Mattia Furlani ha solo 19 anni, ma ha già imparato a guardare lontano. Non solo prima di staccare i piedi da terra. «Il sogno olimpico può ufficialmente avere inizio»: sulla pedana rialzata dello stadio di Roma celebra l’argento europeo nel salto in lungo, ma sguardo e gambe vogliono arrivare subito a Parigi, oltre quegli 8.38 metri che gli sono valsi anche il record del mondo U20.
Rispetto ai suoi coetanei, il ragazzo di Castelli Romani sembra competere in un campionato a parte. In Europa spiccano solo tre pretendenti per la medaglia ai Giochi: lui, lo svizzero Simon Ehammer (8.31 m da bronzo) e Miltiadīs Tentoglou, fenomeno greco protagonista con due salti da 8.65 m in cui sembrava librare in volo verso l’Olimpo. «I suoi ultimi sei passi sono impressionanti, alla fine gli ho chiesto dei consigli. Spero di migliorare qualcosa proprio grazie al suo aiuto», è stato l’obiettivo fissato da Mattia in conferenza stampa dopo la gara. Prima di provare a recuperargli 27 centimetri, però, toccherà un altro esame. «Stacco per due o tre giorni, poi dovrò studiare per la maturità». La rincorsa al rivale d’oro può aspettare.
Questa volta nessuna lacrima di commozione. Ai Mondiali indoor di Glasgow, Furlani aveva sfogato la sua emozione per l’argento (8.34 m, con cui ha battuto il primato U20 della leggenda azzurra Andrew Howe) in un pianto liberatorio. Roma, al contrario, è stata la sua festa.
Già dopo il salto iniziale – buona la prima da record – inizia a caricare il pubblico azzurro presente all’Olimpico. Prima gli applausi a ritmo battente per far partire i cori, poi il tentativo di controllare l’euforia generale facendo segno con le mani («calma, è ancora lunga»), le stesse che spariscono nella sua chioma afro quando incredulo scopre che il quarto salto è nullo. Un’esibizione da one-man show. Proprio in quello stadio ha imparato cosa sia l’euforia del tifo di casa, con addosso il giallorosso della sua Roma, di cui è fan sfegatato.
L’esuberanza di Mattia supera la pedana e sconfina negli abbracci da cocco di mamma Khaty Seck, ex velocista di origini senegalesi e attuale coach del figliol prodigo. Si allenano insieme a Rieti, anche se Mattia preferisce dire che esegue i suoi comandi «un po’ come un robot. È sveglia dalle quattro di mattina per preparare gli allenamenti. Dorme il pomeriggio proprio perché la sera ci lavora. Lei è la macchina motrice, porta avanti programmi rivoluzionari», aveva confessato a Repubblica dopo i Mondiali di Glasgow.
A casa Furlani l’atletica è il pensiero più ricorrente per ogni membro della famiglia. Papà Marcello ha alle spalle una carriera da altista, la sorella Erika, 28enne, lo è tuttora: nel 2017 ha conquistato un bronzo agli Europei U23. Se per loro il piccolo campione è “Matti”, gli amici hanno preferito soprannominarlo “Miles Morales”, per quel look che ricorda il Peter Parker alternativo dell’universo Ultimate.
Un po’ come lo Spiderman dei film animati, anche Furlani è tra i nuovi idoli della Gen Z. La posa dopo ogni gara è la stessa, in ginocchio su una gamba, l’altra flessa, mano sinistra sulla pedana e con la destra mima il lancio di una ragnatela. Una sola differenza rispetto a Miles: per scollare i piedi da terra e atterrare bene a Parigi, Mattia dovrà guardare ancora più lontano.