Esclusiva

Maggio 8 2025
Fumate nere, accordo lontano Trattative serrate in Vaticano

Sia i più grandi sostenitori di Papa Francesco che i suoi rivali, per motivi differenti, criticano il segretario di Stato della Santa Sede

Nemmeno la figura rassicurante e incline al dialogo di Pietro Parolin riesce a metter d’accordo i cardinali. Come prevedibile, le prime tre votazioni si sono concluse con delle fumate nere, senza la maggioranza (89 voti) per il favorito alla successione di Papa Francesco. Se il suo profilo convince i diplomatici, come i cardinali italiani Mario Zenari e Fernando Filoni, il francese Dominique Mamberti o l’indiano George Jacob Koovakad, lo stesso non si può dire per almeno due grandi schieramenti tra i 133 cardinali

Sia i più grandi sostenitori di Papa Francesco che i suoi rivali, per motivi differenti, criticano il segretario di Stato della Santa Sede.

Da sinistra, media filo-bergogliani, come America dei gesuiti Usa e La Nacion, lo accusano di aver avuto troppa sintonia con il fronte conservatore, e di godere del sostegno di coloro che hanno criticato il lavoro del defunto Bergoglio. Altri, come il sito BishopAccountability, sono invece pronti a denunciare Parolin perché avrebbe fatto poco per contrastare i preti che si sono macchiati di abusi, una piaga su cui Papa Francesco ha insistito a lungo durante il suo pontificato. 

Inoltre, per chi sogna una Chiesa che rompa con il passato, Parolin non è visto come un leader profetico del cambiamento. Una figura di equilibrio più capace di gestire e amministrare che di promuovere riforme incisive. Ad esempio, nel gennaio 2024, sulla possibilità di benedire le coppie dello stesso sesso, aveva commentato in modo vago: «Ci vorranno ulteriori approfondimenti».

Un supporto al Papa che anche in altre occasioni sarebbe mancato. Nel settembre 2021, il cardinale ha smentito pubblicamente le parole di Papa Francesco riguardo delle congiure contro di lui. «Può essere che Bergoglio abbia informazioni che io non ho», aveva detto all’epoca, facendo indispettire i seguaci del Pontefice.

Il cardinale originario di Vicenza è preso di mira anche dal suo “fuoco amico” conservatore. Per almeno due motivi. Il primo è la gestione del caso del cardinale Giovanni Angelo Becciu, condannato in primo grado a 5 anni e 6 mesi di reclusione per peculato e abuso d’ufficio. La pena si riferisce alla gestione dei fondi della Segreteria di Stato vaticana e alla compravendita di un palazzo a Londra.

Il secondo è l’accordo sulla nomina dei vescovi con la Repubblica popolare cinese del presidente Xi-Jinping, siglato nel settembre 2018. Un documento, dal contenuto rimasto segreto, che secondo i cardinali più tradizionalisti sarebbe un segno di resa dopo che le relazioni diplomatiche erano state interrotte nel 1951.

Da alcuni cardinali, infine, è stato attaccato in modo frontale. Sulle pagine della rivista Paris Match, il cardinale francese di orientamento ultraconservatore, Philippe Barbarin, ha accusato Parolin di non essere stato un degno Segretario di Stato. In più, ha rilanciato l’indiscrezione, riportata dal quotidiano Il Tempo e poi smentita dalla Sala Stampa vaticana, secondo cui il cardinale veneto avrebbe avuto un malore.