Esclusiva

Giugno 7 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Giugno 10 2024
Raffaele Fitto: «Opportunità unica per formare una coalizione europea alternativa»

“No a politiche standardizzate per tutti gli Stati membri”, così il ministro Raffaele Fitto sulla prossima Ue. E sul Green Deal: “Fervore ideologico”

Raffele Fitto, ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, è l’uomo del governo Meloni che gestisce i circa 200 miliardi del Piano nazionale ripresa e resilienza. Già presidente del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr), partito di cui Fratelli d’Italia è membro, e governatore della Puglia, commenta a Zeta i preparativi del prossimo G7 a Borgo Egnazia e le sfide che dovrà affrontare l’Europa nei prossimi cinque anni.

Ministro, il nuovo parlamento europeo si troverà di fronte a un cambiamento totale rispetto alle sfide precedenti (la pandemia, le guerre in Ucraina e a Gaza, il crescente protezionismo in Europa e negli Stati Uniti). Quali pensa saranno quelle della prossima Europa?

Le sfide future saranno molteplici, incluse la gestione degli effetti a lungo termine della pandemia, la stabilizzazione delle relazioni internazionali post-conflitti, e il rafforzamento della coesione economica e sociale all’interno dell’UE.

Sarà fondamentale un’Europa autosufficiente, capace di proteggere i propri cittadini e i propri interessi economici in un mondo e in condizioni sempre più imprevedibili. Le sfide più importanti ritengo che possano essere le transizioni, quella green, alla quale collegherei anche la questione energetica, e quella digitale. Entrambe devono essere affrontate dalle Istituzioni europee e dalla futura Commissione con la consapevolezza che l’Europa è fatta da Nazioni, ciascuna con le proprie peculiarità̀, con il proprio tessuto socioeconomico e con le proprie esigenze.

Non possiamo immaginare che le politiche dell’Unione possano essere standardizzate per tutti gli Stati membri. Anche l’abito disegnato e realizzato dal miglior sarto non potrà essere indossato da tutti. Per qualcuno avrà̀ una vestibilità̀ perfetta, per altri potrà essere lungo, corto o largo. La sfida più̀ grande è questa: creare un’Europa che si occupi di meno cose e che lo faccia meglio.

Per anni l’Europa ha sottovalutato il tema della difesa. La prima volta che Churchill la propose, il cronista del Corriere della Sera era il premio Nobel Montale. Come deve essere secondo lei il ruolo della difesa comune europea?

Anche questo è un tema fondamentale. All’indomani dell’invasione russa ai danni dell’Ucraina ci siamo resi conto che l’Europa era a pochi metri da un conflitto bellico e che la sicurezza esterna è tanto importante quanto la sicurezza interna.

La difesa comune è un’altra grande questione sulla quale dobbiamo provare a raggiungere delle sintesi che siano in grado di dare su questo tema grande forza e un’autorevolezza maggiore all’Europa, anche e soprattutto per evitare che ci possano essere sovrapposizioni con la NATO. Il rischio è che l’Europa possa perdere efficacia nelle posizioni che vorrà̀ assumere in futuro.

Lo scenario in Ucraina ci richiama in modo assolutamente deciso a questo ruolo e quindi penso che su questo si dovrà̀ lavorare insieme trovando le soluzioni di sintesi e di maggior buon senso

Nelle ultime settimane ci sono stati scambi tra Meloni e Le Pen. Le differenze tra conservatori, popolari e il gruppo di Identità̀ e Democrazia restano. Come si fa il centrodestra europeo?

È una domanda pertinente, tuttavia è prematura. La destra europea si fa con le persone che sono ispirate da una comune filosofia politica. Per me è significativo il lavoro di Giorgia Meloni, in qualità̀ di presidente del partito dei conservatori europei, negli ultimi anni.

È importante sottolineare come lei sia l’unica figura politica con una proiezione e responsabilità̀ internazionale, il che offre un’opportunità̀ unica per formare una coalizione alternativa a quella attuale.

Tutto però deve cominciare dalle idee e dalle modalità̀ con le quali si vorranno approcciare i dossier. Per esemplificare, prendiamo la questione del “Green Deal”, un tema di ampio dibattito che ha suscitato un’ondata di fervore ideologico, spesso estremista. Abbiamo avuto l’opportunità̀ di intervenire, modulando e talvolta bloccando alcune iniziative, che meritano indubbiamente un esame e un cambiamento sostanziale.

Attualmente, il nostro gruppo, i conservatori riformisti, occupa una posizione di rilievo all’interno del Parlamento Europeo. È un gruppo in crescita, destinato a giocare un ruolo chiave nelle future dinamiche politiche. Vedremo quello che accadrà̀…

A giorni, inoltre, l’Italia guiderà il G7 e sarà in Puglia. Lei è stato presidente di questa Regione. Cosa si aspetta?

La scelta del Presidente Meloni di ospitare il prossimo G7 in Puglia è un riconoscimento significativo per la nostra Regione e per l’Italia intera. La scelta di tenere questo evento di portata internazionale in Puglia evidenzia la bellezza e la cultura millenaria della nostra terra, offrendo una vetrina straordinaria al mondo.

Il ritorno del G7 in Europa, con un’attenzione particolare a temi cruciali come il conflitto in Ucraina, i rapporti con l’Africa, le sfide delle migrazioni e le innovazioni nello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, sottolinea il ruolo centrale che l’Italia, guidata dal Primo Ministro Meloni, sta assumendo sullo scenario internazionale. Questi incontri saranno fondamentali per confrontarsi su questioni di grande importanza che influenzano il presente e il futuro di tutti i paesi coinvolti.

La presidenza italiana del G7 non solo mette in luce la Puglia ma tutto il territorio nazionale, mostrando la varietà̀ e l’unicità̀ del nostro paese.

È mia speranza, e quella di tutto il governo, che questo G7 contribuisca a rafforzare le relazioni internazionali in un momento di grandi sfide globali, promuovendo la nostra visione e affrontando i grandi temi con il giusto pragmatismo.

Di fronte a lei ci sono tre ragazzi: uno che fa militanza politica a destra, uno a sinistra e uno disilluso che non vuole votare. Cosa dice a ognuno di loro?

Il mio messaggio, oggi, alla vigilia di elezioni così importanti, non ha differenze di colore politico. L’impegno politico, svolto in qualsiasi lato del campo, rappresenta il successo della democrazia e delle idee. Il confronto quotidiano con i temi dell’attualità̀ politica è un requisito indispensabile per chiunque voglia considerarsi cittadino attivo, titolare dei diritti e dei doveri che la Costituzione indica per ciascuno di noi.

Forse, più̀ che ai giovani militanti di destra e sinistra, dedicherei più̀ attenzione al terzo tentato dall’astensionismo. A lui ricorderei che anche se non vorrà̀ occuparsi di Europa, l’Europa si occuperà̀ di lui per i prossimi cinque anni. Il cambiamento è spesso lento e difficile, ma rinunciare al diritto di voto è rinunciare alla propria voce in quella trasformazione.

Invito quindi tutti e tre a unire le forze, non contro l’uno o l’altro, ma per il bene comune. La diversità̀ di opinioni non deve dividerci, ma piuttosto arricchirci, consentendoci di costruire un futuro che sia sicuro e giusto.

L’impegno, le idee e l’energia dei giovani sono essenziali per questo processo. L’Italia ha bisogno di tutti, e insieme possiamo affrontare le sfide che ci attendono con determinazione e speranza.

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