Esclusiva

Aprile 21 2025.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 22 2025
Alle porte del Conclave, i candidati per guidare la Chiesa

Appresa la notizia della morte di Papa Francesco, tra il 5 e il 10 maggio il Conclave si riunirà per eleggere chi dovrà succedergli alla guida della Chiesa

Sono 135 i componenti del collegio cardinalizio che avranno la responsabilità di scegliere chi dovrà succedere a Papa Francesco.

Tra i candidati ritenuti papabili, vale a dire in grado di ottenere la maggioranza dei due terzi “per scrutinium” secondo le regole “Universi Dominici Gregis”, c’è chi ha un profilo più affine a quello di Bergoglio che per tutto il papato ha promosso una Chiesa più vicina agli ultimi, del resto 110 cardinali sono di nomina bergogliana, 21 solo a dicembre 2024. I vaticanisti indicano il Segretario di Stato della Santa Sede Pietro Parolin, noto per abilità diplomatiche e conoscenza degli affari vaticani. Favorevole a un approccio pastorale e non ideologico nei confronti delle questioni etiche, il cardinale veneto considera cruciale il dialogo per la stabilità internazionale, caratteristica fondamentale nel caos delle crisi geopolitiche attuale. Parolin ha migliorato i rapporti tra Vaticano e Cina dopo la firma dell’Accordo Provvisorio del 22 settembre 2018, documento storico, per la controversa nomina dei vescovi cinesi. Prima dell’accordo, infatti, la Chiesa nel paese asiatico era divisa tra “ufficiale”, controllata dal governo comunista, e “clandestina”, fedele invece a Roma ma perseguitata dallo Stato.

Un altro candidato, considerato un “outsider” al pari di Bergoglio nel 2013, è Wilton Gregory, primo cardinale afroamericano nella storia della Chiesa cattolica, noto per il suo impegno nella giustizia razziale e sociale. È stato una figura chiave nella svolta della Chiesa americana sulla questione degli abusi sessuali, celati per decenni, promuovendo il coinvolgimento dei laici e pretendendo la trasparenza tramite la pubblicazione di elenchi dei sacerdoti coinvolti.

La principale differenza tra lui e Papa Francesco è il ruolo nella politica. Mentre il Santo Padre si manteneva cauto nell’intervenire direttamente in tali questioni, Gregory ha posizioni nette, come dimostra la sua critica aperta al presidente americano Donald Trump per aver usato un santuario cattolico per fini politici a seguito delle proteste per la morte di George Floyd nel 2020.

Altra figura di spicco è il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei). Arcivescovo di Bologna e vicino alla Comunità di Sant’Egidio, molto legato a Bergoglio. Progressista, impegnato su pace e giustizia per i migranti, Zuppi sostiene l’apertura della Chiesa nei confronti della comunità LGBTQIA+ e dei divorziati risposati, in linea con Francesco.

Tra i più giovani (66 anni), l’arcivescovo di Marsiglia Jean-Marc Aveline è tra i candidati favoriti. Considerato un protetto di Francesco, promuove una Chiesa che sia accogliente con gli emarginati e che sappia dialogare con le altre religioni. Una delle posizioni più discusse del papato di Bergoglio è stata la distribuzione della Comunione ai cattolici che divorziano o si risposano, condivisa invece dal cardinale maltese Mario Grech, che tra i papabili, è una delle figure più vicine al pensiero di Francesco.

Opposta è la personalità del cardinale olandese Willem Jacobus Eijk, conservatore, tradizionalista, seguace di Joseph Ratzinger, predecessore di Bergoglio. È un convinto sostenitore della dottrina cattolica su moralità sessuale, matrimonio e vita familiare. Si oppone alla contraccezione e all’unione tra persone dello stesso sesso. Altra questione da non discutere per preservare la vera cristianità, secondo l’arcivescovo di Utrecht, è l’eutanasia. Nei Paesi Bassi il tema è legale dal 2002 e Eijk si è sempre detto contrario, spingendo per una maggiore promozione delle cure palliative nel rispetto della sacralità della vita.

Personaggio ambiguo è quello di Luis Antonio Tagle, ex arcivescovo di Manila. Inizialmente considerato il “Francesco asiatico”, si è poi schierato con i conservatori, tanto da far prendere a Bergoglio la decisione di sollevarlo dall’incarico di guida della Caritas Internationalis, organizzazione caritativa globale della Chiesa.

Chi sarà il prossimo mediatore tra Dio e i cristiani cattolici non è certo, se però la fumata bianca annunciasse un moderato come Parolin, Gregory o Zuppi, si assisterebbe a una continuità con Francesco, magari con meno slancio riformista. Se, al contrario, il collegio cardinalizio decidesse di cambiare rotta scegliendo una personalità più legata alla tradizione come Willem Jacobus Eijk, si tornerebbe indietro nella strada percorsa finora da Bergoglio. Ambongo del Congo che il vaticanista americano John Allen considera forte, come il canadese Marc Oullet e l’ungherese Peter Erdő. Secondo i cattolici sarà comunque lo Spirito Santo a decidere.