Quest’anno c’è il rischio che sulle nostre tavole non si possano trovare i tradizionali dolci pasquali. I più piccoli potrebbero rimanere senza le uova di cioccolato e le colombe potrebbero scarseggiare. Il pericolo che il Covid-19 blocchi un’intera filiera produttiva è reale. Secondo Confartigianato questo settore, con la chiusura forzata, rischia di perdere solo nel mese di aprile, 540 milioni di euro.
Con l’hashtag #iononrinuncioalletradizioni, Teresa Bellanova, ministra delle Politiche agricole, alimentari e forestali ha lanciato, tramite la sua pagina facebook, un appello alle grandi produzioni affinché, anche in questo periodo, assicurino ai consumatori i prodotti tipici.
Il lockdown imposto alle pasticcerie artigianali creatrici in questo periodo dell’anno dei dolci pasquali, sta mettendo in crisi un intero settore produttivo e le difficoltà nell’adeguarsi in poco tempo alla vendita online e alle consegne a domicilio stanno creando seri problemi a queste aziende.
Secondo l’Unione Italiana Food, la produzione di uova è stimata per un fatturato di circa 275 milioni di euro e quello delle colombe pasquali di circa 160 milioni di euro. Roberta Russo, responsabile comunicazione e media relations dell’associazione che rappresenta le principali aziende dolciarie italiane, spiega che le imprese, soprattutto quelle che incentrano la produzione su uova al cioccolato e lievitati da ricorrenza, stanno attraversano un momento veramente difficile: rischiano di perdere oltre il 40% del fatturato.
I consumi sono in calo e potrebbe esserci un impatto forte anche sul fronte occupazionale. «Molto dipende dalle catene di distribuzione – chiarisce Roberta – i dolci di Pasqua, come uova e colombe, sono voluminosi e soltanto le catene più grandi, come quelle dei supermercati, riescono ad avere abbastanza spazio per valorizzare i prodotti. Le aziende che preparano dolci di alta gamma, invece, hanno i canali di vendita completamente bloccati perché le pasticcerie ed i caffè sono chiusi. Rimane la vendita online ma non tutti sono organizzati: il trasporto è spesso un problema. In più – spiega Roberta – ci sono imprese che incassavano soprattutto grazie ai prodotti d’impulso – quelli d’acquisto non programmato, la cui vista stimola la compera – che oggi sono in crisi.
«Avevamo due canali di vendita principali: quello del bar con le colazioni e l’acquisto diretto dei nostri dolci e il canale della distribuzione che serve i piccoli shop alimentari, le botteghe, le pasticcerie. Oggi il bar è chiuso e la distribuzione è azzerata perché è sospesa l’attività della maggior parte dei negozi a cui davamo i nostri prodotti»
A parlare è Jacopo Corona, 28 anni, fondatore con Gianluca di Lorenzo di FrollaLab, una cooperativa sociale che ha sede ad Osimo, cittadina in provincia di Ancona, nelle Marche. Il micro-biscottificio è nato due anni fa, grazie ad un progetto di crowdfounding regionale ed ha avuto subito successo.
«Siamo partiti dai prodotti tipici del territorio e dalla volontà di riportare in auge le tecniche tradizionali della cucina marchigiana, poi abbiamo incontrato Silvia Spegne, mamma di un giovane disabile, e abbiamo scoperto che ci sono molte persone con disabilità che non riescono a trovare spazi adatti ad esprimere le loro potenzialità cosi, con l’obiettivo di produrre biscotti in modo artigianale e di inserire nel mondo del lavoro ragazzi con disabilità, è nato FrollaLab» racconta Jacopo al telefono con la voce ferma ed orgoglioso.
«La Pasqua per noi è un momento fondamentale – continua – e nella prima settimana di lockdown abbiamo venduto zero. Eravamo molto preoccupati, siamo una realtà giovane e non abbiamo grandi fondi alle spalle. I ragazzi, diciassette ad oggi, per questioni di sicurezza sono dovuti rimanere a casa subito dopo il primo decreto del Governo Conte. Non è stato facile: alcuni hanno capito la situazione, altri no. Ancora oggi ci videochiamiamo tutti i giorni. Poi Jacopo e Gianluca hanno avuto un’idea: investire i ricavi del periodo natalizio, che sono stati buoni, per avviare l’e-commerce. Il progetto era già nell’aria e si sono mossi subito. «Per adesso siamo rimasti solo noi a preparare i dolci, ed è dura, ma sta funzionando benissimo e siamo soddisfatti. L’anno scorso tra bar e la distribuzione nei negozi, avevamo venduto 270 colombe in tutto il periodo pasquale, ad oggi ne abbiamo già vendute 200, online».
FrollaLab spedisce pacchi in tutta Italia e per la città di Osimo ed i comuni limitrofi ha attivato la consegna gratuita a domicilio. Grazie all’auto della Protezione Civile consegna le colombe solidali – a prezzo inferiore rispetto al solito – nelle case dei marchigiani che fanno richiesta.«Siano stati fortunati perché attorno a noi si è mossa tutta la comunità di persone che ci vuole bene» conclude Jacopo.