Non sono servite le parole di Donald Trump dall’Air Force One. Nella notte italiana fra domenica e lunedì, tornando a Washington da un weekend in Florida, i giornalisti a bordo del jet hanno parlato soprattutto di un tema col presidente: le conseguenze dei dazi, che fra giovedì e venerdì hanno fatto crollare le Borse di tutto il mondo. «Sono una cosa meravigliosa!» ha detto. Eppure, poche ore dopo, la situazione è ancora più negativa.
Dall’Asia arrivano dati che non si vedevano dalla crisi finanziaria del 2008. La peggiore è Hong Kong, con la peggior chiusura dal 1997 (-13%), seguita da Taiwan (-10%). Male anche il Giappone e la Cina, in rosso di oltre il 7,5%. Da Pechino, che ha già risposto agli Usa con dei contro-dazi del 34%, il viceministro del Commercio Ling Ji ha assicurato che il Paese resta «una terra promettente per gli investimenti stranieri. La nostra risposta serve a proteggere con fermezza i diritti e gli interessi delle aziende, comprese quelle americane».
Un dialogo sarà possibile, anche perché è in corso la trattativa per non oscurare TikTok negli States. Così come potrà esserci anche con l’Europa. Trump, sicuro dall’aereo, ha detto di aver già ricevuto diverse richieste dai Paesi per negoziare: «Stanno venendo al tavolo, vogliono parlare».
Anche l’Europa sta valutando la possibilità di farlo. D’altronde era il primo punto della strategia annunciata dalla presidente della Commissione Europea Von der Leyen prima dell’annuncio dei dazi. Il clima di incertezza, però, ha già fatto crollare le azioni in tutti i Paesi membri e continua a farlo anche all’apertura del lunedì.
Milano è stata la maglia nera di venerdì, perdendo il 6,5%. E oggi parte in rosso del 7,6%, con diversi titoli in tilt – soprattutto quelli bancari – per l’ondata di vendite. Gli stessi livelli toccati l’11 settembre 2001. Le perdite peggiori sono di Bper (-12%), Mps (-11%), Banco Bpm (-10%). Peggio, in Europa, c’è solo Francoforte (-9,1%).
E dopo ore di attesa, anche Wall Street apre negativa (-4%), in scia col tracollo della scorsa settimana. Una leggera ripresa, dovuta all’indiscrezione che la Casa Bianca possa sospendere i dazi per tre mesi, non ha comunque portato in terreno positivo la Borsa Usa. Alcuni investitori si sono fatti sentire: Bill Ackman, sostenitore di Trump, ha attaccato il segretario al Commercio Howard Lutnick per un conflitto d’interessi (perché, secondo Ackman, il suo fondo avrebbe grandi capitali sui titoli di Stato americani, che in questo scenario stanno guadagnando). «Imponendo tariffe massicce sia ai nostri amici che ai nostri nemici e lanciando una guerra economica globale contro il mondo intero, stiamo distruggendo la fiducia nel nostro Paese come partner commerciale. Le conseguenze per i milioni di cittadini che hanno sostenuto il presidente saranno gravemente negative. Non è per questo che abbiamo votato» ha concluso.
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