Nell’antica Roma dal 17 al 23 dicembre si celebravano i Saturnalia, ciclo di festività dedicato a Saturno. Secondo la leggenda, dopo esser stato cacciato dall’Olimpo per mano del figlio Zeus, il Dio trovò rifugio sulla terra presso Giano, dando inizio all’Età dell’Oro e portando in dono agli esseri umani pace, legge e giustizia. Il poeta Catullo lo definiva Optimo dierum, il migliore tra i giorni. Era la festa più amata e cara ai Romani, attesa per tutto l’anno, nella quale il popolo si riversava, senza distinzione di ceti, per le strade della città.
Per ingraziarsi la divinità e favorire i raccolti nella stagione estiva, si realizzavano sacrifici animali, processioni, ricchi banchetti e ci si scambiavano le strenne, doni a base di noci, datteri e miele. I convitati pronunciavano la frase “ego Saturnalia” (io Saturnalia), abbreviazione di un augurio a trascorrere lietamente l’evento, inneggiando all’abbondanza e all’uguaglianza fra gli uomini.
La Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma ha considerato il 17 dicembre una delle otto giornate celebrative della storia della Capitale, tanto da collegarla all’iniziativa gratuita “Io vado al Museo”, consentendo in quella data l’ingresso libero presso le monumentali Terme di Caracalla.
La ricorrenza è stata sponsorizzata sui monitor dei mezzi di trasporto e letteralmente citata sui social media e sulla carta stampata locale, in assenza di un vero approfondimento storico e culturale dell’evento. Inoltre, non è stata organizzata dal Comune alcuna rievocazione all’interno della struttura termale, né in altre sedi. Rende ancora più contraddittorio il quadro il fatto che alcuni operatori telefonici di Coopculture, una delle più grandi cooperative italiane operanti nei servizi per i beni culturali e nella valorizzazione dei territori, non fossero a conoscenza dell’iniziativa presso il sito archeologico. Tramite Facebook, l’associazione Communitas Populi Romani, nata con l’idea di promuovere “gli stessi valori spirituali e culturali che la Religione di Roma antica sapeva esprimere”, aveva rilanciato per il 22 dicembre un raduno presso il Circo Massimo, al quale hanno aderito i membri del gruppo senza trovare ampio riscontro dal resto dei cittadini. Inoltre, Reporter Nuovo ha chiesto a persone prese da un campione eterogeneo di popolazione se conoscessero i Saturnalia, ricevendo per lo più risposte negative, ad eccezione di esperti del settore.
Sullo scarso appeal nell’era moderna di questa festività, fra le più antiche della storia di Roma, abbiamo intervistato Massimiliano Francia, archeologo e guida turistica della Capitale, che in passato ha partecipato alle campagne di scavo condotte dall’ École Français de Rome sul Palatino.
«I Saturnalia si sono trasformati – dice Francia – oggi ne celebriamo l’essenza ludica ed il sovvertimento delle regole nel Carnevale. Il Natale ha attinto, invece, dall’usanza dello scambio di doni. Il forte rispetto per la morte, la valorizzazione dell’aspetto funerario e la valenza pagana impediscono la riproposizione dell’evento nel periodo natalizio, in quanto agli antipodi del Cristianesimo. Una proposta di rilancio sarebbe perdente ed avrebbe il sapore della provocazione nei confronti della tradizione cattolica. L’unica soluzione sarebbe candidarli all’interno di un festival storico di più ampio raggio che comprenda altre ricorrenze. Purtroppo questa idea rischierebbe di scontrarsi con gli ostacoli organizzativi e la dura realtà di una città vincolata ai capricci della politica e delle istituzioni. A volte è stata a rischio persino la celebrazione del Natale di Roma, data la difficoltà nel reperire fondi».
In scia alle dichiarazioni di Francia si pone Sergio Iacomoni, direttore del “Gruppo Storico Romano”, associazione culturale senza scopo di lucro nata nel 1994 dalla passione dei suoi fondatori, con finalità di organizzare e diffondere manifestazioni che rievochino la Città Eterna.
«A differenza del 2018, quest’anno non abbiamo organizzato eventi per celebrare i Saturnalia, perché ci siamo concentrati sul compleanno di Nerone del 15 dicembre, predisponendo, grazie alla Pro Loco della città di Anzio, una rievocazione all’interno della villa dell’Imperatore. Le nostre risorse ed il nostro tempo sono stati convogliati in questo progetto. In Italia, oggi, è difficile che festività pagane prendano piede, soprattutto in questo periodo dell’anno. So che all’estero alcune associazioni riescono ad organizzarle con continuità, verosimilmente sfruttando siti archeologici ed una numerosità di popolazione a dimensione d’uomo. Potrei citare Chester, Tarragona, Arles. Difficile rilanciarli a Roma, perché si tratta di un evento in cui la gente faticherebbe ad identificarsi, a considerarlo parte della propria identità. Inoltre, abitare in una metropoli non aiuta a trovare quel folklore tipico di realtà più piccole, necessario per coagulare gli intenti dei singoli individui».
(Crediti foto: ANSA/ANGELO CARCONI)