Attenzione! Questo articolo è stato scritto più di un anno fa!
!
Esclusiva

Febbraio 4 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 28 2021
Un centro sociale discute del futuro delle sardine, tra piazza e politica

Le ultime vicende legate alla foto del collettivo di Bologna con Luciano Benetton hanno messo il movimento anti leghista di fronte a una scelta ineluttabile: evolvere la protesta a proposta politica, o lasciarla esaurire per mancanza di contenuti. Se ne parla al centro sociale “Brancaleone” assieme a Concita De Gregorio

«Alle Sardine va riconosciuto un grande merito: hanno restituito al Paese un senso di comunità, che nasce dalla condivisione fisica dei luoghi pubblici e dalla partecipazione popolare. Sembrerà poco, ma la risposta della Sinistra al populismo da social network non può che essere questa».
Concita De Gregorio pone così la premessa del dibattito. Di fronte a lei, che parla dal palco, una platea di ragazzi e di meno giovani, italiani e stranieri. I più partecipi e interessati sembrano i più anziani, che non perdono l’occasione di intervenire. Approfittano volentieri dell’opportunità di fare domande per esprimere il loro pensiero critico con entusiasmo.
Prima ancora delle critiche e delle previsioni però, tutti concordano sul fatto che sia opportuno prendere atto del significato del ritorno nelle piazze di migliaia di cittadini che hanno manifestato la voglia di non “legarsi” e di non “abboccare” all’amo di Matteo Salvini.

Concita De Gregorio al Brancaleone
Concita De Gregorio al Brancaleone

Le Sardine non erano scese in piazza per proporre idee o soluzioni, ma appunto per protestare contro la propaganda e contro la gestione della cosa pubblica da parte di una certa fazione politica. Nessuno lo stava facendo, o comunque non nel modo giusto. Sul punto la concordia è unanime.
Oltre a ciò, secondo Concita, vi era l’intento di mostrare «L’esistenza e la resistenza di una serie di gruppi sociali da tempo esclusi dal dialogo con i principali partiti della Sinistra, in primis con il Partito democratico». Dimostrare che fosse ancora possibile aggregare movimenti popolari attivi «senza i quali», precisa Giuliano Santoro, «la Sinistra sarebbe politicamente inesistente». Il mormorio di disappunto che segue la citazione del Pd dà l’idea di quanto le parole degli ospiti abbiano colpito nel segno, di quanto quegli esclusi siano presenti. C’è una generale approvazione per un movimento sceso in campo pur senza esprimere un preciso programma politico, senza essere pro qualcosa o qualcuno, ma limitandosi a individuare un esempio negativo da non imitare (la Lega di Salvini) e invitando la politica a occuparsi dei problemi concreti e a rispettare i fondamentali valori della Costituzione, mai come in questo momento storico sotto scacco dei populismi.
Il grande successo mediatico ottenuto impone però una riflessione ulteriore, soprattutto al pubblico più giovane, il quale si domanda se non sia lecito aspettarsi qualcosa di più della semplice, se pur efficacissima, protesta. Si avanza l’ipotesi di guardare alle Sardine come a un interlocutore degno di nota, come un fattore politico potenzialmente in grado di spostare gli equilibri. Nessuno a sinistra sembrava più in grado di coinvolgere in modo attivo la generazione dei trentenni, precari, tagliati fuori dall’apparato dirigenziale del Paese, demotivati. È per questo che le aspettative cominciano ad alzarsi: «Portare la gente in piazza non basta», afferma Pietro Forti, classe 1997, del collettivo “Scomodo”, «Bisogna esprimere dei contenuti, ne abbiamo urgente bisogno. Mi auguro propongano presto un programma costruttivo, e che non si limitino alla critica distruttiva di uno spauracchio, perché alla lunga stancherà».
Ma siamo sicuri che le Sardine vogliano andare in questa direzione? Giuliano Santori si dice pessimista in tal senso: «Riconosco alle Sardine di aver riconquistato uno spazio pubblico, ma dubito che assumeranno un atteggiamento propositivo e che si doteranno di un programma politico.Finora non hanno affrontato tematiche che potessero risultare divisive, un modus operandi tipico dei movimenti populisti».

Concita De Gregorio
Concita De Gregorio

Per Concita De Gregorio, la polemica appare sterile: «sin dall’inizio si è cercato di caricare politicamente questo movimento nella ricerca ossessiva di eminenze grigie dietro le quinte, come se non potesse essere concepibile una mobilitazione spontanea. Non dovremmo dimenticarci del periodo che stiamo attraversando: un momento pericoloso, in cui una Destra estremista e xenofoba marcia compatta lungo un cammino illiberale. Ed è proprio questa inquietante prospettiva che mi porta a salutare con gioia chiunque sia in grado di smuovere le masse e le coscienze in favore dei valori democratici». La scelta di riempire di contenuti lo spazio creato dalla protesta delle Sardine «Non spetta solo ed esclusivamente al gruppo bolognese» ha concluso, «ma anche a tutti quei movimenti dal basso che fino ad oggi hanno atteso molto e agito poco».