Al Parlamento europeo di Strasburgo si respira un clima di attesa. Sui muri del piazzale circolare che si apre di fronte all’entrata, dei cartelloni blu acceso ricordano le date del 6,7,8 e 9 giugno, quelle delle elezioni. L’obiettivo del Partito popolare europeo (Ppe), che oggi ha il maggior numero di deputati e di cui fa parte anche l’attuale presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, è di assicurarsi il bis.
Sebastiano Chialastri, addetto stampa italiano del Ppe, sottolinea come la priorità per la prossima campagna elettorale sia «la migrazione», nello specifico «gli accordi con gli stati di partenza, la sicurezza delle frontiere e la lotta ai trafficanti» perché «non devono essere loro a decidere chi entra o chi non entra in Europa». E su una possibile sintonia post-elettorale con l’estrema destra, Chialastri è categorico: «Saremo noi l’ago della bilancia per qualsiasi tipo di alleanza ci potrà essere. Non chiudiamo ai Conservatori (European Conservatives and Reformists Party (Ecr), ndr), anche adesso per tanti files Ppe ed Ecr votano insieme. Quello che per noi conta è che le forze con cui cooperiamo siano pro-europee, pro-Ucraina e pro stato di diritto. Per noi le linee rosse da non superare sono partiti come Rassemblement National di Marine Le Pen e il tedesco Alternative für Deutschland. Convergenze con l’Ecr sono da vedere, dipenderà anche da come si muoverà. Se, dopo il partito del francese Éric Zemmour, dovesse entrare anche quello del presidente ungherese Viktor Orbán, la cooperazione non ci sarà».
Il portavoce a Strasburgo del Movimento Cinque Stelle fa sapere che i temi principali del programma sono «l’Europa della pace, dell’intelligenza artificiale e, in ultimo, l’ambiente e l’agricoltura». «Proprio in questi giorni – aggiunge – stanno arrivando le proposte dei ragazzi e dei 25mila iscritti dei gruppi territoriali. La strada è quella di un coinvolgimento dal basso. Integreremo il lavoro dei comitati a quello degli iscritti e dei giovani, il tutto verrà poi condensato in un’unica bozza». Assicura anche che a Bruxelles non si giocherà alcuna partita per ridefinire gli equilibri interni al campo largo col Partito democratico (Pd): «Le elezioni europee non sono un test della politica nazionale, sono due cose diverse. A giugno bisogna votare per le forze politiche che lottano davvero per realizzare i temi che oggi sono in gioco Europa». Altro punto fondamentale, la richiesta all’Unione europea di «aprire un tavolo di pace tra Russia e Ucraina», contro un riarmo che «non porta da nessuna parte», visto pure che «battere la Russia, potenza nucleare, è un’ipotesi illusoria».
Non è di questo avviso Carla Marchionna, portavoce della delegazione del Pd in Europa, che dichiara: «C’è un paese aggressore che è la Russia e uno aggredito che è l’Ucraina, a cui diamo pieno sostegno». I dem – che fanno parte del Partito socialista europeo (Pse) – hanno ritrovato unità sul tema: dopo il tentennamento iniziale riguardante l’invio di armi, ora la linea è condivisa e l’appoggio all’Ucraina totale. Non è solo quello scenario di guerra a interessare la campagna del Pse: «è importante mobilitarsi anche per il cessate il fuoco a Israele», afferma Marchionna.
Ciascuna posizione è stata discussa il due di marzo in occasione del congresso del Pse tenutosi alla nuvola dell’EUR a Roma. In quella sede, i leader internazionali del gruppo hanno presentato il programma congiunto e trovato una linea programmatica comune eleggendo come spitzenkandidat il lussemburghese Nicola Schmit.
La campagna elettorale del Partito Democratico per le europee, spiega Marchionna, si riconduce a quella del Pse: «I socialisti europei lavorano per vincere. La nostra Europa deve essere democratica, libera, giusta e sicura, attenta alle lotte sociali e solidali. Vogliamo un progetto di pace e prosperità condivisa». Rimane un interrogativo sul rapporto con il Partito popolare europeo, che potrebbe virare a destra sviluppando un’intesa con i Conservatori: «Se socialisti e democratici dovessero vincere, i popolari dovrebbero fare i conti con le loro contraddizioni interne e dividersi tra chi vuole ragionare con il Pse e chi si vuole schiacciare sul nazionalismo», afferma Marchionna. Quel che è certo è che il Partito Democratico si prepara a una posizione da leader: «Il Pd in queste settimane ha conseguito buoni risultati e potrebbe essere l’ago della bilancia nelle future decisioni», conclude.
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