Klubrádió, un simbolo della lotta per la libertà di stampa
András Arató, fondatore dell’ultima radio indipendente dell’Ungheria, racconta a Zeta le ragioni che hanno costretto l’emittente a lasciare la frequenza 92.9
Giornale radio del 23 febbraio 2021
Le novità sui vaccini, la proroga per il veto sugli spostamenti, gli ultimi aggiornamenti sul caso dell’ambasciatore italiano ucciso in Congo e ancora, i nuovi casi di femminicidio, la scomparsa di Fausto Gresini, la Champions League e tanto altro nell’edizione del 23 febbraio del giornale radio di Zeta Luiss
Tg Zeta – edizione del 18 febbraio 2021
La fiducia a Draghi, la riapertura di Cinecittà e la chiusura dell’ultima radio ungherese. Ma anche la storia di una ciclista toscana e l’attesa per il derby di Milano. Le notizie della settimana nell’ultima edizione del telegiornale
Giornale radio del 16 febbraio 2021
La variante inglese, il governo Draghi e molto altro in questa edizione del giornale radio
TG Zeta – Edizione del 4 febbraio 2021
Le parole di Giuseppe Conte davanti a Palazzo Chigi, la riapertura dei musei in zona gialla, gli aggiornamenti sul vaccino ReiThera e molto altro. Guarda il nostro ultimo tg
RADICI. Evidenza della storia, enigma della bellezza
Il racconto per immagini del viaggio di Josef Koudelka nel Mediterraneo, in mostra fino al 16 maggio al Museo dell’Ara Pacis di Roma
«Non è più tempo né di eroi né di vittime»
Francesca Mannocchi, giornalista e documentarista freelance, parte dall’esperienza fatta sul campo in Iraq, Libano, Libia, Yemen per raccontare come si fa il buon giornalismo
Tg Zeta – edizione del 13 gennaio 2021
Le proteste contro la didattica a distanza, l’impeachment di Trump, la rotta balcanica.
«Se Gesù fosse vivo sarebbe nella guerriglia»
Cristo con il Fucile in spalla, del giornalista polacco Ryszard Kapuściński, è una raccolta di reportage dal Medio Oriente, America Latina e Mozambico. Storie successe più di 50 anni fa ma con uno sguardo ancora attuale
I pescatori di Mazara del Vallo sono liberi: «arriveranno domenica»
Dopo più di tre mesi di detenzione in Libia i pescatori tornano a casa. I familiari e gli amici gridano di gioia però, dietro la liberazione, c’è il riconoscimento politico che voleva Haftar