«Se ne va un simbolo dell’editoria italiana, uno di quegli uomini buoni, colti, in grado di ascoltare ma soprattutto innamorato del proprio lavoro. I libri sono sempre stati l’oggetto costante dei suoi pensieri, glielo si leggeva negli occhi. Era una persona dolcissima. Le sue più grandi doti erano la dedizione, il fiuto e la discrezione». Nicola Lagioia, direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino, ricorda così Luigi Spagnol, editore e traduttore morto a 59 anni, dopo aver combattuto una lunga malattia.
«Ebbi il piacere di conoscerlo di persona e la prima impressione fu quella di un uomo pacato che viveva per il proprio mestiere, appassionato ai libri soprattutto dal punto di vista letterario. Si dedicava ai suoi progetti con l’idea di voler spostare l’immaginario e catturare i lettori. L’intuizione lo ha da sempre caratterizzato. Lui vedeva prima degli altri e lo ha dimostrato con Harry Potter. Al capolavoro della Rowling è riuscito a dare una veste grafica e una collocazione editoriale molto particolare, trasformandolo in un successo e capendo che quel libro non era solo di passaggio, ma sarebbe rimasto nella storia. Lo stesso si può dire per “Storia di una Gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” scritto da Luis Sépulveda».
Luigi Spagnol ha lasciato una traccia nell’intero settore industriale culturale, così come racconta Daniele Rosa, “general editor” della Luiss University Press: «Lo conosco solo di fama e da lettore ho sempre apprezzato il suo saper individuare, con largo anticipo sui concorrenti, autori e titoli di successo, qualità fondamentale per questo mestiere. Gli editori ad oggi si contano sulle dita di una mano e la sua perdita lascia un vuoto incolmabile. Puntare sul giusto best seller come ha fatto lui non è semplice, c’è dietro un quasi magico meccanismo che tutti provano a replicare ma che rimane un unicum, un talento con il quale in pochi nascono».
Figlio dell’editore Mario Spagnol, per Luigi questo mestiere era una
vocazione. Dopo gli studi
d’arte a Parigi, nel 1986 iniziò lavorare per Longanesi e poi divenne
presidente delle case editrici Vallardi e Salani. Quest’ultima gli garantì il
successo nel 1997, quando Spagnol portò in Italia il libro “Harry Potter e la
pietra filosofale” della scrittrice inglese J.K Rowling, di cui aveva comprato i diritti ancor
prima che uscisse nel Regno Unito e di cui curò personalmente la traduzione.
Spagnol raccontava di non essersi mai accorto che si trattava di un fantasy e
che il best seller lo aveva affascinato ancor prima di finire di leggerlo: “Ho
pensato subito che fosse un classico per bambini. Sapevo che avrebbe venduto
per molti anni a venire” spiegò in un’intervista a Il Giornale.
Nel 2005, con Stefano e Achille Mauri e le Messaggerie Italiane, l’editore
milanese diede vita al Gruppo editoriale Gems, divenendone vicepresidente.
Attento ai bisogni e ai diritti delle scrittrici donne, è stato Spagnol il primo a lanciare un dibattito sul maschilismo nell’editoria italiana e furono queste le sue parole: «Riconosciamo alle opere scritte da figure femminili la stessa importanza che viene riconosciuta a quelle scritte dagli uomini? Siamo altrettanto pronti ad accettare che una donna possa avere la stessa influenza di un uomo sulla storia della letteratura? D’istinto, la risposta che mi sono dato è: no, non lo siamo».