L’aria è fresca e il cielo è limpido, gli occhi delle persone puntati sulla pista. Tutti aspettano i loro idoli sperando di festeggiare una vittoria. Ma nell’ultima sera degli Europei di atletica di Roma 2024 la realtà supera le aspettative. Davanti a uno stadio Olimpico gremito di tifosi, si concludono le competizioni sportive con un grande trionfo dell’Italia, che ha dominato il medagliere dall’inizio. Sono 11 ori, 9 argenti e 4 bronzi, per un totale di 24 medaglie. È record di risultati dal 1990.
Si parte con la staffetta femminile 4×400, dove le italiane Ilaria Accame, Giancarla Trevisan, Anna Polinari e Alice Mangione chiudono in quarta posizione e siglano il nuovo primato nazionale di 3’23’’40. Le azzurre sono entusiaste e una di loro, Trevisan, non aspetta altro che festeggiare con «le lasagne della mamma».
La prima medaglia della serata è l’argento che arriva con la 4×400 maschile di Luca Sito, Vladimir Aceti, Riccardo Meli e Edoardo Scotti in 3’00’’81, a un secondo dal Belgio. Sito, ventunenne agli esordi della carriera, qualche sera prima è arrivato quinto nei 400 metri con il record italiano di 44.75 nella semifinale. Era riuscito a mettersi in testa all’inizio della prova, ma sul rettilineo finale è mancato lo sprint a causa degli sforzi dei giorni precedenti, dove ha corso i 400 metri per tre volte in 48 ore. Ha comunque terminato la gara al quinto posto con un tempo di 45.04.
Altra grande protagonista della sesta e ultima serata degli Europei è stata Larissa Iapichino, la lunghista di Firenze, classe 2002, che vince l’argento con un salto di 6.94 metri, seconda solo alla tedesca Malaika Mihambo con la miglior misura stagionale di 7.22. Gara in crescendo per Larissa, che si aggiudica la medaglia all’ultimo salto a sua disposizione. Iapichino riporta il tricolore sul podio europeo della specialità dopo anni. Era, infatti, il 22 agosto 1998 quando a Budapest Fiona May, sua madre, arrivò seconda, sempre alle spalle di una tedesca. Nella storia dell’atletica leggera italiana, la medaglia d’argento conquistata a Roma dalla saltatrice in lungo è la terza nella disciplina agli Europei: May aveva vinto il bronzo nel 1994 a Helsinki. «Non mi posso lamentare, ma volevo qualcosina in più, non tanto la medaglia ma la misura di 7 metri, ci vado vicinissima per centimetri da troppo tempo. Miglior finale della carriera, comunque, e sono già focalizzata sui prossimi appuntamenti. Non mi accontento e penso al futuro», ha dichiarato Iapichino subito dopo la gara. In medal plaza un’emozionatissima mamma mette la medaglia intorno al collo della figlia e le due si lasciano andare a un abbraccio che scatena gli applausi di tutto il pubblico.
La terza medaglia del 12 giugno, la ventitreesima per l’Italia di questo campionato, arriva con Pietro Arese. L’atleta nato a Torino conquista il bronzo nella specialità dei 1500 metri con il cronometro di 3’33’’34: «Dopo tanti sacrifici e tanti quarti posti, dopo troppi “quasi”, questo è l’anno del “sì”. Ho messo anima, corpo, gambe, cuore e tutto. Sapevo che era un risultato alla portata e che potevo giocare le mie carte. Sono quasi rammaricato per non aver preso l’argento e non pensavo che avrei potuto dire questa cosa. Ma finalmente ho qualcosa al collo», ha dichiarato l’atleta.
Dopo questi successi, arriva una chiusura da sogno che infiamma l’Olimpico: la staffetta 4×100 maschile, appuntamento più atteso della serata. Matteo Melluzzo dà il via alla gara mettendosi in testa. Passa il testimone a Marcell Jacobs che vola via e si impone primo per distacco nella seconda frazione. Lorenzo Patta mantiene la posizione. Chiude la gara Filippo Tortu che brucia gli avversari. Quando taglia il traguardo apre le braccia e grida. Gli azzurri terminano la gara in 37.82, dietro di loro Olanda e Germania. Il pubblico è incontenibile.
Per Jacobs è il secondo oro di Roma 2024, dopo quello dei 100 metri. Per Tortu, invece, è il primo perché nella sua specialità, i 200 metri, si è aggiudicato un «argento amaro ma prezioso», ha detto, riscattandosi in una staffetta da manuale.
Numerosa la folla nella piazza delle premiazioni dell’Olimpico che ha intonato l’inno di Mameli a squarciagola. Dopo la cerimonia i velocisti azzurri si sono intrattenuti con i fan tra selfie e autografi, regalando sorrisi a piccoli e grandi.
In un’estate che ha già regalato tante emozioni, gli italiani si sono abituati bene e hanno voglia di altre gioie, così come gli atleti, con una fame di vittorie che non vedono l’ora di soddisfare alle Olimpiadi di Parigi.