Esclusiva

Aprile 23 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 24 2024
Consultori, via libera ai pro vita

Le deputate di Movimento Cinque Stelle e Fratelli d’Italia, Sportiello e Di Maggio, parlano a Zeta del decreto Pnrr che tocca la legge sull’aborto

Gilda Sportiello, deputata del Movimento Cinque Stelle, il 19 aprile aveva gridato in Aula «vi dovreste solo vergognare» quando la forze di centrodestra hanno votato e approvato il decreto Pnrr dove all’interno c’era anche l’emendamento sull’aborto. Oggi quella norma diventa legge. Il Senato nella giornata di martedì 23 aprile, ha votato la fiducia aprendo le porte dei consultori alle associazioni pro life, e complicando l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza.

La parlamentare Sportiello a Zeta dice: «Ho proposto un impegno ben preciso al governo, in cui chiedevo di escludere queste organizzazioni. Loro mi hanno risposto pubblicamente di no, a dimostrazione che sono proprio gli antiabortisti che vogliono far accedere. Parliamo in ogni caso di associazioni private e ideologicamente orientate, all’interno di strutture pubbliche e laiche in cui lavorano professionisti».

La misura ha sollevato numerose critiche per le modalità e le tempistiche, soprattutto perché il diritto all’aborto è tornato nell’agenda dell’Europarlamento, quando dodici giorni fa è stata approvata una risoluzione per inserirla nella Carta dei diritti umani dell’Unione. 

Replica a Sportiello la deputata di Fratelli d’Italia, Grazia Di Maggio: «La sinistra, che si erge a paladina della legge 194, sembra non conoscere appieno i suoi contenuti e ha cercato di strumentalizzare in modo maldestro una misura che non solo tutela le donne, ma amplia i loro diritti. L’aborto non deve diventare l’unico fine della legge, ma dovrebbe rimanere una delle possibilità. Le associazioni del terzo settore menzionate nell’emendamento includono anche le cooperative di ostetriche, che sostengono le ragazze nelle difficoltà, facendole sentire meno sole».

Di Maggio aggiunge: «Noi applichiamo la legge 194 nella sua interezza, a differenza di quanto è stato fatto fino ad oggi, dove vigeva la cultura della morte. Crediamo che di fronte a un calo demografico sia necessario sostenere la battaglia per la libertà».

La norma infatti non menziona le organizzazioni pro vita, ma dice che darà la possibilità alle regioni italiane di “avvalersi di coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata nel sostegno alla maternità”.

Sportiello, che in aula aveva raccontato di una interruzione di gravidanza quattordici anni fa, risponde: «Succederà che chi vorrà abortire si troverà a combattere accuse, violenze e sensi di colpa. Inoltre, la vera domanda è: se l’ipotesi degli abortisti nei consultori era già prevista dalla 194 – continua – perché produrre una nuova norma? Credo che sarebbe più dignitoso, per questa maggioranza, dichiarare apertamente obiettivi e posizioni ideologiche senza arrampicarsi sugli specchi».

«Il consultorio è un luogo pubblico e laico», precisa Sportiello. «Nella legge non c’è scritto che bisogna convincere una donna a non abortire. È a tutti gli effetti una molestia. Al contrario c’è scritto che i consultori, sono tra i luoghi in cui una donna può andare per porre fine a una gravidanza».

In quasi cinquant’anni di storia, i consultori familiari si sono affermati come presidi sanitari e sociali, essenziali per il benessere di donne e adolescenti. Da tempo, però, le attiviste denunciano che sono stati i primi ad essere marginalizzati. L’ultimo censimento ufficiale risalente al 2019 conta milleottocento consultori, circa il 60% in meno dello standard previsto per legge. Come si impegnerà quindi questo governo per riparare ad una situazione ben più complicata?

Di Maggio risponde: «Come affermato dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, durante l’evento a Roma dedicato alla Giornata nazionale per la salute delle donne, l’obiettivo è investire nel personale nei consultori e rafforzarlo. Il governo Meloni lavora sulla prevenzione e aggiunge diritti, come mai fatto prima d’ora».

Tanti i passi da fare per le donne italiane, la deputata del Movimento 5stelle chiarisce: «Vorrei smascherare ancora una volta questo governo. Se davvero volessero sostenere la genitorialità, interverrebbero su tutt’altro, non introducendo terze figure. Agirebbero su precariato, affitto, mutuo, gap salariale, congedi, sulla procreazione medicalmente assistita. Oggi un miraggio in alcune aree del Paese».

Ad oggi, il nostro paese è davvero il ritratto di sette uomini che affrontano il delicato argomento dell’aborto senza interpellare una donna in prima Tv? «Probabilmente sì, e si chiama patriarcato» conclude Sportiello

Per approfondire leggi: Per chi batte quel cuore?