A parere unanime della comunità scientifica non è possibile effettuare previsioni circa la probabilità del manifestarsi di future scosse di terremoto nella regione, così come è inverosimile prevederne l’intensità. A questo proposito Reporter Nuovo ha chiesto a Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico, un parere circa gli aspetti scientifici del sisma e le ripercussioni culturali che questo ha sul nostro paese.
In quest’area ci sono già state diverse scosse tra il 2009 e il 2015 e una molto forte nel 1919. Quali sono le caratteristiche della zona?
«Il Mugello è una zona sismica, ben nota. Come anche la Garfagnana e la Bassa Maremma. È un territorio che soffre di questo tipo di scosse e, anzi, mi meraviglio che ci siano stati dei danni. Bisognerebbe costruire in modo tale da non averne con sismi di magnitudo così bassa».
Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi giorni?
«Non sappiamo nemmeno se questa è una scossa principale per la verità. Nessuno può sapere qual è l’assestamento se non dopo un periodo di tempo considerevole e congruo. Non sappiamo nemmeno a che punto siamo dello sciame sismico. Possiamo aspettarci qualsiasi cosa: altre scosse, scosse più forti, zero scosse. Non siamo in grado di prevedere i terremoti, tutto deve essere fatto a livello di prevenzione. Quando il terremoto ha una magnitudo così bassa, non ti dovresti nemmeno preoccupare, è veramente ridicolo che in questo paese, a rischio sismico elevato, si debba interrompere la linea d’alta velocità tra Roma e Firenze per fare dei controlli. Non è che si dovrebbe controllare di più, non sarebbe dovuto essere successo proprio niente».
In Giappone eventi del genere sono all’ordine del giorno. Come dovrebbe attrezzarsi l’Italia?
«La prima misura, l’unica, è di natura culturale. Dobbiamo imparare che il terremoto non dipende dal fato. L’Italia è fatta così, e se si verificano danni è perché abbiamo costruito male. Nei posti sismici si dovrebbe ristrutturare completamente come sta facendo la Turchia, un paese non particolarmente avanzato ma che sta rimettendo a posto le infrastrutture e le opere pubbliche, così da resistere a terremoti forti. Dando in questo senso una mano anche ai privati. Il terremoto non dipende dagli dei e la catastrofe sismica è evitabile quando si costruisce bene. Bisogna imparare questo».
Lei ha parlato di un diverso approccio culturale in Italia, che cosa significa?
«I terremoti non dipendono dal fato e non ci salveranno i santi. I giapponesi l’hanno capito benissimo e ci hanno fatto i conti. Noi questo lavoro culturale ancora non l’abbiamo fatto».
“Signal not found”
Anche stavolta siamo alla ricerca di un indizio nel magma delle interferenze. Nel suo libro “Il segnale e il rumore” lo statistico e giornalista americano Nate Silver cita la United States Geological Survey (USGS), rimarcando la differenza tra previsione e predizione in ambito sismico: possiamo prevedere un terremoto, ma non predirlo. È davvero così? La legge di Gutenberg-Richter, secondo cui l’incremento di ogni punto nella magnitudo di un terremoto corrisponde alla riduzione del 10% della sua frequenza in una data regione e periodo di tempo, presenta due limiti: non è in grado di predire l’esatto giorno dell’evento e si riferisce a una scala del tempo geologico su base millenaria.
Quanto accaduto nella regione del Mugello alle 4.37 di stanotte non fa eccezione, anzi, è solamente l’ultimo di una serie di eventi sismici registrati in Toscana. Secondo Salvatore Stramondo, direttore dell’Osservatorio Nazionale Terremoti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), «non ci sono ancora elementi certi per stabilire che si tratti della stessa faglia che si è attivata nel 1542 causando un terremoto di magnitudo stimata intorno a 6,0».
Quello che è certo, secondo l’esperto, è che si tratta di un fenomeno di tipo estensionale tipico della regione appenninica: scosse di media entità, seguite da cortei di repliche frequenti e persistenti nel tempo, dovute all’assestamento.
Guardando agli ultimi trent’anni, scopriamo che dal 1981 al 30 settembre 2013 sono stati circa venti i terremoti di magnitudo MW compresa tra i 4 e i 4.9, mentre solo due scosse hanno superato magnitudo MW 5. Centinaia, invece, sono state quelle la cui oscillazione non ha mai oltrepassato i MW 2.9.
Come si evince dalla foto di destra, negli ultimi mille anni la Toscana ha osservato una forte predisposizione a tremare, soprattutto sul tratto dorsale appenninico, mentre la fascia più vicina alla costa fra Grosseto, Livorno e Pisa è rimasta quasi sempre illesa.
Ciò è dovuto alla connotazione geologica dell’area, che vede le zone del Mugello e della Garfagnana come quelle più sensibili e nelle quali si sono verificati i terremoti più distruttivi, anche a livello extraregionale. In particolare, nel Mugello sono avvenute forti oscillazioni sia nel 1542 (MW 5.9) che cento anni fa, nel 1919 (MW 6.3).
Lo stesso Stramondo conferma questo trend: «Sono più vicini alla faglia del 1542 che a quella del 1919, i terremoti in corso nell’area del Mugello». Nonostante, infatti, non ci sia certezza matematica di ciò, i dati a disposizione dell’INGV mettono in evidenza che i terremoti di queste ore avvengono proprio a ridosso dell’area colpita nel 1542, 8-10 km a Nord-Ovest.
Dal giorno 8 dicembre le scosse registrate dall’INGV in tutta la provincia di Firenze sono 41, di cui la prima risalente alle ore 20:38. Sono seguite altre 9 scosse, tutte di magnitudo inferiore al grado 3.4, per poi arrivare a quella principale delle ore 4:37 del 9 dicembre, di magnitudo 4.5, con epicentro nei pressi di Scarperia San Piero, la più avvertita dalla popolazione locale. Subito dopo è cominciato lo sciame sismico, che al momento conta un totale di ulteriori 30 scosse, l’ultima delle quali registrata alle ore 10:17, con epicentro a Scarperia e a Barberino di Mugello, che non hanno superato il grado 3.3 della scala Richter.