«Abbiamo vinto in casa dopo undici anni. È un’emozione che non so descrivere»: nelle poche parole del giocatore Danilo Fischetti c’è tutto l’entusiasmo della più giovane squadra di rugby che ottiene una vittoria storica al torneo “Sei Nazioni” contro la Scozia. «Siamo tutti ragazzi giovanissimi, con alcuni ci conosciamo dalle Under 20, condividere questo successo è un orgoglio», ha aggiunto il venticinquenne Niccolò Cannone. Nel team guidato dall’allenatore argentino Gonzalo Quesada, tredici giocatori su ventitré non superano i ventiquattro anni. Difficile per loro anche solo sognarlo un risultato di 31 a 29. L’adrenalina è ancora tanta. Fischetti sorride, si tocca la faccia con le mani e mentre parla scuote la testa come a dire “non è possibile, non ci credo”. Invece è tutto vero.
In una giornata partita col suono delle cornamuse scozzesi, sono state le note patriottiche ad avere la meglio. Durante il match, le voci dei settantamila tifosi presenti allo stadio Olimpico hanno intonato “L’Italiano” di Toto Cutugno. Le mani alzate a formare un abbraccio di ringraziamento per quei 15 giocatori che in 82 minuti hanno dato tutto. «È stata una partita sofferta – continua Fischetti – la Scozia è da sempre un’avversaria molto forte». Una sfida sofferta e non adatta ai deboli di cuore, a cominciare dal primo minuto che ha visto gli azzurri in vantaggio e subito la rimonta degli Highlanders. Poi un primo tempo chiuso sul 16 a 22 e gli altri quaranta minuti di rincorsa, quando la speranza della vittoria iniziava ad avere i contorni della realtà. A due minuti e ventuno secondi di recupero dalla fine ci sono solo un paio di punti di distacco e una Scozia agguerrita che non ha intenzione di perdere. L’Italia si difende. La pioggia che aveva ripreso a bagnare il terreno si ferma, così il respiro dei tifosi appeso al dubbio tra l’esultanza e l’amarezza. È il fischio dell’arbitro Gardner che fa scoppiare l’urlo tricolore, tra le lacrime di una panchina incontenibile che invade il campo.
«Questa vittoria è frutto di anni di lavoro – dice il tallonatore Giacomo Nicotera –. Venerdì la Nazionale Under 20 ha battuto la Scozia 47 a 14. Scherzando con il capitano Michele Lamaro dicevamo che c’avremmo messo una firma per lo stesso risultato». Così è stato. Tra i giovanissimi della squadra c’è anche Andrea Zambonin, classe 2000, che maneggia il pallone ovale da quando aveva sei anni. L’infortunio del 2023 gli ha impedito di partecipare al torneo nonostante la convocazione, ma lo ha caricato per la nuova sfida: «Sono cose che capitano in questo sport. Sono tornato più forte».
Le giornate di Andrea e degli altri ragazzi sono scandite da riunioni, allenamenti e qualche rinuncia, ma sacrifici e tenacia danno sempre i loro frutti: «Mi ricordo quando guardavo con ammirazione i ragazzi che erano al mio posto. Oggi indossare la maglia dell’Italia è un sogno che si avvera». La giovane età permette di vivere con lo stupore negli occhi l’ingresso in ogni stadio: «Sentire l’inno di Mameli, con i tifosi davanti a te e un Olimpico pieno come non succedeva da anni è qualcosa che non dimentichi per tutta la vita». Un ricordo da custodire insieme ai complimenti ricevuti dalla Premier Giorgia Meloni, che post-partita ha raggiunto i ragazzi nello spogliatoio: «Ci ha ringraziato per quello che abbiamo fatto. È stato un bel riconoscimento».
I risultati della squadra raccontano di un team preso acerbo e reso competitivo, grazie anche all’unione tra i giocatori: «Stiamo lavorando tutti insieme, siamo un bel gruppo che ha voglia di migliorare sempre di più», commenta Zambonin. Passati i festeggiamenti si pensa alla prossima sfida contro il Galles, rimanendo con i piedi per terra: «La vittoria di ieri è stata un bel momento ma bisogna stare concentrati. Affronteremo la partita con l’impegno di sempre».