Gentile ma non tondo, Alberto Cirio nasce nel 1972 a Torino, ma il suo cuore è ad Alba, città patron della nocciola, di cui è diventato vicesindaco a soli ventidue anni, sotto il segno della Lega. Una vita passata tra la politica locale e i colli piemontesi. Laurea in giurisprudenza conseguita nel capoluogo di regione, presidenza decennale dell’ente nazionale della Fiera del Tartufo, un periodo al consiglio comunale di Alba e poi nella regione Piemonte.
Il cambio di bandiera arriva nel 2004, quando, dopo essere stato consigliere comunale in quota Lega, si candida per la prima volta nelle liste di Forza Italia. È l’inizio di un matrimonio indissolubile. Nel 2014 è tra i candidati della circoscrizione nord occidentale di FI, viene eletto e per quattro anni fa la spola tra Torino e Bruxelles. Finché nel 2018 tenta il campo larghissimo. Si candida come presidente di regione contro il governatore uscente, Sergio Chiamparino già sindaco affiliato al Pd, vince e si insedia al Palazzo della Regione di Corso Inghilterra: «i cittadini e le cittadine del Piemonte cinque anni fa mi hanno dato fiducia scegliendo per questa regione il cambiamento».
Una vittoria data dal pugno duro sul “Sì Tav”, quelle elezioni vennero definite dall’allora ministro dell’interno Matteo Salvini: “un referendum sull’alta velocità”. E ora che è stato rieletto vuole: «continuare a far crescere un Piemonte che 5 anni fa era bloccato ma oggi è ripartito, dalle infrastrutture come Tav, Terzo Valico e Asti Cuneo alla produttività delle nostre imprese».
Nel frattempo ha fatto la scalata nel suo partito. Dopo la morte di Silvio Berlusconi, che definisce: «un punto di riferimento straordinario per tantissimi anni», nel febbraio 2024 viene eletto vicesegretario di Forza Italia diventando uno dei bracci destri di Tajani: «che ha saputo non solo tenere unita la famiglia di Forza Italia ma anche farla crescere partendo dalla serietà e dalla credibilità di una forza moderata e liberale che ha saputo ascoltare e parlare agli elettori ed essere per loro un punto di riferimento».
Il governatore ha ricordato il Cavaliere anche nel suo discorso di insediamento, dedicando a lui la vittoria: «Mi è mancato non ricevere la telefonata di Berlusconi dopo la rielezione, lo dico a livello umano ed emotivo, prima ancora che politico».
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