«Il risultato dell’estrema destra in Portogallo è un pessimo segnale in vista del voto europeo di giugno, ma si inserisce in un trend generale di crescita dei partiti di indirizzo populista, sovranista» afferma Simone Celani, professore di lingua e letteratura portoghese all’Università La Sapienza di Roma.
L’exploit di Chega, partito anti-establishment fondato nel 2019, si riflette nei 48 seggi conquistati nell’Assemblea della Repubblica, il parlamento portoghese. È la vittoria dell’ex commentatore calcistico e seminarista André Ventura, quarantunenne di estrema destra, alleato in Europa della Lega, di Alternative für Deutschland (Afd) e del Rassemblement National nella famiglia politica Identità e democrazia. Nonostante il consenso ampio, molte sono le accuse gravanti su di lui: dall’islamofobia all’ostilità verso la comunità rom, passando per il razzismo.
Il Portogallo resta per il docente una democrazia giovane, con circa 10 milioni di abitanti, che «ha mantenuto fino ad oggi, in un sistema fortemente bipolare, gli anticorpi contro gli estremismi, soprattutto di destra». L’ascesa di Chega, terza forza lusitana con il 18,3%, minaccia il bipartitismo tra socialisti e popolari, che ha dominato per anni. Il partito punta a riscrivere parte della Costituzione, nei passaggi considerati troppo connotati a sinistra, aiutare le nuove generazioni nell’acquisto della prima casa, investire di più nella difesa e in politiche migratorie severe. Nel bacino elettorale del partito di Ventura ci sono molti giovani e universitari, nonostante spesso si tenda ad accostarli alle battaglie di stampo progressista.
Le elezioni registrano la vittoria, con il 29,5%, della coalizione Aliança Democrática (Ad) guidata da Luis Montenegro, avvocato esperto prestato alla politica. La lega conservatrice moderata comprende tre soggetti: i socialdemocratici (Psd), i popolari del Cds-Pp e i monarchici. Decisivi i circa cinquantamila voti e i tre seggi ottenuti sull’isola di Cristiano Ronaldo, Madeira. Qui i partiti non si sono presentati con il simbolo Ad.
Nel cinquantesimo anniversario della Rivoluzione dei garofani, che ha messo fine alla dittatura di António de Oliveira Salazar, il centrodestra potrebbe formare un esecutivo con la destra radicale. Anche se Montenegro ha escluso sin dalla campagna elettorale ogni patto con Ventura. Il presidente della Repubblica Marcelo Rebelo de Sousa sta consultando tutte le forze politiche. Se per il nuovo governo non ci sono certezze, lo stesso non si può dire del parlamento monocamerale di 230 seggi, sempre più frammentato ed esito di un sistema elettorale proporzionale improntato più alla rappresentatività che alla governabilità.
Delusi i socialisti capeggiati da Pedro Nuno Santos, esponente della sinistra radicale ed ex ministro delle Infrastrutture e degli Alloggi. «Il crollo c’è stato ma rientra in un’alternanza tipica della politica portoghese», continua Celani.
Si chiude l’era del socialista Antonio Costa, il primo ministro alla guida del paese per otto anni e vittima di un errore giudiziario. La vicenda nello scorso novembre ha innescato un terremoto politico, portando alle dimissioni del premier e la chiusura anticipata della legislatura. I magistrati lo avevano intercettato in un’inchiesta che riguardava presunti favori del governo a imprenditori amici, per poi rettificare. Il Costa coinvolto era un omonimo. Nonostante ciò, il leader aveva già deciso di portare al voto anticipato il paese.
Per il professore italiano l’ex primo ministro conclude un’esperienza di governo con successi, come la minor disoccupazione e l’aumento di 60 euro del salario minimo, passato da 760 euro a 820. Tra le sfide che il nuovo esecutivo dovrà affrontare ci sono la lotta al lavoro precario, la crisi del servizio pubblico e il miglioramento dello stato sociale. Tra gli elementi negativi rientra anche la scarsa attenzione alle conseguenze che il boom turistico degli ultimi anni ha avuto sulle persone. «A Lisbona, per far posto a strutture ricettive sempre più invasive, si è creata una crisi immobiliare, con una forte crescita dei prezzi che ha costretto molti portoghesi ad allontanarsi dal centro e spostarsi in zone più periferiche».