Ogni giorno in tutto il mondo vengono contratte più di un milione di infezioni a trasmissione sessuale. La maggior parte di queste presenta sintomi lievi, che tendono ad essere sottovalutati dai diretti interessati. Secondo i dati riportati dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), negli ultimi anni la diffusione delle patologie infettive è in aumento anche in Europa e in Italia, un incremento registrato soprattutto dopo l’epidemia da Covid19, a partire dalla fine del lockdown.
«C’è stata una importante ripresa delle malattie sessualmente trasmesse» – spiega l’esperto Matteo Bassetti – «in particolare in epoca post-pandemica, che aveva ristretto i rapporti, interumani, personali, sociali. Si è verificata una liberalizzazione del sesso, ma soprattutto non protetto e questo ha fatto da deflagrante per quanto riguarda le infezioni ad esso correlate».
La fascia d’età colpita è molto vasta, sono coinvolti individui dai quindici ai cinquant’anni, con dei picchi che interessano i trentenni e i quarantenni. Alla base della diffusione c’è una scarsa informazione su queste patologie e sulle loro conseguenze sulla salute. «In generale tra i ragazzi molto giovani c’è un atteggiamento che non si preoccupa di questi problemi. Si usa poco il preservativo, si ha poca consapevolezza del fatto che possono essere molto invalidanti. I millennials non hanno idea di che cosa siano, di come si trasmettano e di come si prevengono e, soprattutto, di quali possano essere i danni causati al nostro organismo». La disinformazione degli adolescenti e dei giovani adulti porta a sottostimare l’impatto che possono avere sulla salute problemi di questo tipo, anche perché nella maggioranza dei casi si tratta di malattie invisibili. L’unico modo per identificarle è sottoporsi a controlli specifici, non solo per l’HIV o per le ragazze il Pap test, ma anche per la sifilide, gonorrea, clamidia e herpes.
I vaccini per queste patologie proteggono da implicazioni serie come tumore della cervice uterina della donna, ma non tutte possono essere evitate in questo modo. «Il vaccino copre una delle possibili implicazioni», spiega Bassetti, «ma non ne esiste uno per ogni infezione sessualmente trasmessa. Quindi vaccinarsi previene, ma non basta». L’unica soluzione possibile è l’informazione. Sensibilizzare i giovani sull’argomento avrebbe un effetto positivo sulla loro benessere: «Fatta eccezione per qualche caso in cui sono presenti lesioni agli organi genitali, è complicato individuarle senza un consulto medico. Per questo è utile la prevenzione e la promozione dell’uso dei preservativi, magari rendendoli gratuiti nelle scuole, cercando di organizzare campagne mirate».