Stefano Cavedagna è nato nel 1989 a Bologna. Comincia a militare da ragazzo in Forza Italia Giovani fino a diventarne capo nel 2018. Solo un anno più tardi però Cavedagna lascia Forza Italia per aderire a Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni. Adesso è portavoce di Gioventù nazionale e capogruppo di FdI al Consiglio comunale di Bologna.
Lei ha detto più volte «Bisogna stoppare le follie ecologiste europee». Se fosse eletto che approccio e quali politiche diverse proporrebbe per coniugare la necessaria transizione ecologica con la sostenibilità di famiglie e imprese?
Intendiamo fermare quelle che abbiamo definito vere e proprie «follie ecologiste» perché non ci rassegniamo all’idea che la transizione ecologica, che pur tutti condividiamo, venga imposta con costi dannosi per le nostre famiglie ed aziende. La Direttiva “auto elettriche” che prevede che dal 2035 si possano produrre solo auto, appunto, elettriche è una scelta miope che avrebbe conseguenze nefaste per tutta la nostra economia.
Penso ad un’altra follia ecologista, quella della Direttiva Case Green, che ci vorrebbe imporre di efficientare le nostre case a livello energetico a spese dei proprietari. Riteniamo profondamente ingiusto che siano i singoli cittadini a dover pagare. In Italia, diversamente dagli altri paesi europei, l’80% dei cittadini è proprietario della casa in cui vive. Sarebbe un salasso insostenibile per le famiglie, specialmente quelle con redditi più bassi. Vogliamo quindi che questa forma di efficientamento sia fatta con fondi europei, pagata dall’Unione Europea.
Ha detto che l’agricoltura è stata abbandonata dalle istituzioni europee. Come modificherebbe la PAC e il Green Deal europeo?
In Europa dobbiamo anche difendere la nostra agricoltura ed i nostri prodotti tipici. La Politica agricola comune (PAC) prevede ad oggi che il 4% dei terreni venga lasciato incolto, un danno per i produttori. Il cosiddetto Green Deal impedirà di impiegare sempre più agenti e molecole a protezione dei nostri prodotti della terra. Sarà quindi impossibile continuare a produrre alcune colture. C’è un tema: se anche non consumeremo più nostri prodotti, non smetteremo certo di mangiare, saremo costretti ad importare dall’estero, spesso nel sudest asiatico, che sicuramente inquina più di noi nella produzione agricola.
Sempre a proposito di tutela di filiere locali ed emiliane in particolare, dobbiamo fermare gli effetti del “Nutri Score”. Si tratta di un’etichettatura a semaforo che sancisce come sostenibili (etichetta verde) i prodotti con pochi grassi e come dannosi (etichetta rossa) quelli che ne sono ricchi. Questo algoritmo danneggia tutte le nostre produzioni tipiche, i salumi, gli insaccati ed anche i vini. Questa etichetta, se approvata, non cambierà certo le nostre abitudini alimentari, ma ci recherà un grande danno nell’esportazione dei nostri prodotti tipici, che generano tutt’ora posti di lavoro e ricchezza alle nostre terre.
Ci può spiegare come intende mettere in pratica la sua idea di “avere una visione pro Europa, che deve partire però dagli interessi dell’Italia” in un contesto, quello europeo, che ha natura comunitaria?
L’Europa che desideriamo è una confederazione, una alleanza di paesi con identità comuni che sia capace di contare sul piano internazionale, avere un’unica voce di fronte alle grandi crisi, tutelare i prezzi delle nostre materie prime, avere una voce unica ed un esercito comune di difesa. Tutta la burocrazia deve invece diminuire, meno regole economiche, lacci e lacciuoli che danneggiano i singoli paesi tra i quali il nostro. Così si è più forti nel mondo e si rendono più forti i singoli paesi.
Durante una manifestazione di Fratelli d’Italia Park Hotel di Piacenza lo scorso 30 maggio ha detto che «I rappresentanti emiliano-romagnoli di centrosinistra che attualmente siedono al Parlamento Europeo non hanno certo brillato in questi anni per la difesa dell’interesse nazionale in Europa». Ci può dire quali sono state le mancanze dei rappresentanti di centrosinistra e cosa lei avrebbe fatto diversamente?
Votare per tutte quelle scelte europee di contenimento delle emissioni industriali che stanno danneggiando le nostre imprese e ci stanno facendo perdere posti di lavoro. L’Italia è la seconda manifattura d’Europa, va tutelata. Anche votare la stessa Direttiva Case Green, ad esempio, senza avere a cuore i nostri cittadini. Tantissimi italiani hanno anche seconde case. Non rendersi conto delle nostre esigenze significa non tutelare il nostro interesse nazionale.
A Quali leader politici, passati o presenti, si ispira e perché?
Ovviamente alla concretezza, alla coerenza ed al pragmatismo di Giorgia Meloni, l’unico leader europeo che in questo momento può davvero cambiare l’Europa e sta dimostrando di contare sul piano internazionale. Gli altri grandi paesi europei hanno leadership deboli in questo momento. A metà giugno invece ci sarà in Italia il primo G7 della storia con presente il Santo Padre, un risultato diplomatico unico, che dimostra come il governo italiano abbia grande rilevanza nel mondo.