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Esclusiva

Maggio 9 2020
La sorpresa di Genova: Bergoglio nomina un altro outsider

L’elezione del nuovo vescovo di Genova è indicativa della linea di Papa Francesco, che nei suoi sette anni di pontificato ha portato uomini di periferia al centro di importanti diocesi della Chiesa cattolica

Un francescano di nome e di fatto: la nomina del nuovo vescovo di Genova ha sorpreso la Chiesa cattolica italiana, fatta arrivare direttamente da Papa Francesco, che aggiunge così in un’altra nuova importante diocesi italiana un nuovo collaboratore del suo stampo pastorale. Si tratta di padre Marco Tasca, 63 anni, già Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali a Padova, e dunque finora mai vescovo. È la prima volta che la diocesi di Genova vede eleggere un vescovo che non abbia già presieduto un’altra diocesi italiana prima di approdare al capoluogo ligure.

Teologo e psicologo, una vita dentro l’ordine dei francescani, da sempre al servizio degli uffici delle pastorali giovanili e delle famiglie, Tasca sarà il successore del cardinale Angelo Bagnasco, figura opposta alla sua per formazione e stile di presenza nella Chiesa. Bagnasco, 78 anni, già presidente della Conferenza Episcopale Italiana e attualmente presidente della Conferenza Episcopale Europea, ha salutato la diocesi di Genova annunciando di ritirarsi in pensione nella Casa del Clero di salita delle Fiaschine.

Tasca prenderà possesso di una diocesi che porta con sé un’eredità importante: a Genova prima di lui Bagnasco, da sempre vicino a Ratzinger e guida dei conservatori cattolici italiani negli anni 2000. Prima ancora Tarcisio Bertone, ex Segretario di Stato Vaticano, poi Dionigi Tettamanzi, diventato in seguito cardinale di Milano, fino ad arrivare a Giuseppe Siri, cardinale tra i più influenti nella storia della Chiesa nel dopoguerra, a un soffio dal diventare Papa nel conclave del 1958, che elesse poi Giovanni XXIII.

La sorpresa di Genova: Bergoglio nomina un altro outsider
Photo Credit: Vatican Media

«Padre Tasca è una persona sveglia, schietta e d’incontro. L’ascolto e la formazione delle coscienze sono le sue specialità principali, tanto da essere molto capace di interloquire con i più giovani nella Chiesa in giro per il mondo», dice a Zeta Padre Francesco Cavallini, gesuita, ex allievo di Tasca a Padova e responsabile della pastorale giovanile a Genova per otto anni. «Genova, sia quella cattolica che quella laica, è in sé stessa conservatrice a tutti i livelli. È impressa un’impronta teologica molto forte ereditata dal cardinale Siri: la missione di Padre Tasca voluta dal Papa stesso sarà quella di portare un’apertura mentale di ascolto e di dialogo anche con le realtà non credenti».

Non è la prima volta che il Papa “venuto dalla fine del mondo” riserva sorprese del genere ai cattolici italiani e di altri paesi: da quando è stato eletto pontefice infatti gran parte delle storiche sedi cardinalizie hanno visto per molto tempo (o vedono tuttora) i loro capi essere dei semplici vescovi, a scapito di ogni tradizione ed eredità. Nel 2017 Francesco ha nominato Mario Delpini arcivescovo di Milano, che in tre anni non ha ancora ricevuto la berretta cardinalizia, così come l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, a differenza di altri nuovi cardinali italiani creati da Bergoglio in sedi storicamente meno importanti come L’Aquila, Agrigento, Ancona e Novara.

Lo stesso vale anche per altre sedi importanti in giro per il mondo. Dal 2013 ad oggi molti vescovi di diocesi ininfluenti sono stati elevati alla porpora cardinalizia da Francesco con lo stupore della diplomazia internazionale nonché dei fedeli cattolici. Repubblica Democratica del Congo, Svezia, Myanmar, Pakistan, Guatemala, Bangladesh, Isole Tonga, Laos, Mali: questi ed altri sono i paesi dove i cattolici sono estrema minoranza e dove Bergoglio ha deciso di istituire nuove sedi cardinalizie a scapito di altre importanti capitali mondiali della cattolicità che aspettano ancora la nomina, come Parigi, Lourdes, Torino, Malta ed altre prefetture della Curia Romana in Vaticano.