La serata è fredda e umida a Roma. Ci sono poche persone in giro anche nelle zone più turistiche, come quella del Colosseo. I tavoli dei ristoranti e i banconi dei bar non sono presi d’assalto. Pochi locali riescono ad attirare persone durante il corso della serata. Duecento, trecento, quattrocento: più la mezzanotte si avvicina, più il numero aumenta. Capelli corti, pelle chiarissima, birra in mano e vestiti leggeri, compresi bermuda e t-shirt, caratterizzano i clienti dei pub. Sono i tifosi del Brighton, arrivati in aereo o in treno da Londra, per sostenere la loro squadra negli ottavi di finale di Europa League contro la Roma.
Giovedì sera, allo stadio Olimpico, sono attese più di 3.500 persone nel settore ospiti. La polizia è piazzata da giorni nei luoghi più a rischio, come piazza di Spagna, dove nel 2015 gli hooligans del Feyenoord danneggiarono la Barcaccia e aggredirono i passanti. I controlli hanno evitato grandi scontri, ma non sono riusciti a fermare un episodio in via Monte Polacco, nel quartiere Monti. Prima una lite, poi gli accoltellamenti: sono rimasti feriti alle gambe due giovani di Brighton, di 28 e 29 anni, dopo una rissa con sette persone. Un caso isolato, anche se nella notte gli inglesi hanno popolato la zona per divertirsi.
In centro, uno dei locali più frequentati dai tifosi stranieri è lo Shamrock. Di fronte ad una piccola insegna verde si beve e si grida, ma senza creare disordini. Alcuni stanno dentro, un centinaio resta fuori: l’importante è cantare. Non c’è un capo-ultras che fa partire il coro. Chi vuole, fra un sorso di una bionda e uno di Aperol Spritz, alza la voce e approccia il testo di una canzone legata ai seagulls, i gabbiani, simbolo del club per la loro presenza massiccia nella città del Sud dell’Inghilterra. Sussex by the sea, il pezzo preferito dalla tifoseria, è quello più intonato durante la notte.
Non mancano gli sfottò alle altre tifoserie. Sono quelle inglesi a essere prese di mira, dai big team ai rivali del Crystal Palace. Niente di eccessivo o contro la Roma. Per divertirsi non serve dar fastidio o provocare, rischiando di far scoppiare risse. «I ragazzi di Brighton sono gentili e tranquilli – dice Alberto, proprietario del pub – hanno voglia di divertirsi… e anche una discreta sete». La particolarità del locale è la collezione di sciarpe calcistiche appese al tetto, che viene arricchita grazie al contributo degli stranieri in trasferta nella Capitale. «Sono molto apprezzate – spiega Alberto – per questo motivo siamo diventati un punto di ritrovo».
Sotto a quella dello Sheffield, club di Premier League, vicino alla cassa, ci sono Benedict e Mike, che stanno bevendo un cocktail. Sono arrivati da poche ore in Italia con un volo da Londra e stanno cominciando a sentire le emozioni della partita. «È surreale pensare che giocheremo all’Olimpico – racconta il primo ragazzo – è pazzesco ma al tempo stesso mi spaventa: la Roma è un gigante del calcio italiano».
Mike è esperto, segue i seagulls da anni e ha studiato l’avversario: «Ho visto giocare il Brighton nei meandri della terza e della quarta divisione. Sembrava che stessimo per fallire e guarda dove sono arrivati. Enorme rispetto per la Roma, ma non penseremo solo a difenderci: sarà una bella partita». Per la squadra inglese è la prima esperienza europea: «Siamo stati a Marsiglia, ad Amsterdam e ad Atene durante la fase a gironi, ora in Italia. Non si potrebbe chiedere di meglio».
L’uomo che unisce il club di Premier League e l’Italia è Roberto De Zerbi, l’allenatore del Brighton. Basta nominarlo per interrompere la bevuta dei ragazzi, che esclamano «Lui è Dio» e coinvolgono gli altri presenti. «Lo amiamo!» si sente in coro. «Sarà una partita importante per lui – continua Ben – e sarà un po’ nervoso a giocare contro l’amico Daniele De Rossi (tecnico giallorosso, ndr)».
Sono d’accordo Oliver e John, 51 e 53 anni. Anche loro con una birra in mano, ma in via del Buon Consiglio, separati dal resto del gruppo. «De Zerbi è un allenatore di primo livello – dice il primo – ma sappiamo che è molto richiesto, noi cercheremo di tenerlo». «È un grande – aggiunge John – ha portato idee nuove per la squadra. Godetevi il suo calcio e scusate… noi siamo qui per vincere!».
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