Esclusiva

Marzo 19 2025.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 20 2025
In aula Meloni attacca il Manifesto di Ventotene

L’iter parlamentare continua alla Camera dei deputati in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo

A Montecitorio l’Aula si infiamma. La tensione si fa insostenibile, tanto che già una volta il presidente Lorenzo Fontana è costretto a sospendere la seduta, quando la premier Giorgia Meloni, alla Camera per dichiarare la posizione italiana in vista del Consiglio europeo di domani e dopodomani, cita polemicamente il Manifesto di Ventotene. Lo stesso che negli ultimi giorni ha ispirato la piazza per l’Europa invocata da Michele Serra. Il riferimento di Meloni è ad «alcuni passi salienti» del testo di Rossi e Spinelli. Tra i punti critici del Manifesto secondo la premier i passaggi: «La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista»; «La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso». Poi, rivolgendosi alle opposizioni, la leader di FdI rincara: «Non mi è chiarissima la vostra idea di Europa, perché nella manifestazione di sabato a piazza del Popolo e anche in quest’aula è stato richiamato da moltissimi partecipanti il Manifesto di Ventotene: spero non l’abbiano mai letto, perché l’alternativa sarebbe spaventosa». Da qui, la protesta delle opposizioni e in particolare del Pd, con il presidente Fontana costretto a richiamare molti tra i dem. E quando la seduta riprende, si solleva Grimaldi di Avs che parla di «un oltraggio». Mentre Richetti di Azione definisce le parole della premier come il risultato di «anni di fascismo in questo Paese». Nuovi mugugni e urla in Aula. Così, alla quarta interruzione dei deputati, l’invito perentorio di Fontana: «I capigruppo vengano nella sala dei ministri». Tutto rimandato dopo la pausa pranzo.

Il discorso di Meloni

«Non ho tempo per la vostra lotta nel fango», ha detto la presidente del Consiglio Meloni rivolgendosi agli onorevoli del Movimento 5 stelle. Il riferimento era alla mancanza di proposte – che invece la premier avrebbe voluto sentire – dei pentastellati. «Mi dispiace per voi che non avete iniziative da presentare, lo capisco, perché anche quando eravate al governo eravate in crisi», ha aggiunto Meloni. I parlamentari di maggioranza si alzano in piedi per applaudire, mentre il presidente della Camera richiama l’ordine, per la prima volta in poco meno di mezz’ora. «Con Conte c’è stato aumento nel rapporto PIL/spese di difesa, dunque non veniteci a dire che oggi i soldi vengono tolti dalla sanità per darli alle armi», le parole di Meloni. Che poi attacca: «Voi lo avete fatto in tempo di covid».

Un discorso, quello della premier, che era partito sui temi del libero scambio, per poi soffermarsi sull’idea di Europa. «L’Ue deve occuparsi di meno cose, ma meglio, – ha detto Meloni – perché adesso parliamo di cose fondamentali, ma che dovevano essere trattate molto tempo prima». E quando il Partito democratico le chiede da che parte stia – se con l’Unione europea o con con gli Stati Uniti – la premier risponde sorpresa della domanda: «Io sto sempre con l’Italia. Sto anche con l’Europa perché l’Italia è qui, ma sono anche per la compattezza occidentale, non so cosa non sia chiaro su questo punto». Mentre alla segretaria Schlein ribadisce il rifiuto a inviare i soldati italiani nella guerra in Ucraina: «Se lo fanno gli altri Stati membri significa che deve farlo anche l’Italia?».

La posizione che l’esecutivo porterà al vertice a Bruxelles – specie in merito alle prossime spese per la difesa – è quella ribadita da Meloni negli ultimi giorni: «Il governo aveva chiesto lo scorporo delle spese dal patto di stabilità», ha ricordato la premier. Che ha aggiunto oggi: «L’intero piano presentato dalla presidente della Commissione europea si basa quasi del tutto sul debito nazionale, ragione per cui noi facciamo altre proposte». Ovvero lo scomputo delle spese per la difesa dal Patto di stabilità, ma con una priorità: favorire gli investimenti privati sulla materia. Sul punto Meloni ha chiarito: «Pensiamo a qualcosa di simile all’InvestEU con il ministro Giorgetti». Mentre sull’utilizzo dei fondi di coesione: «Non verranno usati per le armi. Sarà una scelta dei singoli Paesi, l’Italia non distoglierà un euro dai costi sulla difesa», ha assicurato. Un passaggio anche sui dazi imposti dal presidente Trump: «Per noi è problema – ha detto Meloni – anche perché siamo la quarta nazione esportatrice». Poi ha illustrato la strategia dell’Italia in questa fase: «Noi abbiamo un surplus commerciale sui beni nei confronti degli Usa, loro viceversa lo hanno con noi sui servizi. Cerchiamo su questa base di trovare una soluzione per evitare una guerra commerciale».