All’Auditorium di Roma per la presentazione del nuovo libro di Goffredo Bettini, guest star Giuseppe Conte, si riunisce una piccola folla plaudente. C’erano tutti direbbe Pizzi, l’inventore del Cafonal di Dagospia, sul posto armato di flash. In un profluvio di baci e abbracci, Bettini, storico dirigente dem e grande regista del campo largo, ha messo insieme una «compagine» di vecchie glorie. Da Nichi Vendola a Pier Ferdinando Casini, passando per il grillino dissidente Dino Giarrusso e l’ex senatrice Monica Cirinnà, dai trascorsi burrascosi con i 5 stelle, fino a Fausto Bertinotti e Gianni Letta. Tra gli invitati giornalisti anche Antonio Di Bella, in lizza per il nuovo Cda Rai, e il «compagno Storace», come lo saluta bonariamente qualcuno.
Sul palco, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, già Ministro dell’economia nel governo Conte II, è tra i primi a prendere parola: “Attraversamenti”, questo il titolo del libro edito da Paperfirst, la casa editrice de Il Fatto Quotidiano, «ha tante chiavi di lettura. Ripercorre la vicenda di Goffredo non con il racconto dei fatti, ma attraverso gli amici». Nove per la precisione, al centro di altrettanti capitoli. «La parte finale è un saggio di politica, che letto insieme al resto assume un significato più profondo. Perché il campo largo non è un campo largo generico, ma una costruzione che nasce nel dialogo. Non può essere calato dall’alto, serve un processo maieutico», arriva a dire il primo cittadino. Così, il talento di Bettini nel «costruire processi politici» diventa determinante: «Quanto più si riconosce la verità nella posizione dell’avversario, tanto più si è forti nell’affermare la propria». Sulla «sconcertante rimozione di un’esperienza che ha salvato l’Italia» scatta l’applauso, senza il governo giallorosso «oggi non avremmo un euro e il paese sarebbe collassato. Perché regalare a Giuseppe successi di cui eravamo protagonisti? Quando ci siamo nascosti, le elezioni non sono andate bene». A dare manforte arriva Francesco Rutelli, tra i protagonisti del libro, che rimpiange la Margherita: «Ci ha dimostrato che è possibile tenere insieme personalismi e idee diverse. La vera eredità di Berlusconi? Tenere insieme una coalizione con differenze abissali».
Per introdurre «l’amico di recente formazione» Bettini parte dal primo incontro, ai tempi della nascita dell’esecutivo: «Da lì è nata una collaborazione trasformatasi in amicizia, che ho sempre voluto non solo mantenere ma anche ostentare. Far cadere Conte è stato un delitto politico», come è stato un «massimo errore dire mai più con i 5 stelle». Di amicizia parla anche l’ex premier, «Non mettiamo in discussione la nostra collocazione ne la prospettiva di un impegno unitario col PD. Dobbiamo trovare punti in comune». Insomma, due forze politiche provenienti da contesti molto diversi devono trovare il modo di ritrovarsi, è la tesi. «In punta di piedi», il leader pentastellato si rivolge alla componente comunista e prende la mira: «Il percorso del PD è complicato da eredità irrisolte», lì i conti «non sono stati fatti». La convinzione, però, è «che ci incontreremo. Tu sei un alfiere del dialogo, questo dialogo è già in corso», chiosa rivolgendosi al padrone di casa.
E il pensiero corre alle europee. «Nella competizione occhio a non superare il confine oltre il quale si creano ferite non rimarginabili», ammonisce Bettini, «Vedo Marco Tarquinio in prima fila. La sua candidatura? Non è un problema ma un fiore all’occhiello, pronuncia una parola bandita». Conte, che per il voto di giugno ha voluto la “#Pace” nel simbolo, trattiene l’applauso. C’è l’endorsement anche per Matteo Ricci, il sindaco uscente di Pesaro, Marco Paciotti e «Nicola, iI dirigente più prestigioso che abbiamo avuto in questi anni». Tutti in corsa nella circoscrizione Centro. Zingaretti, numero due della lista, a margine dell’evento non si nasconde e sposa la linea Bettini: «Il dialogo non si è mai interrotto, è importante che vada avanti sui temi concreti», spiega citando salario minimo e sanità, «terreni comuni». Non si tratta, come in passato, «di fare un accordo parlamentare, ma di individuare quelle cose che ci vedono uniti. E ci sono».
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