Attenzione! Questo articolo è stato scritto più di un anno fa!
!
Esclusiva

Febbraio 20 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 25 2021
Tra Warren e Buttigieg: Ganesh, l’uomo nell’ombra

Quando il testimone di nozze del moderato Pete Buttigieg è anche il consigliere strategico della progressista Elizabeth Warren

Harvard, primi anni 2000. Ganesh è un giovane studente della facoltà di Legge, figlio di immigrati indiani, in classe fa amicizia con un promettente compagno di corso che si chiama Pete. I due legano da subito, studiano, escono assieme, fanno parte di un circolo chiamato “Order of the Kong”, riferimento scherzoso al ristorante cinese che assieme ad altri quattro colleghi frequentano spesso.  

Durante un periodo di studio in Inghilterra anche la loro comunanza di vedute si intensifica, fanno parte di un gruppo chiamato Democratic Renaissance Project, nato per avanzare idee sul futuro del Partito Democratico«Avevamo in comunla convinzione che il partito democratico avesse perso una visione chiara e che servisse una svolta decisa» ha rivelato Shadi Hamid, uno dei membri del gruppo«Uno può discutere su cosa significhi mettere in pratica tutto ciò, ma almeno le premesse c’erano». 

Ma Buttigieg e Sitaraman prendono strade diverse. Buttigieg entra nella McKinsey, multinazionale di consulenze finanziarie, poi corre per il posto da State Treasurer dello Stato dell’Indiana nel 2010, solo pochi anni dopo essere tornato dall’Inghilterra. Sitaraman torna alla Harvard Law School, dove già nei primi giorni da undergraduate era stato folgorato dai corsi di una carismatica professoressa che sarà poi sua mentore e relatrice: Elizabeth Warren 

Più di dieci anni dopo, due persone a lui molto care si stanno fronteggiando per la nomination democratica nella corsa alla presidenza degli Stati Uniti. 

Nella politica americana, che è show per eccellenza, si potrebbe pensare in maniera superficiale che un politico sia il prodotto naturale delle sue ideeE per molti versi lo è. Ma c’è molto altroNulla è lasciato al caso, un candidato, i suoi discorsi, i suoi modiun argomento che decide di toccare o di sorvolare, sono il prodotto ragionato della mente delle persone di cui si circonda: il suo staff elettorale, gli strateghi 

Esiste un gruppetto di addetti ai lavori, spesso schivi, che preferiscono dare il loro apporto in maniera riservata, rifuggendo lo sguardo indiscreto delle telecamere. Analizzarli può aiutare a capire alcune delle idee dei leader che rappresentano e consigliano. 

Il 37enne Sitaraman, oggi professore alla Vanderbilt University di Nashvillevanta una carriera accademica prolifica iniziata già dai tempi in cui era ancora un laureando. Nel 2003 aveva già pubblicato il suo primo libroInvisible Citizens: Youth Politics after September 11. Il suo primo lavoro da post-graduate è stata una borsa di ricerca a Kabul in AfghanistanIl frutto di quell’esperienza è stato condensato nella pubblicazione The Counterinsurgent’s Constitution: Law in the Age of Small Wars, che sottolineava come spesso i problemi principali che emergono nelle zone di guerra dopo i conflitti sono le diatribe legali e hanno a che vedere con l’attenuazione delle rivendicazioni, con le riconciliazioni familiari e le transizioni di giustizia tra un’autorità e l’altra.  

Se il ragionamento sul tema delle guerre è paradigmatico e attuale per la cultura americana, allo stesso modo lo è il riconoscere che il principale problema economico che attanaglia gli Stati Uniti contemporanei è la crescente diseguaglianza creata da svariati decenni di deregolamentazioni, privatizzazioni. La fatica successiva del giovane professore è infatti The Crisis of the Middle-Class Constitution: Why Economic Inequality Threatens Our Republic, inserito dal New York Times’s nel 2017 nella classifica dei 100 libri dell’anno più degni di nota. 

Una critica più marcata al sistema capitalistico ma anche alcune proposte vengono invece avanzate in The Public Optionlibro in cui inizia ad espandere il concetto di uno Stato “più presente” nella vita dei suoi cittadini: a partire dal ripensamento dei servizi e degli spazi pubblici: librerie, piscine, campi sportivi, una maggiore inclusività sociale, sia fisica che tecnologica, sottolineando come ci sia  un 24% di americani ancora non raggiunti da un accesso stabile ad internet che li taglia fuori dal mondo reale e da molti servizi e opportunità. 

Ma le proposte non finiscono sempre nel 2019 esce The Great Democracy: How to Fix Our PoliticsUnrig the Economy, and Unite America, un libro che è quasi in manifesto politico, che dovrebbe consacrare Sitaraman, almeno all’interno dell’ambiente, come lo stratega di diritto del partito Democratico americano. 

Ma così non avviene, Sitaraman si rende presto conto che le sue idee sono considerate troppo radicali. È un cambiamento vero dello status quo non può avvenire più solo attraverso la “politica del possibile, del cambiamento progressivo come era stato per la presidenza Obama. Occorre essere più estremi, serve qualcuno che inneggi al cambiamento in maniera profonda, e non ne faccia mistero. In poche parole quella frangia più a sinistra del partito: Bernie Sanders e Elizabeth Warren 

La sua collaborazione con la senatrice Warren non è una novità, risale già al 2011, anno della sua candidatura a senatrice nello stato del Massachusetts. 

Sitaraman è anche il co-autore di un articolo sulloYale Law Journal che introduceva la possibilità di aggiungere sei ulteriori giudici alla corte supremaButtigieg è stato il primo candidato ad esprimere la possibilità apertamente durante la corsa elettorale riconoscendo la paternità dell’idea proprio alla mente di Sitaraman. Man mano che la sua posizione si faceva sempre più centrista però, Buttigieg ha smesso di nominarlo tra i punti fondamentali dei suoi discorsi pubblici.  

Ma sono vari altri i  punti di contatto nelle visioni dei due candidati, solo apparentemente inconciliabili. Buttiegieg in un’intervista di qualche anno fa sottolineava l’importanza delle teorizzazioni presenti in The Public Option, riconoscendolo come “delle idee interessanti sullo stato sociale e più inclusivo, una riforma possibile della nostra società”. Così come i discorsi di entrambi soprattutto su un tema come la sanità pubblica, non differiscono poi di tanto.  

Man mano che la campagna in campo democratico si scalda, anche temi prima considerati dei tabù vengono messi sul tavolo.  

Il dibattito sulla necessità di mettere dei freni alle big-tech companies non fa ormai più parte solo dell’agenda dei candidati considerati più radicali, ma dagli ultimi discorsi pubblici, anche di quelli che si dichiarano degli insospettabili “moderati”. Non solo Sanders e Warren quindi, ma anche Biden e Klobuchar si sono espressi circa la necessità di limitare le influenze e i privilegi di società come Facebook, Amazon e Google.  

Nonostante la Silicon Valley, nonostante la California, nonostante il Super Tuesday incombente.  

Per anni le autorità hanno evitato di prendere misure concrete nei confronti di queste compagnie a patto tacito che i consumatori non fossero colpiti da repentini aumenti dei prezzi dei rispettivi servizi.  

Ma da qualche anno a questa parte molti intellettuali della sinistra americana hanno iniziato a sottolineare che queste grandi aziende tecnologiche sono capaci di produrre danno in modi molto più subdoli, ammazzando la concorrenza dei piccoli competitors e minando a poco a poco la privacy delle persone.  

Sono tempi incerti, sono tempi di cambiamento«una società che ha eletto Donald Trump come presidente è una società in cui qualcosa si è rotto, non funziona – ha avuto modo di dire Elizabeth Warren – e noi dobbiamo capire che cosa si è rotto». Ma le speranze e i buoni propositi non bastano, Obama non scelse l’incrementalismo perché era la sua prima scelta, ma perché all’epoca il cambiamento pareva accettabile solo se graduale. 

Sono tempi diversi. Menti come Sitaraman l’hanno capito. L’idea di concretezza permea la sua intera opera, quell’idea per cui non c’è cesura tra il mondo dell’accademia e quello della vita reale. Le idee non vanno solo teorizzate, le proposte vanno messe in gioco, nel mondo della politica, nelle sue parole: «A bridge between the world of ideas and the world of practice». La migliore arena per vedere se le cose funzionano.  

 

 

 

Photo credits: Ganesh Sitaraman e Elizabeth Warren  – © Cliff Owen/Associated Press