Le grandi pianure che caratterizzano Medicina sono deserte, le aziende agricole che hanno fatto grandi queste zone sono chiuse. Tutto è fermo. Negozi, parchi, scuole e qualsiasi luogo pubblico sono chiusi. Il silenzio circonda i porticati del centro cittadino e dal paese non si può uscire. Posti di blocco controllano tutti gli ingressi e tutte le uscite. Medicina e la frazione di Ganzanigo, in provincia di Bologna, data la crescita anomala del numero di contagiati da coronavirus, dal 15 marzo sono zona rossa. Solo al mattino le edicole alzano le serrande, ma nel pomeriggio sono costrette a chiudere. Per il sindaco Matteo Montanari, anche al tempo del Covid-19, è giusto dare una buona informazione ai cittadini.
«L’uomo si abitua piano piano a tutto. I cittadini hanno preso con serietà la difficile situazione, non è facile vivere con le pattuglie che bloccano la strada, ma si è capito che queste misure ci risparmieranno diversi morti». Così il sindaco ha descritto la reazione degli abitanti di Medicina dopo più di dieci giorni dall’istituzione della zona rossa. Il numero di contagiati al 26 marzo è di 134 e il comune ha messo in atto una serie di azioni per rispondere al Covid-19. «Medicina sta facendo da test per varie situazioni. In primis come zona rossa, noi siamo stati i primi in Emilia Romagna a fare degli interventi davvero radicali. In più è da due settimane che stiamo gestendo ogni esigenza sociale con l’Ausl (Azienda Unità Sanitaria Locale), i servizi sociali, la Protezione Civile e i volontari».
I numeri che giungono giorno per giorno sono incoraggianti, gli effetti della chiusura totale stanno arrivando. «Siamo riusciti ad invertire la curva. L’isolamento sociale e il blocco delle attività e soprattutto del lavoro hanno dato i loro frutti. Fin quando la gente poteva andare a lavorare il rischio di diffusione del contagio era molto ampio, ma ora i dati stanno migliorando. Dalla scorsa settimana non abbiamo più decessi e abbiamo al massimo quattro positivi», racconta Montanari.
La strategia messa in atto sta iniziando a dare i propri frutti e la collaborazione tra i vari enti ha funzionato.«Ogni giorno viene effettuato un triage telefonico dall’Ausl, che chiama i cittadini per sentire come stanno. In base alle necessità, queste persone vengono passate ai servizi sociali comunali che provano a dare un aiuto pratico alla cittadinanza anche a domicilio. Dalla spesa, alle medicine o alla semplice assistenza quotidiana», aggiunge il sindaco.
Ma la novità è l’istituzione di un team di medici di base e di infermieri che casa per casa visiterà le persone che presentano sintomi offrendo loro tutto il supporto medico necessario.
Questo gruppo medico è anche il nucleo su cui si basa la nuova strategia farmacologica sperimentale, che con il coordinamento del reparto di malattie infettive dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna e dell’Ausl di Imola, è stata annunciata dal presidente regionale Stefano Bonacccini.
«Sarà una fase di cura del primo stadio della malattia. Si agirà nella fase virale del virus, dove si hanno i classici sintomi influenzali. Si cercherà di prevenire la fase più pericolosa della malattia che è quella polmonare, tramite a un trattamento farmacologico che inizierà già a casa delle persone. Vogliamo anticipare il virus» specifica Matteo Montanari.
«Qui si vive momento per momento, la situazione è stata davvero critica, ma stiamo cercando di dare risposte a delle nuove esigenze. Noi sindaci, conoscendo molto bene le nostre zone possiamo fare la differenza». Così il sindaco di Medicina ha descritto le settimane più dure per il comune e anche durante l’intervista ha dovuto dare rapide risposte ai propri collaboratori circa i contagiati del suo paese, perché il virus ha rallentato la sua corsa, ma purtroppo non si è ancora fermato del tutto.