Esclusiva

Giugno 4 2024
Nesci (FdI): «Mi immagino un’Europa che sappia tener conto delle prerogative di tutti gli Stati che la compongono»

Il candidato all’europarlamento si racconta a Zeta, tra sfide da portare a termine e proposte future

Denis Nesci nasce a Polistena, in provincia di Reggio Calabria, il 25 luglio del 1981. Si avvicina alla politica nel 2014, candidandosi alle elezioni europee nelle liste del Nuovo Centrodestra ma senza essere eletto. Ci riprova alle europee del 2019 con la lista di Fratelli d’Italia, arrivando come primo tra i non eletti. Arriva al Parlamento europeo due anni dopo, nel 2022, al posto dell’eurodeputato Raffaele Fitto dimessosi poiché eletto alla Camera dei Deputati. 

Come si è preparato per queste europee?

«Dal giorno del mio ingresso al Parlamento europeo, 18 mesi fa, ho subito accompagnato alla mia attività istituzionale, un lavoro di ascolto e confronto con i territori delle sei regioni. Ho incontrato cittadini, amministratori, corpi intermedi e rappresentanti del mondo produttivo. Ho raccolto istanze, idee, ma mi sono anche fatto carico delle loro preoccupazioni e delle loro perplessità, rispetto alle recenti politiche dell’Europa. E sulla scorta di questo, ho chiesto loro di fare un percorso insieme a me». 

Quale Europa si immagina dopo le elezioni? 

«Un’ Europa vicina ai cittadini e al comparto produttivo. Senza retorica, posso dire che non può esistere alcun processo di transizione verde e digitale senza la sostenibilità economica. Un’ Europa non più ingolfata dall’iperburocrazia e che sappia tener conto delle prerogative di tutti gli Stati che la compongono. Ecco, così me la immagino. Ma soprattutto lavoreremo per tramutare le aspettative in realtà».

Non è la sua prima volta al Parlamento europeo, cosa pensa di aver lasciato e vuole portare a termine?

«L’attività di 18 mesi è cristallizzata da un impegno istituzionale incessante e facilmente riscontrabile. Ci sono ancora tante battaglie da fare, in favore del comparto agricolo per esempio, o per correggere la traiettoria della direttiva Ets che riguarda la tassa sulle portacontainer che attraccano nei porti europei. Ma più in generale, il nostro impegno, come Conservatori, sarà quello di cambiare l’approccio dell’Europa su settori strategici per il nostro futuro».

Qual è l’ultimo libro che ha letto?

«Il Cartello di Don Winslow. Un romanzo che racconta una guerra sanguinaria al narcotraffico, e una sfida tra i cartelli messicani e l’agente della Dea Art Keller. Un libro avvincente che mi ha fatto compagnia nelle ultime settimane, durante i voli da e per Bruxelles».

Cosa l’ha avvicinata alla politica?

«Già la mia attività professionale mi portava a confrontarmi con i problemi dei cittadini. Con l’impegno di rappresentanza si vivono da un osservatorio particolare, le questioni sociali e politiche che riguardano le comunità con cui si ha che fare. Ho pensato che avrei dovuto fare qualcosa in più, cercando di dare un contributo fattivo da rappresentante istituzionale. Da vent’anni vivo a Roma, ma quando scelsi di fare politica, volevo fare qualcosa che, per la generazione dei mei figli, soprattutto al Sud, fosse d’aiuto e di supporto alla realizzazione dei loro sogni e delle loro aspettative. Così mi candidai al Parlamento europeo già dieci anni fa. È stata una bella esperienza ma non riuscì nell’impresa. Ma l’impegno non si affievolì, anzi! L’entusiasmo è quello di allora. Ed eccoci qua a tentare, con consapevolezza, la rielezione».