Esclusiva

Giugno 3 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Giugno 7 2024
Schlein torna a Testaccio ma gli applausi li prende Tarquinio

Il Pd va a Piazza Testaccio il giorno della Festa della Repubblica per “la Costituzione” e “l’Europa federale”. Da Tarquinio a Zingaretti, chiude Schlein

“Per la Costituzione e per l’Europa Federale”, scritto in bianco sullo sfondo rosso del piccolo palco allestito in Piazza Testaccio, sono i motivi per cui il Partito Democratico ha deciso di manifestare il 2 giugno, Festa della Repubblica. La data non è casuale e il sottotitolo non scritto è chiaro “contro il premierato e l’autonomia differenziata”.

Elly Schlein, a distanza di un anno dall’ultima arringa per prendersi la segreteria del Partito Democratico, è tornata nello stesso luogo per concludere la campagna elettorale di queste europee. O meglio, così era stata annunciata a inizio maggio: una grande manifestazione nazionale, declassata negli ultimi giorni a manifestazione locale. La chiusura è rimandata a Padova il 7 giugno, nello stesso luogo e nella stessa data ma 40 anni dopo l’ultimo comizio di Enrico Berlinguer.

Lo stesso Enzo Foschi, segretario romano dem, quando parla dice “nazionale” per poi correggersi con “cittadina”. Sono un migliaio le persone presenti, di età medio-alta, attorno alla fontana delle anfore di Testaccio ma la piazza, viste le piccole dimensioni, sembra contenerne di più. Qualcuno in giacca di lino, qualcuno con il cappello del “Che”. Ai lati ci sono gli stand delle Cgil e dei Giovani Democratici, il movimento giovanile. Sono presenti alcuni candidati della circoscrizione del Centro, dove la segretaria Pd è capolista come nelle isole, per quella che alcuni avevano definito “l’anti Piazza del Popolo” dove il giorno precedente Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, aveva chiuso la campagna elettorale di Fratelli d’Italia. L’antifona comune a tanti interventi è «l’orgoglio antifascista» e l’essere «i partigiani del 2024».

A chi invece chiede se si tratti di una controparata del 2 giugno risponde Marco Tarquinio: «Qui c’è il cuore della Repubblica e della democrazia italiana perché il Pd è questo o non è». L’ex direttore di Avvenire, insieme a Lucia Annunziata e Cecilia Strada, è tra i candidati civici del Pd. Per questo non risparmia le critiche alla formazione che ha deciso di candidarlo: «Sto imparando a conoscerlo: è un partito faticoso, lo ammetto, ma pieno di persone bellissime e mi ha aperto le porte». Il messaggio è di rinforzo a quanto dichiarato appena arrivato in piazza: «Sono solo uno che porta il suo punto di vista, ringrazio Schlein che lo definisce un contributo importante. Se fa rumore bene, non devono fare rumore solo le bombe». Proprio qualche ora prima Schlein in televisione aveva rimarcato come le sue posizioni non fossero quelle del Pd. Non sarà quella dei dem ma i Giovani Democratici sembrano essere d’accordo più con il primo che con la segretaria. “Un’Europa socialista contro la guerra imperialista”, è la scritta che si legge sullo striscione fatto da loro. «Berlinguer diceva “se vuoi la pace prepara la pace”, per questo – afferma Simone Cardini venticinquenne segretario di un circolo romano del partito – persone che parlano di pace all’interno del partito non possono e non devono mai essere un problema per una forza di sinistra». Critico sull’Unione Europea che fino a oggi «sta mancando» perché anziché «portare tutti al tavolo per trovare un accordo» sta «lasciando il campo agli altri senza fare nulla di concreto».

Ai più giovani è rivolto l’intervento di Nicola Zingaretti, anche lui candidato a queste europee. Legge un testo di Piero Calamandrei e poi: «Aveva ragione lui, la democrazia è fragile se non attua fino in fondo i valori della Costituzione. Difendere la Repubblica oggi vuol dire difendere la Costituzione. Diciamo ai ragazzi ‘combattiamo perché avete ragione voi quando montate le tende nelle università, tutti hanno diritto a studiare. Vogliamo difendere l’Europa e vogliamo cambiarla». Chiude la manifestazione Schlein. Tanti i temi affrontati da quelli identitari ai problemi quotidiani: «Il nostro è ancora il manifesto di Ventotene, quello di chi non decide di rispondere a odio con altro odio. Da Ventotene avevano capito che il nazionalismo produce solo guerra». Proprio dal palco ribadisce la necessità di riconoscere la Palestina come Stato e di «arrivare alla soluzione politica di due popoli e due Stati». Ma anche migrazione, disabilità e non mancano gli attacchi al governo sui diritti civili: «Non ci faremo dire chi dobbiamo o possiamo amare». Il momento più applaudito però è il ricordo di David Sassoli.

Dopo la foto di rito con i candidati presenti, suona come sempre “Bella Ciao”. La piazza si svuota. Il prossimo confronto tra Pd e Fdi sarà quello delle urne. Quello decisivo.

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