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Esclusiva

Marzo 23 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 24 2020
Abbagnale e lo stop ai Giochi: “Viene prima la salute”

“La salute degli atleti prima di tutto” le parole di Giuseppe Abbagnale, presidente della Federazione italiana canottaggio. L’ex medaglia d’oro si era dichiarato pessimista sin da subito sulle Olimpiadi a breve termine

«Ormai si è preso coscienza del problema enorme che vive il mondo intero» afferma l’ex medaglia d’oro di canottaggio Giuseppe Abbagnale.

Oggi, il vincitore di due titoli olimpici e sette mondiali nel canottaggio, riveste il ruolo di presidente della federazione italiana canottaggio. Nessuno, però, scorderà mai le telecronache delle sue vittorie che hanno emozionato e fatto la storia della tv italiana. Grazie infatti a Giampiero Galeazzi, voce iconica dello sport italiano, gli ori olimpici di canottaggio dei fratelli Abbagnale sono rimasti impressi nella memoria collettiva.

La prima storica telecronaca è quella che ha sospinto i fratelli Abbagnale mentre conquistavano l’oro olimpico a Seul nel 1988.

Giuseppe Abbagnale si era dichiarato sin da subito pessimista sulla possibilità di giocare le Olimpiadi a breve termine. «Il rinvio era uno scenario radicato in me già da tempo. Osservando la situazione che si sta delineando e quello che la Cina ci ha insegnato ho subito pensato che quattro mesi non fossero sufficienti per superare il problema. Soprattutto per il resto d’Europa, dove il virus si è iniziato a diffondere un po’ dopo rispetto all’Italia».

«Il primo tassello da salvaguardare è la salute degli atleti» afferma. «Fino a ieri il Cio tendeva a non prendere in considerazione l’idea di uno spostamento. Oggi, invece, la decisione è ufficiale. So che si è trattato di una decisione difficile da prendere, e bisogna andarci con i piedi di piombo, ma visto l’evolversi della situazione credo fosse necessaria».

Preoccupa la questione economica. «Dietro a un’Olimpiade c’è un’immane insieme di interessi economici e di marketing, ma non solo, c’è anche la visibilità di un paese, elemento molto importante. Quindi prima di far saltare una organizzazione così complessa, meticolosa e voluminosa, ci si pensa molto bene».

Come riporta la testata spagnola Abc Deportes, sono 11.150 i milioni di euro che l’Organizzazione delle Olimpiadi di Tokyo aveva speso in preparazione dei Giochi. Il governo giapponese ne ha investiti più di 10mila da quando Tokyo è stata eletta meta per le Olimpiadi nel 2013. 11mila gli atleti partecipanti. 8 milioni i turisti previsti. Una macchina enorme, costruita e potenziata nel dettaglio.

Se le Olimpiadi si fossero disputate subito, la perdita economica dei paesi e delle singole federazioni sarebbe stata tutto sommato contenuta ma, con il virus dilagante, la salute degli atleti non sarebbe stata preservata. Ora che la decisione del rinvio al 2021 è ufficiale, i dubbi si concentrano sulle perdite economiche. Mantenere in piedi gli impianti sportivi fino alla data del rinvio, infatti, costa non poco.

«La preparazione degli atleti è ormai stata interrotta. Ognuno si allena come può, a casa» ci spiega. Il Cio ha sottolineato che salvaguardare la salute di tutti i soggetti coinvolti e contribuire a contenere il virus è il principio fondamentale.

Insomma, un virus nel 2020 è più mondiale di una guerra nel 1943. Negli anni ’40, infatti, le guerre mondiali non riuscirono a fermare le competizioni sportive, nonostante tutto. Quelle internazionali vennero annullate, ma quelle regionali no. Basti pensare che i campionati di calcio a livello locale continuarono anche con la guerra in corso.

Eppure oggi, con la pandemia di Coronavirus che continua a diffondersi, i provvedimenti da prendere in ambito sportivo non possono e non devono essere gli stessi degli anni ’40. «Io ero pessimista fin da subito sul mantenimento dei Giochi con le normali tempistiche, perché a monte c’è un problema di fondo: salvaguardare la salute degli atleti» ci dice Abbagnale.

Nell’antica Grecia le guerre venivano interrotte per disputarle. I Greci le chiamavano “tregua olimpica”.

Questo nell’antica Grecia, però. Oggi, in questo momento, il mondo sta pensando a tutto meno che alle Olimpiadi. Se l’umanità sta combattendo contro un virus terribile, causa di migliaia di morti in tutto il mondo, che senso ha ostinarsi?