«Quando i concorrenti finiscono, ciò che ci sentiamo dire più spesso è che si sono sentiti dentro un film», così Davide Nardi ideatore e titolare dell’escape room “Assassinio a Roma – Murder in Rome”. In città ce ne sono diverse, si sviluppano all’interno di quattro mura e procedono per step da una stanza all’altra, ma la particolarità è che questa si sviluppa in giro per le vie della capitale.
I giocatori hanno il compito di individuare Carlo Aurelio Giuliani, un criminale pericoloso, e recuperare un “cryptex” un oggetto che si apre solo con una parola segreta. Inoltre, devono investigare sul passato di Giuliano e sull’importanza dell’oggetto da lui ricercato.
La trama ideata si mostra ai partecipanti un pezzo alla volta: inizia con il ritiro di uno zaino da un negozio di souvenir in piazza della Repubblica, seguito da un video di presentazione dell’indagine da condurre. Poi, uno dopo l’altro, i luoghi lì intorno diventano i punti chiave di un’avventura avvincente, che durerà circa due ore.
La prima fase inizia con la storia di Giuliani che uccide un vescovo. Le statue dei leoni e una mappa della città guidano al posto dove trovare il primo oggetto. Il primo luogo da raggiungere è a circa 200 metri dal punto di partenza, da cui poi si torna indietro verso la fontana del Mosè e la chiesa all’incrocio tra via XX settembre e largo Santa Susanna. All’interno una statua del Bernini: l’Estasi di Santa Teresa. L’indagine assume una piega religiosa, di conoscenza architettonica e di scoperta di alcuni dei luoghi di Roma nascosti o passati inosservati, ma che rappresentano parte del panorama artistico della capitale. L’escape room proposta da Davide Nardi è qualcosa di più che un semplice momento ludico tra amici, diventa motivo di rivelazione e di fruizione di un paesaggio vissuto con altri occhi.
La laurea in giurisprudenza e un dottorato non hanno saputo strappare l’ideatore del progetto da un mondo più creativo: «Ho sempre pensato di essere un artista, mi affascina molto la letteratura e la filosofia» dice. In seguito ad un’esperienza in un’altra escape room capisce di aver trovato la propria dimensione, il mondo dove riesce a sentirsi a proprio agio, facendo vivere una storia come se si fosse protagonisti di quel racconto, attivando la mente per procedere nei passaggi successivi.
Ogni dettaglio e particolare svela di questo gioco una ricercatezza e minuziosità, tipica dei libri di gialli, proposta da una squadra che da anni tenta di portare alla clientela il miglior prodotto possibile. Ogni cosa dimostra che nulla è stato lasciato al caso: un walkie talkie per parlare con un assistente complice a distanza e cartine geografiche personalizzate; lettere per creare un codice nascoste negli affreschi o tra i resti dei martiri nelle chiese; pergamene dalle rime incrociate e dagli indovinelli che conducono sempre in una via diversa dalla precedente.
La decisione di usufruire della città come unico scenario della storia, con i rumori, i passanti e il caos di una zona trafficata come quella dell’ex piazza Esedra, nasce per caso: «Quando ho capito di essere pronto per aprire un’escape room tutta mia – dice Davide – non avevo la disponibilità economica per affittare un posto dedito solo a questo». Poi l’idea originale, che comprendesse anche avvicinare i turisti a visitare Roma in modo particolare, per creare un’esperienza unica nel suo genere.
L’indagine dei giocatori giunge al termine quando riescono ad aprire il cryptex, al cui interno è nascosta una fialetta d’aceto con dentro un foglio con le indicazioni del piano terroristico che Giuliani ha intenzione di realizzare. Il mistero è stato così risolto.