Esclusiva

Giugno 19 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Luglio 24 2024
«Amour et désordre» ai Giochi di Parigi

La Pride House France, organizzata dall’associazione Fier-Play, celebra la comunità Lgbtq+ offrendo un posto sicuro agli atleti queer di tutto il mondo

Un’esplosione di colori vivaci decora ogni angolo del luogo. Le bandiere arcobaleno sventolano con orgoglio appese alle pareti. Ci sono aree lettura con divani e poltrone, schermi televisivi che trasmettono in diretta le competizioni sportive e stand informativi pieni di volantini e gadget. Le persone sono cordiali e sorridenti, molte indossano magliette con messaggi di supporto e solidarietà. Un chiosco è adibito alla zona caffè e una sala è dedicata ai workshop con un microfono al centro, pronto per essere usato durante le sessioni di dialogo.

Una Pride House è uno spazio temporaneo presente ai grandi eventi sportivi per celebrare la comunità Lgbtq+. Quest’anno, le Olimpiadi di Parigi ne ospiteranno una, organizzata dall’associazione Fier-Play. Questi ambienti offrono un posto sicuro dove gli atleti, i fan e gli alleati possono riunirsi, condividere esperienze e promuovere l’uguaglianza e il rispetto nello sport.

«In 64 Paesi del mondo l’omosessualità è ancora un reato punibile con pena di morte, ergastolo e lapidazione», dice Amazin LeThi, prima atleta asiatica queer nel ruolo di Ambassador per la Pride House France. «Partecipanti della comunità Lgbtq+, provenienti da queste nazioni, gareggeranno a Parigi 2024 e avere a disposizione un’iniziativa del genere fornisce loro un faro di speranza. È la possibilità di essere finalmente se stessi e far sentire la propria voce».

Pianificare delle Olimpiadi che abbiano al centro l’amore per la diversità è fondamentale: «Io dico sempre che scoprirsi per la prima volta è un atto rivoluzionario, che ti cambia la vita. La Francia ha una mentalità aperta, quindi i Giochi saranno inclusivi, senza leggi anti-Lgbtq+ che vietano di indossare simboli arcobaleno o cose simili. Questo è ciò a cui aspiriamo con questo progetto: lasciare un’eredità, anche in vista della prossima edizione».

La rappresentante parla dell’importanza dello sport per ritrovarsi: «Non sarei chi sono oggi se non fosse per lo sport. Mi ha salvato la vita. È un linguaggio che tutti comprendono e possiamo usarlo per incentivare la parità tra individui. Essere una sportiva mi ha dato la fiducia e l’autostima di cui avevo bisogno per accettarmi per quella che sono: queer e vietnamita».

«Non ho ancora mai gareggiato alle Olimpiadi, ma mi sto allenando nel tiro a segno. L’obiettivo è competere per il mio Paese ai Giochi del Sud-est asiatico, che si tengono ogni due anni. Questo farebbe di me la prima atleta Lgbtq+ dichiarata del Vietnam. Poi ovviamente si punta a Los Angeles 2028», aggiunge l’Ambassador.«Aimer c’est du désordre…alors aimons!» (Amare è disordine…quindi amiamo). Questa è la scritta che compare su Le mur des je t’aime a Montmartre – emblema parigino dell’amore espresso in tutte le lingue del mondo – ma la strada verso società in cui ogni “ti amo” è percepito allo stesso modo è ancora lunga. Secondo l’atleta asiatica, non ci resta che «continuare a lavorare per coltivare ambienti sportivi sicuri e accoglienti, affinché tutti possano esprimere la propria identità dentro e fuori dal campo di gioco».

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