più perversa della Storia».

Animatore sulle navi da crociera, imprenditore edile nella Milano da bere degli anni 80, nel 1994 l’allora Presidente del Milan scende in campo e nel suo discorso fa riferimento alla sfera religiosa: «Chi è scelto dalla gente è come unto dal Signore: c’è del divino nel cittadino che sceglie il suo leader»

Forza Italia, il suo partito, vince le elezioni, anche grazie all’appoggio delle reti Fininvest di cui è proprietario. Berlusconi diventa Presidente del Consiglio carica che ricoprirà altre tre volte.

Nel 2000 commenta così l’alleanza con Mastella: «Perfino a Gesù è capitato di ritrovarsi tra i 12 Apostoli uno che si chiamava Giuda». La metafora cristiana va oltre: «Io deve ammettere che ho fatto un miracolo, in poco più di due mesi ho fondato Forza Italia che è diventato il primo movimento politico italiano, ho sbaragliato quello che la sinistra chiamava la sua ‘gioiosa macchina da guerra’ e sono diventato Presidente del Consiglio. Non è mai successo in una democrazia occidentale».

Passano gli anni, cambiano i governi e le alleanze, ma il paragone con Cristo rimane il suo preferito anche se nel 2009 dopo lo scandalo del Noemi-Gate deve ammettere: «Non sono un santo, spero che quelli di La Repubblica lo capiscano». Si incrinano i rapporti con la Chiesa e con la sfera del sacro cara al premier anche a causa di un video in cui racconta una barzelletta su Rosy Bindi condita da una bestemmia.

Politico istrionico dalla battuta sempre pronta, mattatore del bunga bunga, per più di 20 anni al centro degli scandali pubblici, viene estromesso del parlamento per una condanna per frode fiscale. Vincitore di 8 scudetti e 5 Champions League con il Milan e una storica promozione in Serie A con il Monza.

Chissà se adesso sta avvenendo una scena che lui amava raccontare nelle sue amate barzellette: «Berlusconi arriva in Paradiso, il Padre Eterno lo accoglie e dopo un lungo colloquio gli chiede: ‘Silvio, mi è piaciuta la tua idea di trasformare il Paradiso in una Società per Azioni. C’è solo una cosa che non capisco: perché io dovrei fare il Vice Presidente?’»

La vicenda politica di Silvio Berlusconi

La famosa discesa in campo del 1994 venne sempre fatta passare dal Cavaliere come una decisione estemporanea, presa per salvare un’Italia che rischiava di finire tra le grinfie dei comunisti, quando in realtà fu una decisione ben ponderata. La vittoria schiacciante e a sorpresa viene costruita con una coalizione che mette insieme i “barbari” leghisti, secessionisti del Nord, e AN, il partito che raccoglieva l’eredità dei post fascisti dell’MSI. Quel successo, che poi durerà solo 7 mesi e si concluderà col ribaltone di Umberto Bossi, parte molto prima: parte dal successo di un imprenditore televisivo che con le sue Tv private porta in Italia lo show business americano, e anche una concezione della sessualità che scandalizza e affascina allo stesso tempo l’Italia cattolica degli anni Ottanta. Viene costruita sul campo dal calcio, quando Berlusconi prende un Milan fallito e lo trasforma nella squadra più forte del mondo. 

A connotare fin da subito l’avventura politica del Cavaliere sono i processi. Il 7 luglio 1994, alla vigilia del G8 di Napoli, che per la prima  volta vedeva aggregata la Russia Post Sovietica di Boris Elstin, gli viene notificato il primo avviso di garanzia per corruzione. Da lì partirà una battaglia lunga e dai toni asprissimi con la magistratura, spesso accusata di perseguitarlo. Dall’altro lato la lunga querelle sulle cosiddette leggi “Ad personam”, che Berlusconi vara da Presidente del Consiglio per difendere le proprie aziende e mettersi al riparo dai guai giudiziaria. Emblematica la legge Frattini del 2002 sul conflitto d’Interessi: il fatto che il leader dell’esecutivo fosse anche proprietario di tre reti televisive nazionali era considerato inaccettabile dall’opposizione, ma la norma consente a chi ricopre cariche pubbliche di mantenere la “Mera proprietà” delle azienda se rinuncia a ruoli esecutivi. 

L’epilogo della guerra con le toghe sembra arrivare nel 2013, quando la condanna per falso in bilancio al processo Mediaset, l’unica su una serie di 36 procedimenti che hanno una loro pagina dedicata su Wikiepdia, porta il Cav all’interdizione dai pubblici uffici e alla decadenza da senatore. Ma il leader non ci sta, accetta la condanna ai lavori socialmente utili e la trasforma in uno show: si fa riprendere mentre, a 78 anni, va a fare visita agli anziani di una casa di riposo del milanese. L’anno dopo la pena viene dichiarata espiata, Berlusconi torna subito nell’agone politico, che di fatto non ha mai lasciato, e nel 2019 si fa eleggere europarlamentare. Alle scorse elezioni torna in Senato tra gli applausi di alleati e avversari. Fino all’ultima campagna elettorale non fa mancare le polemiche, con le esternazioni critiche sul presidente ucraino Zelesnky che Putin, amico di vecchia data del Cav, voleva solo sostituire con delle “brave persone”. 

Con la morte di Berlusconi viene a mancare il leader in carica di uno dei tre partiti di maggioranza, il cui futuro appare quanto mai incerto, vista la forte personalizzazione che lo ha sempre connaturato. Così come incerto rimane il futuro del Monza, la squadra che aveva preso dalla Serie C e riportato subito in Serie A, la sua seconda impresa dopo i successi col Milan. Le imprese passeranno ai figli. 

Raccontare Silvio Berlusconi è qualcosa che va fatto necessariamente con un riassunto per immagini. Ognuno ricorda quelle a lui più vicine. Berlusconi è stato tante cose per tante persone, per 30 anni ha occupato quasi costantemente le prime pagine dei giornali: si potrebbero citare le gaffe, il Bunga Bunga, i meme, le promesse elettorali, le dieci domande di Repubblica, i vertici internazionali in Costa Smeralda… L’unica certezza è che da oggi l’Italia avrà un protagonista in meno.

Crediti foto di copertina: REUTERS/Alessandro Bianchi/File Photo

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