Esclusiva

Maggio 14 2024
L’Europa e le europee senza se e senza ma

Sostenibilità, commercio estero e difesa animano la discussione tra esperti e rappresentanti delle istituzioni europee

«In Europa ci sono 300.000 morti premature ogni anno per malattie legate all’inquinamento, di cui 52.000 in Italia» è il dato riportato da Enrico Giovannini, ex ministro delle infrastrutture, durante il dibattito organizzato dal Foglio presso la sala Europa Experience – David Sassoli a Roma. Sostenibilità e rapporto tra difesa e commercio estero sono il fulcro dei due panel moderati dal direttore Claudio Cerasa in vista delle elezioni europee di giugno. 

Nel primo sono intervenuti Francesca Peppucci, esponente del Partito Popolare Europeo e Forza Italia, insieme a Giovannini. Nella seconda tavola rotonda si sono espressi Roberta Pinotti, ex ministro della Difesa, Carlo Corazza, direttore dell’Ufficio in Italia del Parlamento europeo, e Antonio Parenti, direttore della Rappresentanza della Commissione europea nel nostro paese. 

«C’è chi banalizza il tema del green facendolo diventare un nemico» afferma Peppucci, che prosegue: «È complicato venire incontro al problema se si adottano misure ideologiche, che non trovano concretezza nella realtà». Per la forzista, il rischio è non raggiungere l’obiettivo ambientale e mettere in difficoltà interi settori economici.

Riconoscendo che la transizione è difficile perché richiede un cambiamento di sistema immediato, Giovannini ammonisce l’Unione, colpevole di aver rimandato gli interventi necessari a lungo. La conseguenza è stata l’aumento dei costi per le imprese. «Il governo nazionale – prosegue l’ex ministro dell’esecutivo Draghi – deve usare i fondi europei in modo corretto: 1,4 miliardi destinati all’Italia sono ancora fermi a Bruxelles». 

Entrambi vedono nel Next Generation Eu, ovvero il debito comune, lo strumento migliore per attuare le politiche dell’UE, impegnata a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Fonte di schermaglie è stato il Green deal, pacchetto che, secondo Giovannini, non è stato pensato come piano ambientale, ma programma di rilancio della competitività europea. «Con un’innovazione a tutto campo, e non una transizione solo energetica, il Pil può aumentare dal 2030 al 2050 di più di due punti percentuali e – continua Giovannini – si ridurrebbe il rapporto tra debito pubblico e Prodotto Interno Lordo».  

Nel panel sulle connessioni tra sicurezza e scambi sul mercato, a dominare il confronto è la Cina. Sulla competizione con l’ex Celeste Impero, partner commerciale ma avversario sistemico portatore di un modello di sviluppo alternativo, è netto Carlo Corazza: «La contrapposizione tra democrazie e autocrazie sarà sempre più decisa. Noi difendiamo la persona, mettendola al centro, mentre il dittatore vuole solo rimanere al potere. Xi Jinping è diventato come Putin». Di recente la Commissione europea di Ursula Von der Leyen ha avviato un procedimento contro Pechino, accusata di danneggiare il mercato europeo con pratiche sleali e anti-concorrenziali. «Da almeno vent’anni noi, come gli Stati Uniti, abbiamo un disavanzo monstre con la Cina, che lo reinveste in sussidi per le auto elettriche e le tecnologie green».

Parenti rimarca l’importanza di mantenere aperti i mercati internazionali, compreso quello cinese. «Dobbiamo spingere Pechino a cambiare dal punto di vista economico, perché è un attore rilevante per le imprese europee». Lo dimostra la recente visita del cancelliere tedesco Olaf Scholz accompagnato da una delegazione di imprenditori alla corte di Xi. 

Spostando il focus sulla difesa, Pinotti riconosce che la Cina approfitta della conflittualità provocata nel nostro continente dalla pressione della Russia sull’Ucraina. «Non fare nulla significa non solo lasciare che Putin estenda il conflitto verso paesi vicini come la Moldavia, ma tradire uno dei motivi per cui l’Unione Europea è nata: la difesa dei confini». In conformità al diritto internazionale, Corazza parla della sicurezza dell’ordine mondiale come posta in gioco: nessuna pace giusta può prevedere una mutilazione della sovranità ucraina.  ll rappresentante del Parlamento europeo e Parenti sposano, sulla scia dell’ex governatore della BCE – Banca centrale europea – l’idea di un tesoro comunitario, un’unione fiscale che sostituisca le iniziative nazionali. 

«In Italia la difesa è un tabù, ne parlano solo gli addetti ai lavori, non i media e l’opinione pubblica», avverte Pinotti, facendo riferimento alla guerra in corso alle porte dell’Europa e alla tensione latente in Medio Oriente. Insistendo sul bisogno di una politica estera comune e una formazione congiunta tra gli eserciti, la rappresentante del Partito democratico riconosce che «l’Italia non ha senso da sola, se non in un contesto di rafforzamento europeo. Senza l’Ue il nostro paese sarebbe perso».