Esclusiva

Luglio 30 2024
Polemiche sull’argento di Filippo Macchi nel fioretto

L’atleta toscano ha perso per una sola stoccata una finale ricca di colpi di scena che hanno tenuto il pubblico col fiato sospeso

Una medaglia d’argento che poteva e forse doveva essere d’oro quella che Filippo Macchi si è messo al collo al termine della finale contro l’hongkonghese Cheung Ka Long, già campione olimpico nel fioretto a Tokyo 2020. 

Il punto decisivo, quello del 15 a 14, è arrivato dopo che per ben due volte i giudici di gara si erano rifiutati di assegnare la stoccata vincente ad uno dei due atleti, nonostante il ralenti visto più volte al computer. Troppo poco chiare le azioni per poter prendere una decisione, secondo loro. Così Macchi e Cheung si sono dovuti affrontare in un nuovo assalto che, purtroppo per l’azzurro, si è risolto a suo sfavore. O almeno così hanno deciso i due giudici, fino alla fine incerti sul proprio verdetto.

Il gran caos che ne è seguito, con il pubblico diviso tra fischi e applausi, la rabbia incontenibile dell’allenatore italiano Stefano Cerioni, Macchi che crolla sulla pedana da un lato e Cheung che esulta sollevato dall’altro, è stata la conclusione forse un po’ insolita di una finale olimpica che ha generato molte polemiche e malumori da parte dell’Italia.

«Una situazione mai vista prima né da atleta, né da tecnico» ha commentato a caldo Cerioni ai microfoni della Rai. «Mi fa male il cuore per lui e per me» ha continuato riferendosi al suo allievo, «l’argento è una gran medaglia ma l’oro è un’altra cosa e un atleta lo sa. Filippo ha vinto una prima volta, ha vinto una seconda volta e poi la medaglia è andata all’avversario». E commentando la decisione dei giudici ha concluso: «È incompetenza, non voglio pensare ad altro!».

Sulla stessa linea il Presidente del Coni Giovanni Malagò, che ha confermato l’invio di una protesta formale alla Federazione internazionale della scherma. L’azione non cambierà il risultato ma è comunque un segnale. E sulla questione arbitri ha sottolineato come la regola sul loro sorteggio vada cambiata per evitare favoritismi: «Se il primo arbitro estratto viene dalla Corea e il secondo è di Taipei, devi cambiare. Trovatemi un altro sport al mondo in cui i due arbitri vengono da nazioni vicine a uno dei Paesi in lizza!».

Molto meno diplomatico il commento di Elisa Di Francisca, campionessa olimpica di fioretto a Londra 2012, che dopo aver parlato di stoccate rubate ha sbottato: «Se non sanno arbitrare, andassero a fare un altro mestiere!».

Paradossalmente, il più calmo e controllato davanti ai microfoni è stato proprio Filippo Macchi. Appena sceso dalla pedana ha evitato i giornalisti, ma poi è tornato sui suoi passi smorzando le polemiche e dimostrando grande maturità: «La scherma, lo sappiamo, è uno sport a discrezione dell’arbitro. Ero in vantaggio e avrei dovuto concluderla lì, ma non ci sono riuscito. Andrò poi a rivedermi le stoccate. C’è tanto rammarico, ora però c’è la gara a squadre» ha detto pensando già al futuro.

Pur avendo un sapore amaro questo argento, seconda medaglia italiana nella scherma a Parigi 2024, è comunque un degno tributo ad un atleta giovanissimo, ventitré anni a settembre, che ha sbagliato poco o nulla. Al contrario dei suoi due più esperti connazionali Guillaume Bianchi, eliminato ai quarti dall’americano Itkin, e Tommaso Marini, il Campione del mondo in carica battuto agli ottavi dal francese Pauty, è riuscito ad arrivare in fondo al torneo dando filo da torcere ad un avversario molto più esperto di lui. 

Sarà interessante vedere se nei prossimi giorni, insieme ai suoi compagni di squadra, riuscirà a trasformare la rabbia e la voglia di riscatto nella grinta necessaria ad agguantare quell’oro scivolatogli tra le dita nella gara individuale. 

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