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Esclusiva

Marzo 15 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 17 2020
Martina, una studentessa in prima linea

Da 50 giorni gli studenti di Lingue Orientali della Sapienza lavorano come volontari per aiutare medici, infermieri e croce rossa diventando un ponte tra loro e la Cina

«Quello che stiamo facendo è un qualcosa di totalmente spontaneo e disinteressato: ci stiamo mettendo in gioco in tutto e per tutto. Mettendoci la faccia, ma soprattutto il cuore». Martina schiarisce la voce per mettere da parte l’emozione. Ha 24 anni e frequenta il primo anno di magistrale in Lingue Orientali alla Sapienza-Università di Roma. Quando a inizi febbraio l’autobus di turisti cinesi, di cui faceva parte la coppia positiva al Covid-19, è stato rintracciato e la comitiva trasportata allo Spallanzani di Roma il primo problema che il personale ospedaliero ha dovuto affrontare è stata la comunicazione. «Ci chiamavano “angeli”, “i translators” e c’è addirittura chi ha detto: “Non sembrate interpreti voi!”. Io ho risposto: “Per ora ci siamo noi piccoli traduttori”», ricorda Martina ridendo. Il suo aiuto e quello dei suoi cinque colleghi è stato fondamentale per medici, infermieri e soprattutto pazienti.

Martina, una studentessa in prima linea
Martina e i pazienti cinesi in cura allo Spallanzani: una volta guariti hanno potuto abbraciarsi

Con l’arrivo dei medici di Wuhan e dei rappresentanti della Croce Rossa di Pechino a Roma i medici si sono trovati nuovamente di fronte alla barriera linguistica. «È stata una situazione d’emergenza, per questo i dottori hanno chiamato subito noi». Martina è uscita di casa e ha messo a rischio la propria salute, e quella della sua famiglia per poter aiutare tutti. «Ho seguito la delegazione cinese all’interno dello Spallanzani. La loro stanchezza si vedeva, ma si sono messi subito a lavoro. Hanno visitato la struttura ed erano sorpresi di trovare tante stanze vuote in terapia intensiva, gli ho spiegato che la situazione non sarà la stessa quando andranno in Lombardia», la voce si fa più decisa mentre unisce le mani: «In particolare i medici hanno sottolineato l’importanza del tempo nell’affrontare il Covid-19. Inquadrare e curare subito i casi positivi è importante, così come attuare misure di quarantena forti». La delegazione cinese ha più volte ribadito di non aver inventato un nuovo modello per affrontare il virus, ma di aver seguito la procedura standard internazionale. «Hanno chiarito che il governo italiano sta seguendo tutte le misure correttamente e che loro sono qui per aiutare i medici in una battaglia che hanno già affrontato».

Martina, una studentessa in prima linea
Martina durante la conferenza stampa

«Quando abbiamo raggiunto il Press Point non mi sarei mai aspettata di dover parlare in Tv, ma ho capito che era importante condividere queste informazioni e ho vinto l’ansia e la paura. Spero di non aver fatto danni diplomatici con la mia traduzione!», mette i capelli ricci dietro l’orecchio e ride nervosa. Essere in televisione e ritrovarsi a tradurre termini medici e scientifici non è semplice, ancor più in un momento come questo. «Abbiamo compreso la grande possibilità, professionale e umana, che ci era stata data e agito al massimo delle nostre attuali competenze». La studentessa non si aspettava che sarebbe finita in diretta, come non si aspettava di leggere alcuni critiche. «Non siamo interpreti professionisti e su questo hanno tutti ragione, noi l’abbiamo detto da subito. Non siamo andati lì per apparire in TV, ma perché c’era bisogno di noi. Era un’emergenza. Abbiamo fatto tutto e continueremo a farlo senza secondi fini, nulla di materiale. Abbiamo rischiato, mica “aggiornato il curriculum”» spiega facendo su e giù con le mani in maniera nervosa. Anche la presenza dell’interprete cinese della croce rossa ha creato lamentele nei commenti: “Ma un traduttore cinese-italiano non c’era? Devono tradurre prima in inglese e poi in italiano. Assurdo e vergognoso”. «La traduttrice della croce rossa ci ha aiutate a non perdere nessun passaggio di quello che dicevano i medici, visti i termini scientifici e medici dettagliati e l’importanza di riferirli nel modo giusto. Alla fine è venuta in Italia con loro proprio per questo». Lo studio della lingua cinese si concentra maggiormente su caratteri sociali, politici e culturali. L’aspetto medico è affrontato quanto basta per sopravvivere e sapere elencare sintomi base come mal di testa, febbre, mal di pancia. «Quando abbiamo iniziato questa esperienza abbiamo imparato i caratteri più importanti. Il mio blocco schermo è stato uno screen della traduzione in cinese di parole come coronavirus, tampone e prelievo per molto tempo», ricorda abbassando lo sguardo sul suo telefono.

Martina, e i suoi colleghi, sono ragazzi da ammirare. Hanno prima messo da parte le lezioni e gli esami per due settimane pur di aiutare i medici a curare i pazienti cinesi e adesso hanno fatto prevalere la loro voglia di aiutare sulla paura di uscire di casa. «Sarebbe bello se riconoscessimo i gesti disinteressati per quello che sono. Noi siamo solo un ponte, non è giusto criticare senza conoscere».