Alle 12:07 la terra ha tremato a Pozzuoli interrompendo la quotidianità. Una scossa di magnitudo 4.4 –simile a quella registrata lo scorso marzo – ha interessato l’area flegrea e parte di Napoli, riportando a galla paure mai sopite. Ad Agnano, quartiere di Napoli, una classe di studenti di ingegneria ha dovuto evacuare in fretta l’aula tra tensione e panico, mentre il pavimento vibrava sotto i loro piedi. Il terremoto, seppur breve, ha lasciato dietro di sé una scia di inquietudine e rabbia. «Ero appena arrivata all’università, non c’era nessuno in aula.- racconta Diana, studentessa di ingegneria – Appena ho sentito una lieve vibrazione sono andata via. Ormai riesco a prevederlo perché è diventata la normalità, quindi ho aperto la porta e sono uscita. Dopo pochi minuti anche tutti gli altri hanno evacuato la struttura». Ma la preoccupazione adesso resta per i prossimi giorni e la popolazione si sente abbandonata, senza strutture sicure né piani d’emergenza davvero efficaci: «Domani la mia classe dovrà seguire i corsi a Fuorigrotta, non lontano da qui, ed è già capitato poco tempo fa che parti dell’edificio crollassero a prescindere dalle scosse. Alcune aule, tra cui la mia, non sono raggiungibili se non con l’ascensore. È evidente che non siamo pronti ad affrontare un’emergenza del genere».
I fenomeni bradisismici, per loro natura, non raggiungono spesso livelli di violenza paragonabili a quelli dei terremoti tettonici, mantenendo una magnitudo contenuta. Il vero pericolo non è nella forza delle scosse, ma nel panico che riescono a generare. Nonostante le rassicurazioni ufficiali, l’assenza di una revisione strutturale sistematica espone i cittadini a un rischio concreto. I piani di evacuazione e messa in sicurezza non sono disponibili in zone diverse dall’epicentro delle scosse registrate negli ultimi due anni. «Pozzuoli resta l’unica area in cui i soccorsi sono più efficienti», spiega Diana, ma questa volta la forza delle scosse è stata così potente da avere effetti anche nelle zone a nord del capoluogo campano. «Ero nella mia stanza al quinto piano, ascoltavo De Andrè all’improvviso ho sentito tutto girare intorno a me e ho capito che si trattava ancora una volta di un terremoto», racconta Giovanni.
L’Osservatorio Vesuviano fa sapere che le condizioni restano stabili, con una dinamica che da mesi si ripete e nuove scosse non sono da escludere. L’energia si accumula poco a poco fino a provocare fratture nella roccia. L’intera area sta subendo una deformazione progressiva, mentre l’attività sismica si concentra soprattutto nelle zone di Solfatara, Monte Nuovo e lungo la costa del golfo di Pozzuoli. Anche se le condizioni del territorio non sono molto diverse dagli scorsi mesi, l’agitazione della popolazione è costante: «Stamattina ero in cucina a prendere il caffè, – spiega Pasquale, cittadino di Pozzuoli – ho visto la tazzina muoversi e ho capito subito cosa stava succedendo. Sono uscito in strada e ancora adesso non ho il coraggio di rientrare. Spero solo che dopo quello che è successo oggi qualcuno inizi a prendere seriamente questa situazione».