Esclusiva

Dicembre 10 2024
Esplosione Eni a Calenzano, salgono a 5 i morti

Tutti i dispersi dell’esplosione allo stabilimento Eni di Calenzano sono stati trovati morti. Sono almeno 5 i morti e 26 i feriti

Sono cinque le vittime dell’esplosione avvenuta nella mattinata del 9 dicembre al deposito Eni di Calenzano, vicino Firenze. Mentre ventisei le persone rimaste ferite.  

Alle 10:20 di lunedì scorso c’è stato un forte scoppio vicino alle pensiline di rifornimento nello stabilimento toscano. L’incendio, che ha distrutto la palazzina adibita a stazione di rifornimento, è stato spento intorno alle 12 della stessa mattinata dai vigili del fuoco. 

L’esplosione ha messo in pericolo migliaia di persone, non solo i lavoratori Eni. L’onda d’urto infatti è stata così forte da danneggiare anche abitazioni ed edifici presenti nella zona. Alcuni dei feriti stavano lavorando nelle aziende delle aree limitrofe al momento dello scoppio. 

«Si è parlato tanto di questo stabilimento – spiega Mirko Lami del dipartimento Salute e Sicurezza di Cgil Toscana – ma è importante sottolineare che non si tratta di una raffineria». Quello di Calenzano è, infatti, un deposito dove vengono immagazzinati e distribuiti benzina, gasolio e carburante per gli aerei. «Che lo stabilimento riceve dalla vera raffineria, quella di Livorno. C’è una tubazione sotterranea che collega i due impianti», afferma Lami. 

Sebbene le cause dell’incidente siano ancora incerte, secondo le prime ricostruzioni, l’incidente sarebbe avvenuto durante il carico di una cisterna di carburante. Per questo motivo Lami spiega che, prima di fare il riempimento delle cisterne, l’automezzo deve essere messo in sicurezza per evitare che possano scatenarsi incendi: «Non sappiamo se sia questo il caso ma questa procedura è importante perché permette di scaricare eventuali correnti elettriche che possono generare scintille». 

Il presidente della regione Toscana, Eugenio Giani, ai microfoni della trasmissione Radio24 ha raccontato che «nessuna delle torri di deposito del carburante è stata toccata, perché sennò non so cosa sarebbe potuto succedere». 

A preoccupare è infatti la vicinanza dell’impianto Eni alle case. Come chiarisce Lami, «spesso e volentieri nascono gli stabilimenti e poi vengono costruite le case intorno. Tutte queste strutture, come quella di Calenzano, andrebbero dismessi, bonificati e spostati in luoghi isolati perché sono impianti ad alto rischio». 

La direttiva Seveso, infatti, prevede che ci sia una pianificazione territoriale tale da mantenere opportune distanze di sicurezza tra gli stabilimenti a rischio e le zone residenziali. Lami afferma però che «queste misure vanno e vengono perché c’è chi le considera in via metrica, chi in linea d’aria». 

La procura di Prato ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo plurimo, dopo la morte dei cinque lavoratori dell’impianto. Per Lami «queste stragi si possono evitare. Bisogna ripartire dalle scuole per fare prevenzione ma poi sono le aziende che devono occuparsene. La cultura della sicurezza viene scemata dal sistema del profitto e della velocità del lavoro, che ti porta a non seguire alcune procedure. Sono convinto che l’Eni è molto attenta ma bisogna fare degli sforzi perché è dall’azienda che parte tutto».