«Ormai si è preso coscienza del problema enorme che vive il mondo intero» afferma l’ex medaglia d’oro di canottaggio Giuseppe Abbagnale.
Oggi, il vincitore di due titoli olimpici e sette mondiali nel canottaggio, riveste il ruolo di presidente della federazione italiana canottaggio. Nessuno, però, scorderà mai le telecronache delle sue vittorie che hanno emozionato e fatto la storia della tv italiana. Grazie infatti a Giampiero Galeazzi, voce iconica dello sport italiano, gli ori olimpici di canottaggio dei fratelli Abbagnale sono rimasti impressi nella memoria collettiva.
La prima storica telecronaca è quella che ha sospinto i fratelli Abbagnale mentre conquistavano l’oro olimpico a Seul nel 1988.
Giuseppe Abbagnale si era dichiarato sin da subito pessimista sulla possibilità di giocare le Olimpiadi a breve termine. «Il rinvio era uno scenario radicato in me già da tempo. Osservando la situazione che si sta delineando e quello che la Cina ci ha insegnato ho subito pensato che quattro mesi non fossero sufficienti per superare il problema. Soprattutto per il resto d’Europa, dove il virus si è iniziato a diffondere un po’ dopo rispetto all’Italia».
«Il primo tassello da salvaguardare è la salute degli atleti» afferma. «Fino a ieri il Cio tendeva a non prendere in considerazione l’idea di uno spostamento. Oggi, invece, la decisione è ufficiale. So che si è trattato di una decisione difficile da prendere, e bisogna andarci con i piedi di piombo, ma visto l’evolversi della situazione credo fosse necessaria».
Preoccupa la questione economica. «Dietro a un’Olimpiade c’è un’immane insieme di interessi economici e di marketing, ma non solo, c’è anche la visibilità di un paese, elemento molto importante. Quindi prima di far saltare una organizzazione così complessa, meticolosa e voluminosa, ci si pensa molto bene».
Come riporta la testata spagnola Abc Deportes, sono 11.150 i milioni di euro che l’Organizzazione delle Olimpiadi di Tokyo aveva speso in preparazione dei Giochi. Il governo giapponese ne ha investiti più di 10mila da quando Tokyo è stata eletta meta per le Olimpiadi nel 2013. 11mila gli atleti partecipanti. 8 milioni i turisti previsti. Una macchina enorme, costruita e potenziata nel dettaglio.
Se le Olimpiadi si fossero disputate subito, la perdita economica dei paesi e delle singole federazioni sarebbe stata tutto sommato contenuta ma, con il virus dilagante, la salute degli atleti non sarebbe stata preservata. Ora che la decisione del rinvio al 2021 è ufficiale, i dubbi si concentrano sulle perdite economiche. Mantenere in piedi gli impianti sportivi fino alla data del rinvio, infatti, costa non poco.
«La preparazione degli atleti è ormai stata interrotta. Ognuno si allena come può, a casa» ci spiega. Il Cio ha sottolineato che salvaguardare la salute di tutti i soggetti coinvolti e contribuire a contenere il virus è il principio fondamentale.
Insomma, un virus nel 2020 è più mondiale di una guerra nel 1943. Negli anni ’40, infatti, le guerre mondiali non riuscirono a fermare le competizioni sportive, nonostante tutto. Quelle internazionali vennero annullate, ma quelle regionali no. Basti pensare che i campionati di calcio a livello locale continuarono anche con la guerra in corso.
Eppure oggi, con la pandemia di Coronavirus che continua a diffondersi, i provvedimenti da prendere in ambito sportivo non possono e non devono essere gli stessi degli anni ’40. «Io ero pessimista fin da subito sul mantenimento dei Giochi con le normali tempistiche, perché a monte c’è un problema di fondo: salvaguardare la salute degli atleti» ci dice Abbagnale.
Nell’antica Grecia le guerre venivano interrotte per disputarle. I Greci le chiamavano “tregua olimpica”.
Questo nell’antica Grecia, però. Oggi, in questo momento, il mondo sta pensando a tutto meno che alle Olimpiadi. Se l’umanità sta combattendo contro un virus terribile, causa di migliaia di morti in tutto il mondo, che senso ha ostinarsi?