Attenzione! Questo articolo è stato scritto più di un anno fa!
!
Esclusiva

Giugno 7 2020
Minneapolis, i dati della violenza sugli afroamericani

Nella città del Minnesota un nero ha tredici possibilità in più di un bianco di essere ucciso dalla polizia. A mettere a segno il colpo letale sono spesso agenti con pochi anni di servizio. I dati

Dodici, poco più di uno all’anno. Sono gli afroamericani vittime di sparatorie con la polizia di Minneapolis tra il 2008 e il 2019. Nello stesso arco temporale è stato ucciso un solo bianco. È il computo che emerge dagli open data diffusi dalla città del Minnesota dove è morto George Floyd, il buttafuori di colore deceduto durante l’arresto lo scorso 25 maggio. 

Unarmed
Le statistiche sulle sparatorie in cui è coinvolta la polizia tratteggiano lo scenario della criminalità cittadina, mettendo in luce un certo pregiudizio nello svolgimento dei compiti di ordine pubblico. Se il 58 per cento degli afroamericani coinvolto era armato, il 72 per cento delle vittime o dei feriti disarmati appartengono alla stessa minoranza. Il tasso fatalità, poi, aumenta al diminuire degli anni di servizio del poliziotto che ha premuto il grilletto. Il 60 per cento delle vittime afroamericane è stato ucciso da agenti di polizia con meno di sei anni di carriera alle spalle. Sembra che l’esperienza sul campo di chi spara sia un fattore determinante sul numero di vittime di colore. Rapportando questi dati con la popolazione, a Minneapolis la polizia uccide 1,5 afroamericani ogni mille, contro lo 0,037 riferito ai bianchi.
Ma i dati sulle sparatorie non sono gli unici che contribuiscono a inquadrare il fenomeno. 


Gun point display
 
Un altro dataset messo a disposizione dalla città di Minneapolis raccoglie le statistiche sull’uso della forza della polizia in situazioni di ordine pubblico, per esempio durante un controllo di polizia oppure a seguito di una chiamata al 911. Non registra i decessi causati dall’intervento, ma riporta il ferimento del soggetto e che uso della forza è stato fatto.
Sulla totalità dei casi in cui gli agenti hanno adottato una risposta violenta, il 62 per cento sono afroamericani, il 24 per cento bianchi. Quando gli agenti hanno estratto la pistola dalla fondina a scopo intimidatorio, l’hanno puntata contro una persona di colore il 70 per cento delle volte, il 15 contro i bianchi.

Quando hanno usato tecniche di immobilizzazione, come nel caso di George Floyd, il 64 per cento delle volte lo hanno fatto contro afroamericani, il 26 per cento contro contro bianchi. Le persone di colore sono le più colpite da armi improvvisate o improprie, come torce d’ordinanza, armi e pistole usate come oggetto contundente, addirittura veicoli. Succede nel 68,8 per cento dei casi, e potrebbe essere l’indizio di un abuso di forza sui soggetti di colore da parte della polizia.

Mapping violence
Nel contesto federale, Minneapolis non è tra le prime città in cui si registrano violenze sugli afroamericani. Secondo l’associazione Mapping Police Violence, si colloca sotto la metà nella classifica delle metropoli dalla polizia più violenta.
Con i suoi 3 morti per milione di abitanti è al di sotto di Saint Paul, la capitale del Minnesota, e ben distante da città come Saint Louis, dove la polizia uccide 17 persone per milione. L’ong riporta però che a Minneapolis un afroamericano ha circa 13 volte le possibilità di un bianco di essere ucciso dalla polizia. Più di Philadelphia, città vicina nel ranking con una popolazione nera maggiore di quasi dieci volte. 

Emanuele Camarda ha contribuito all’elaborazione dei dati

Ascolta anche il podcast:

Black Lives Matter- La storia di Eric Garner di Giuliana Ricozzi