Attenzione! Questo articolo è stato scritto più di un anno fa!
!
Esclusiva

Marzo 4 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 7 2021
Primarie Dem 2020: è sfida a due Biden contro Sanders

Martedì 3 marzo si è svolto il Super Tuesday che ha sancito la rimonta di Joe Biden seguito a stretto giro dal senatore del Vermont Bernie Sanders

E’ Biden contro Sanders. 

Il Super Tuesday ha di fatto ridotto la competizione elettorale a due sfidanti. Joe Biden, che fino a poche settimane fa era dato per spacciato, e Bernie Sanders, che invece sembrava il front runner dei democratici. 

All’appuntamento del Super Tuesday Biden è andato decisamente rafforzato dalla vittoria di domenica 1° marzo in South Carolina (con il 48% dei voti, staccando nettamente Bernie Sanders)  e dell’endorsement ricevuto da Pete Buttigieg, Amy Klobuchar e il texano Beto O’Rourke. Nelle elezioni del “Super Martedì” Biden ha ottenuto la maggioranza dei voti in 10 Stati su 14 e in particolare in quelli del Sud (come l’importante Texas) ma anche nel Nord: nello Stato del Minnesota (da cui proviene la senatrice Amy Klobuchar), in Maine, dove Sanders era dato come favorito e dove aveva stravinto nel 2016 ma anche nel Massachusetts, uno stato molto liberal dove sembrava che la sfida sarebbe stata Sanders-Warren, ma dove invece quest’ultima è arrivata solo terza.  

Bernie Sanders invece ha vinto un po’ il trofeo principale di questa elezione: la California, con i suoi 415  delegati in palio. Ha vinto inoltre in Utah, Colorado e Vermont. Sanders dunque appare forte nell’Ovest e nel Sud-Ovest mentre ha qualche difficoltà ad ottenere consensi negli Stati meno etnicamente omogenei come (North Carolina, South Carolina e Virginia, dove c’è una grande percentuale di persone di colore). 

Quello che è certo è che per Sanders si apre una fase in salita. Egli infatti si è lasciato alle spalle gli Stati dove poteva fare incetta di voti e vede avvicinarsi davanti a sé la sfida degli Stati più anti-Sanders, come la Florida e l’Ohio (uno degli Swing States) che nel 2016 votarono entrambi per la Clinton come candidato democratico.

La delusione maggiore di questo “Super Martedì” è probabilmente Mike Bloomberg che ha investito vari milioni per la campagna elettorale negli Stati del Super Tuesday e che invece ha totalizzato solo una decina di delegati o poco più. Lo scopo della candidatura di Bloomberg era dichiaratamente quello di sconfiggere Trump alla luce della candidatura di Biden che, prima delle elezioni in South Carolina, sembrava in difficoltà nella sua campagna elettorale dopo i risultati deludenti in New Hampshire, Iowa e Nevada. Ora che appare chiaro come il fronte democratico moderato sia raccolto intorno a Biden, complice l’endorsement di Klobuchar, Buttigieg e O’Rourke, l’ex sindaco di New York appare sempre meno il salvatore dell’ala moderata e sempre più un potenziale guastafeste. La scesa in campo di Bloomberg, infatti, ben lungi dall’insediare concretamente Sanders sta solo rubando delegati a Biden facendo il gioco del senatore del Vermont. Non è chiaro quindi quanto tempo passerà prima che il tycoon statunitense decida di ritirarsi e dirottare i soldi della sua  campagna verso Biden.

Dal deludente esito della strategia di Bloomberg appare chiaro come saltare le elezioni nei primi 4 stati ed inserirsi nella corsa elettorale il 3 marzo non abbia pagato, anzi ha solo dato l’impressione agli elettori americani che il tycoon stesse cercando di comprarsi le primarie.

Infine, altra delusione di questo Super Tuesday, è Elizabeth Warren, considerata l’alternativa liberale a Sanders. La senatrice ha totalizzato solo 24 delegati e ora il web, dove è diventato virale l’hashtag #WarrenEndorseBernie, chiede a gran voce il suo ritiro dalla corsa e l’endorsement dello sfidante Bernie Sanders, così come i suoi elettori.

Foto in evidenza: Gage Skidmore from Surprise, AZ, United States of America, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons