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Esclusiva

Giugno 6 2024
Politici in visita e un nuovo centro sportivo, ma Caivano non si illude

Gli episodi di cronaca nera hanno messo il paese al centro dei dibattiti nazionali. I cittadini parlano delle iniziative per il recupero del territorio

A Caivano, nella provincia di Napoli, gli anni passano e i ragazzi vedono la vita scivolargli via dalle mani. Giorno dopo giorno, sperano che qualcosa cambi, aggrappandosi alla speranza che il mattino seguente possa essere diverso, che le strade della città assumano colori meno grigi. Spesso il risveglio è uguale a quello precedente e la noia si mischia alla rassegnazione. Un’educazione all’arrendevolezza che soffoca l’entusiasmo. Sono creature abusate da una realtà che non è mai stata in grado di regalare loro fiducia, da decenni non esistono più aspettative e qualsiasi cambiamento è accettato di buon grado. Quali siano le motivazioni alla base di quel cambiamento non è importante, ciò che conta è che qualcosa inizi a germogliare.

L’inaugurazione del centro sportivo intitolato a Pino Daniele sembra essere una di quelle novità che può smuovere una situazione stagnante. Dopo gli episodi di cronaca nera che hanno messo il paese al centro dei dibattiti nazionali, il viavai di ministri e sottosegretari ha resistito per mesi fino all’ultima visita del presidente della regione De Luca e della presidente del consiglio Giorgia Meloni lo scorso 28 maggio. La Premier ha tagliato il nastro dell’ex Delphinia Sporting club, abbandonato ormai da sei anni e lasciato alla criminalità.

Il centro è stato riaperto da poco e non tutte le attività possono essere avviate. Sono molte le persone che arrivano non solo dai paesi limitrofi, ma anche dal capoluogo. «Avere un centro sportivo così grande nel proprio comune è un’opportunità, questo è certo. Qui non c’è niente e poter almeno pensare ad un corso di nuoto è importante. Io e le mie amiche abbiamo già scelto che sport praticare. Inoltre, la pubblicità del nuovo centro sta aiutando gli abitanti delle zone vicine a rivalutare la nostra città», afferma Federica. Ma vivere a Caivano da 25 anni significa anche non poter abbandonare la disillusione: «L’impressione di essere stati strumentalizzati c’è ma non mi interessa, in questo momento ci facciamo andare bene tutto. Dato anche il numero di ministri che per mesi sono venuti in visita qui mantenendo sempre una certa distanza emotiva, la sensazione di essere un pretesto per una campagna elettorale è lecita, ma questo non vuol dire che non possa essere un evento positivo per il nostro Comune».

La gestione del nuovo stabilimento non è stata affidata alla giunta comunale, ma alle Fiamme oro della polizia, almeno per i prossimi tre anni. «C’è stata una lunga crisi a livello amministrativo», spiega la dirigente scolastica e cittadina di Caivano Flora Celiento. «Per circa vent’anni si sono alternati commissari prefettizi e sindaci alla guida della città, ma nessuna amministrazione in questo periodo ha concluso il suo mandato, in alcuni casi per collusione con la camorra. Le conseguenze sono state il dissesto finanziario, l’incuria delle strade e una scarsa manutenzione degli edifici pubblici e delle scuole». Dopo aver partecipato all’inaugurazione del centro afferma: «Questa nuova apertura è un’opportunità per i nostri ragazzi che sul territorio hanno molto poco». Le attività sportive non sono gratuite, la scelta dei commissari è basata su un principio volto a valorizzare la struttura e a invitare gli abitanti a rispettare gli edifici pubblici. Il contributo economico resta minimo per favorire la partecipazione di tutta la popolazione.

Il progetto è ancora un’eccezione in un paese in cui le autorità sono sempre state poco presenti. «Non si può pensare che questo sia abbastanza visto lo stato di abbandono della città che ha causato carenze gravissime. Adesso ci aspettiamo maggiore attenzione per le strutture scolastiche trascurate negli anni». La costruzione del Pino Daniele è solo l’inizio di un processo di recupero di Caivano, una città che, guardando gli altri Comuni della provincia fare passi avanti, è rimasta bloccata per trent’anni.

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