Un negoziato lungo quattro giorni per mettere d’accodo il Consiglio europeo sul bilancio pluriennale e il Recovery Fund, lo strumento che punta a spingere il continente fuori dalla crisi causata dal Covid-19. Alla fine tutti e ventisette i leader hanno dovuto cedere qualcosa per portare a casa un risultato accettabile. Ne sanno qualcosa i cosiddetti “frugali” (Austria, Danimarca, Svezia e Finlandia), guidati dal premier olandese Mark Rutte, e i paesi mediterranei (Italia, Spagna, Grecia e Portogallo). Due gruppi a darsi battaglia fino all’ultimo minuto del negoziato, con i primi decisi a tagliare i fondi destinati ai paesi del Sud: i più indebitati sì, ma anche i più colpiti dalla pandemia.
Bilancio e Recovery Fund
Alla fine la trattativa si è conclusa con una rimodulazione dei 750 miliardi di euro del Recovery Fund distribuiti tra prestiti e aiuti a fondo perduto. I primi salgono da 250 a 360 a scapito dei secondi che da 500 scendono a quota 390 miliardi. E’ la prima volta che i Ventisette decidono di mutualizzare il debito dando alla Commissione europea il compito di indebitarsi emettendo titoli di debito garantito dal bilancio pluriennale europeo (2021-2027) – anche questo approvato durante la quattro giorni – la cui somma è stata fissata a 1.074 miliardi, soldi che gli Stati membri dovranno versare alle casse di Bruxelles.
I principali beneficiari del Recovery Fund saranno i paesi più colpiti dalla crisi. L’Italia, essendo al primo posto, riuscirà a portarsi a casa 80 miliardi di sussidi – più meno gli stessi che erano stati concordati prima del negoziato – e 127 di prestiti rispetto ai 91 iniziali. Il premier Giuseppe Conte dunque se ne torna a casa con 37 miliardi in più rispetto alla proposta elaborata nella fase iniziale dalla Commissione europea.
Governance
Altro nodo da sciogliere era quello della governance dei fondi. I “frugali” volevano il potere di veto sui piani nazionali che gli Stati membri devono presentare per accedere al pacchetto di aiuti. Ipotesi su cui i paesi mediterranei hanno fatto muro fin da subito. Alla fine la mediazione è arrivata sul cosiddetto “freno di emergenza” che un singolo paese può attivare chiedendo che il piano presentato dal paese in questione venga votato dal Consiglio a maggioranza qualificata (55% degli Stati membri che rappresentano almeno il 65% della popolazione Ue)
Il capitolo “rebates”
Dall’altra parte i “frugali” strappano l’aumento dei rebates, gli sconti al bilancio Ue di cui godono i paesi del Nord essendo coloro che beneficiano meno dei fondi messi a disposizione dall’Europa. In totale, Austria, Olanda, Danimarca, Svezia e Finlandia, ottengono 26 miliardi in più sotto forma di rimborsi al bilancio. La Germania, al contrario, anche lei tra i beneficiari dei rebates, otterrà indietro la stessa cifra degli anni precedenti.
Gli schieramenti della trattativa
Il principale nodo della discussione è stato il Recovery Fund, proposto dalla Commissione europea, con una dotazione di 750 miliardi tra prestiti e sussidi e fondo perduto. I paesi dei Nord, i cosiddetti “frugali”, volevano ridimensionarlo, ma hanno trovano il muro del blocco mediterraneo guidato dall’Italia. Francia e Germania mediavano, mentre il gruppo di Visegrad puntava ad eliminare le condizioni legate al rispetto dello Stato di diritto.
Pesi “frugali”
Sono Austria, Svezia e Danimarca, capitanati dall’Olanda del premier Mark Rutte, considerato il più intransigente presente ai tavolo europeo. Vorrebbero ridimensionare il fondo da 750 miliardi e avere il potere di veto sull’erogazione dei fondi.
Paesi mediterranei
Considerati “spendaccioni” dai “frugali”, sono Italia, Spagna, Portogallo e Grecia. I paesi maggiormente colpiti dalla pandemia e con un debito pubblico elevato. Chiedono che i fondi del Recovery Fund non vengano tagliati e che non siano sottoposti ai vicoli di austerità o al controllo dei pesi del Nord.
Gruppo di Visegrad
Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca. Sono i principali beneficiari del bilancio Ue grazie ai fondi per la coesione e l’agricoltura. Chiedono che questi non vengano ridimensionati e vogliono accedere al Recovery Fund senza condizionalità legate al rispetto dello Stato di diritto. Ungheria e Polonia, entrambe governate dai sovranisti, sono state spesso accusate di violazione dei principi fondamentali dell’Ue.
Asse franco-tedesco.
Sono stati il francese Emanuel Macron e la tedesca Angela Merkel a mettere sul tavolo la prima bozza del Recovery Fund, in particolare la parte legata ai 500 miliardi di sussidi a fondo perduto. Ora, stretti tra le pretese dei paesi del Nord e quelle dei paesi del Sud, si trovano nel ruolo di mediatori nel bel mezzo della trattativa.