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Esclusiva

Maggio 14 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Maggio 15 2020
Un tuffo nell’Adriatico

Il racconto del primo bagno al mare della stagione, per scacciare via la pesantezza e la monotonia della quarantena.

Fredda, l’acqua è così pungente che non sento più mani e piedi. Finalmente quiete ed il cinguettio degli uccelli dagli alberi lungo la strada deserta, oltre la spiaggia. Marcelli è una località turistica marchigiana, frazione del comune di Numana, che è stata costruita negli anni Sessanta ed ha avuto il boom a ridosso degli Ottanta.

Le onde si infrangono sul bagnasciuga cancellando i passi di due signore arrivate poco prima. Gli stabilimenti balneari sono vuoti, le saracinesche dei bar fissate a terra, grigie come il cemento intorno. Il legno delle verande è scarrupato, sembrano i resort abbandonati di un’isola non più in voga. Non ci sono gli ombrelloni, i lettini, i gonfiabili appoggiati sotto l’ombra delle cabine. Ci sono montagne di sabbia raccolta, che andrà a livellare la spiaggia, da oltrepassare per raggiungere il mare. 
«Quando aprite?» Ho chiesto ad un uomo intento a verniciare la facciata dello stabilimento Conchiglia. «Non lo sappiamo – ha urlato per superare la distanza sociale – stiamo aspettando di capire qualcosa anche noi».
Avrei voluto fargli molte altre domande «Come non lo sa? Allora perché sta facendo i lavori? È preoccupato?» Ma ho alzato le spalle ed ho salutato. Non ho rotto nessuna barriera, sono rimasta nella comfort zone che ho costruito nei giorni di isolamento.

È difficile immaginare Marcelli di un’estate fa, piena di gente, di grida, di risate e di Aperol Spritz al tramonto. C’è foschia sul Monte Conero e lungo l’orizzonte, si vedono le sagome delle persone, quasi sempre sole.

primo bagno nel mare Adriatico

Non mi sentivo così libera da tanto, leggera. « La quarantena non è andata male – mi dico – ho fatto la pizza, letto libri che non sapevo di avere, ho passato tempo con la mia famiglia e ho visto amici su Zoom, la piattaforma per le conferenze online».  Ma pensarci stesa superficie dell’acqua gelida, con il sole a malapena tiepido, mi ha fatto cambiare idea. Mi è mancato tutto: l’aria frizzante della primavera, l’incertezza di ogni giornata, la spensieratezza e le risate di cuore con un amico incontrato per caso. I colleghi di lavoro, di studio, le conversazioni futili fatte tanto per fare. 

La quarantena non è andata bene. Houseparty, il social network per le videochat di gruppo, è divertente, meglio di una casa vuota, ma nella stanza ci sono stata sempre e solo io, vestita dalla vita in su.

Appena arrivata in spiaggia sono corsa subito in mare, non volevo lasciare spazio alla razionalità, ai pro ed ai contro, alla conta di benefici e danni. L’acqua non è cristallina ma scura per la pioggia ed il vento della sera prima. Ho staccato le cuffie dell’iPhone per non smettere di ascoltare Funny Little Frog dei Belle and Sebastian mentre appoggiavo lo zaino ed i vestiti. Uno, due, eh.. come una bambina ho chiuso gli occhi e aspettato di vedere dove la forza dell’onda che si infrange mi avrebbe portata.

Molto bello. I brividi di freddo improvviso ed il suono omogeneo, ovattato, che si sente quando tieni la testa sott’acqua. Ho aperto gli occhi ma non ho visto nulla. Sono riemersa, ho raccolto i sassi vischiosi dal fondale, contato per quanto tempo riuscivo ancora a trattenere il fiato. Si sono distesi tutti i muscoli. In mare ci sono solo io.

C’è il vento freddo, non riesco ad aspettare sulla spiaggia che il sole asciughi la pelle. A passo svelto torno verso casa. I sassolini attaccati alle caviglie e le gocce d’acqua salata che dai capelli scendono sul viso mi fanno sorridere. Il primo bagno della stagione mi è piaciuto moltissimo. Ha spezzato la routine, lavato via la tristezza di un periodo cupo.