Quello di Papa Francesco è stato a tutti gli effetti un funerale internazionale e non solo per l’estrema varietà linguistica dei cardinali e fedeli presenti. Bergoglio ha deciso di essere sepolto nella basilica di Santa Maria Maggiore, in territorio italiano. Essere tumulato fuori dalle mura vaticane è una scelta inusuale per un Pontefice, perlomeno in epoca contemporanea. Per trovare un precedente bisogna tornare alla morte di Leone XIII, nel 1903.
Terminata la messa in piazza San Pietro, la salma viene dunque caricata sulla papamobile, per l’ultimo viaggio estero di Papa Francesco. Ad accoglierlo in Italia ci sono quasi duecento mila fedeli e curiosi, disseminati lungo il percorso di 4 chilometri.

Il corteo attraversa il Tevere e scivola giù lungo Corso Vittorio Emanuele, direzione Piazza Venezia. Qui, intanto, c’è chi aspetta già da ore sotto il sole, come Davide e Manuela da Lanciano: «Per Papa Francesco questo e altro. Ci sarebbe piaciuto partecipare al funerale ma andare a San Pietro era infattibile». Non tutti hanno la stessa determinazione. Belén e Carlos, in visita da Madrid, si stancano in fretta di stare nella calca. «Siamo andati già ieri a vedere il Papa. Oggi fa caldo e ci vuole ancora troppo tempo per il passaggio della salma. Credo che ce ne andremo». Insieme a loro ci sono Maricarmen e Angel, una coppia di Cuenca. «È vero, il caldo è insopportabile, ma a noi farebbe piacere restare per un ultimo saluto». Chi arriva all’ultimo deve accontentarsi di uno spazio angusto tra le transenne e i cantieri della metro C. In mezzo a fedeli e turisti c’è anche qualche sfortunato cittadino che si ritrova imbottigliato senza volerlo. «Oggi dovevo starmene a casa», si sente, tra le imprecazioni.

Sono da poco passate le 12 e 30, quando lungo via dei Fori Imperiali, tra Piazza Venezia e il Colosseo, iniziano a sfilare le prime macchine della delegazione. Tra i giornalisti c’è chi dice che per la papamobile ci vorrà almeno un’altra ora. Internet non funziona e nessuno dei presenti ha modo di collegarsi alle dirette TV per verificare il percorso. Alle 12.45 uno scout giovanissimo riceve una notifica da un’app misteriosa: «Arriva tra quattro minuti», grida. Anche i giornalisti sono costretti a fidarsi della loro nuova fonte. Tirano fuori microfoni e treppiedi per le dirette. Fanno bene perché il corteo arriva in un batter d’occhio e con la stessa velocità si volatilizza. Una signora filippina non fa neanche in tempo ad aprire la fotocamera del cellulare: «Dicevano che sarebbe andato a passo d’uomo, invece è stato un razzo». La brevità del momento non ha, però, impedito ai fedeli di commuoversi nel loro ultimo saluto al Pontefice. Anche un fotoreporter si emoziona: «Vedere la massima autorità religiosa della Chiesa Cattolica sfilare tra le maestose rovine della Roma imperiale è una scena che lascia senza fiato. È una sorta di matrimonio tra sacro e profan».

All’una del pomeriggio Papa Francesco è già dentro la basilica di Santa Maria Maggiore per la tumulazione. Paola, la proprietaria di un bar sulla piazza, può finalmente prendere una boccata d’aria dopo ore di lavoro senza sosta: «n giornate come questa l’afflusso di clienti è ingestibile. Siamo stanchi, ma al tempo stesso sentiamo dentro una grande tristezza per la morte del Papa. Lo conoscevamo bene», sorride. «Veniva spesso a trovarci, possiamo dire che era il nostro cliente “più speciale”». Francesco si è sempre considerato un uomo del popolo. Proprio questo grande senso di umiltà lo ha spinto a rinunciare a una sepoltura in Vaticano. Ha scelto di stare qui, nel cuore di Roma, vicino alla gente che tanto lo amava.

