Esclusiva

Giugno 4 2024
Tarquinio (PD): «Mentre l’Europa si riarma, la spinta dei nazionalismi trova spazio»

Marco Tarquinio si racconta a Zeta. L’ex direttore di Avvenire spiega la sua politica contro la guerra e i sovranismi

Marco Tarquinio, nato ad Assisi il 16 marzo 1958, alle prossime elezioni europee si candida nella lista del Partito Democratico per la circoscrizione centrale. Pacifista convinto e con una lunga carriera nel giornalismo, diventa direttore responsabile di Avvenire nel 2009. Tarquinio critica la strategia occidentale sul sostegno militare all’Ucraina: il candidato del Pd crede nella fine del conflitto per vie diplomatiche. Ci sono state forti polemiche per le sue parole sulla legge 194 in un’intervista a Repubblica, scatenando dubbi e discussioni tra gli elettori e i compagni di partito.

Perché ha deciso di candidarsi alle elezioni europee?

«Per due motivi allo stesso tempo: per prima cosa a causa della “torsione bellica” della politica europea. Siamo tornati a legittimare la guerra come strumento per fare politica. Questo, invece, è il fallimento della diplomazia. L’altro fattore è il rischio di una torsione autoritaria delle democrazie in tutto il continente. Mentre l’Europa si riarma, la spinta dei nazionalismi trova ancora più spazio. Tutto questo rappresenta un salto indietro di oltre un secolo».

Le sue idee pacifiste non sono in contrasto con quelle assunte dal il Pd nel conflitto ucraino?

«Non voglio esercitare un diritto di tribuna. Voglio partecipare in maniera attiva alla costruzione di una politica del mio gruppo. Il Pd è un partito plurale, ma il mio obiettivo è cambiare un atteggiamento dentro alla sinistra. Io interpreto sentimenti presenti nell’elettorato e molti ex elettori del Pd hanno un’idea del conflitto Russo-ucraino diversa rispetto alla narrazione».

Dopo le elezioni europee, lei è a favore di un’alleanza del Pd con il Movimento 5 stelle?

«Lo chiamino come vogliono questo campo, ma questa alleanza è necessaria. Però tutto questo bisogna crearlo attorno a proposte ragionevoli e utili. Non si può andare divisi come è successo alle scorse elezioni politiche. Oggi governa una minoranza del Paese, ma in Parlamento si comportano con arroganza e pretendono di scassare la Costituzione. L’alternativa va costruita tutti assieme, senza fare guerre di prestigio per chi occupa i primi posti».

Qual è la sua posizione sulla legge 194? Ci sono state varie polemica per le sue parole

«Io ho fatto diverse interviste con i quotidiani e non ho mai fatto polemiche. Ci sono stati problemi con Repubblica. Hanno diviso in quattro parti la mia risposta, pubblicando soltanto una frase estrapolata dal contesto. Non hanno detto che per me la 194 non è in discussione. Questa è un’operazione di manipolazione politica. La mia posizione è molto chiara: la legge 194 non si tocca e la libertà della donna è un valore tutelato dalla Costituzione. Allo stesso tempo, l’aborto resta sempre una tragedia. Lo Stato deve garantire i servizi per applicare interamente la legge. Molto diverso dalle posizioni della destra. Loro usano questi argomenti per legittimare alcune pratiche, come far ascoltare il battito cardiaco del bambino. Questa è una forma di violenza».

Cosa farà nel caso in cui non dovesse venire eletto? Tornerà a fare il giornalista o resterà in politica?

«Anche se non venissi eletto non continuerei a stare in silenzio. Avrei tante cose da fare in tutto il mondo, soprattutto nel Sud globale. Una cosa è certa: non tornerò mai più a fare il giornalista. Quando il giornalista decide di candidarsi, non deve più fare quel mestiere».