Al primo turno elettorale Bari sceglie la continuità, ma la partita si deciderà ai tempi supplementari. Alla fine degli scrutini, il candidato in vantaggio è Vito Leccese, sostenuto dal Partito democratico e da Alleanza verdi e sinistra. Il braccio destro e capo di gabinetto del sindaco uscente Antonio Decaro è arrivato a un passo dalla maggioranza assoluta, ottenendo il 47,95% delle preferenze. Il risultato finale delle elezioni verrà definito soltanto dal ballottaggio del 23 e 24 giugno.
Segue il candidato della Lega, Fabio Romito, con un consenso del 29,58% degli elettori. Un terzo di loro avrebbe così scelto una proposta di governo comunale alternativa a quella del centrosinistra, impegnato al Comune in pianta stabile dal 2004 tra i due mandati di Michele Emiliano e quelli di Decaro.
Rimarrà escluso dal secondo turno Michele Laforgia, l’avvocato appoggiato da Movimento 5 stelle, Sinistra italiana e Partito socialista italiano. Al figlio di Antonio Laforgia, ex deputato della Democrazia cristiana e sindaco di Bari dal 1970 al 1971, è andato il 21,32% delle preferenze. L’affluenza registrata si attesta poco sotto il 61% per le Comunali, in calo rispetto al 65,59% dell’ultima tornata elettorale nel 2019.
Alla vigilia delle elezioni, Vito Leccese si era augurato di riuscire a vincere al primo turno. «Più che altro perché sono distrutto», un obiettivo solo sfiorato. «Per un soffio non ce l’abbiamo fatta», ha rimarcato dopo gli scrutini. «Da oggi riprendiamo a lavorare perché a Bari si possa ricreare il campo larghissimo». Il suo risultato segna al momento la volontà dei cittadini baresi di proseguire sull’onda dell’amministrazione Decaro, che intanto da vice-capo della circoscrizione Sud alle elezioni europee ha portato il Pd a essere il primo partito del meridione, toccando il 50% a Bari.
Il sentimento di fiducia nei confronti del centrosinistra del capoluogo pugliese resta forte anche per chi ha scelto “l’alternativa” Laforgia: tra lui e Leccese si potrebbe raggiungere il 70% dei voti totali. Una conferma di come la formazione di un campo largo barese, prospettato fino a qualche mese fa, avrebbe vinto al primo turno. Il leader dei 5 stelle Giuseppe Conte si era presentato a Bari nei primi giorni di aprile per annunciare la volontà di separarsi dai dem e di rinunciare alle elezioni primarie per la scelta di un candidato unico, a tre giorni dalle urne. Sulla scelta pesavano le tre inchieste giudiziarie in corso nella città, tra cui quella che aveva portato il ministero dell’Interno a ispezionare il Comune per eventuale infiltrazione mafiosa. La seconda indagine, invece, «ha certificato il voto di scambio. Saremmo quindi andati a fare le primarie in un contesto inquinato», aveva detto l’ex premier in quelle ore.
Dopo un mese, Leccese e Laforgia hanno comunque deciso di stringere un patto «per evitare l’avanzata del centrodestra in città»: l’appoggio reciproco delle rispettive liste in caso di ballottaggio tra uno dei due candidati e Romito. Uno scenario che troverà eventuali riscontri solo il prossimo 24 giugno, ma intanto il figlio dell’ex sindaco ribadisce che il centrosinistra dovrà «vincere le elezioni sostenendo Vito Leccese al ballottaggio».
Data la linea comune, al Carroccio toccherà una nuova sfida nelle prossime due settimane. Intanto, il tentativo è portare con sé gli elettori della terza coalizione cittadina: «Se hanno votato una prima volta per la discontinuità è molto improbabile che possano votare al secondo turno per la restaurazione del vecchio, noi rappresentiamo l’unica alternativa», è il monito di Romito. Proprio lui alla vigilia delle elezioni sosteneva che «quando sei candidato sindaco vesti la maglia della Nazionale, non quella del club». E adesso la partita si deciderà ai supplementari.