Nei paesi come nelle città c’era un luogo, più di ogni altro, dove giovani e meno giovani parlavano di calcio: il “bar sport”. Simbolo di folklore per eccellenza, tanto da ispirare romanzi e canzoni. Fra una birra e un caffè, davanti ai quotidiani sportivi, non si faceva altro che discutere di gol e di falli non dati, di calciomercato e scudetti di metallo o di cartone.
Oggi questo mondo è migrato in rete. I social network sono teatro di liti furibonde su chi è più forte tra Messi e Ronaldo, sui rigori fischiati con la VAR, sulle plusvalenze delle grandi squadre. In questo nuovo campo di interazioni dirette fra club e tifosi, i club hanno dovuto adattarsi. Dopo un’iniziale fase di sbandamento, con il passare degli anni l’approccio delle squadre ai social network è via via diventato più interattivo e divertente.
La comunicazione social oggi «è fondamentale, e dovrebbe essere una componente presente in ogni società sportiva». A dirlo è Emanuele Garau, nuovo Twitter Community Manager della FIGC femminile ed ex responsabile Twitter del Pescara Calcio. «Alcune società stanno facendo un ottimo lavoro, ottenendo risultati tangibili; fra queste c’è sicuramente la Roma, che grazie alla proprietà a stelle e strisce sta lavorando benissimo».
A risaltare, oltre ai post sulla squadra, anche le iniziative benefiche: «Un esempio per tutti la loro campagna per i bimbi scomparsi, affiancati agli annunci di calciomercato. Hanno usato la visibilità dei nuovi acquisti per un’opera di bene». Questo approccio, secondo Emanuele, funziona meglio all’estero: «Sembra paradossale, ma queste iniziative vengono notate di più oltre confine».
«A incidere – continua – potrebbero essere la maggiore abitudine e sensibilità a questo approccio di comunicazione sportiva. Si tratta di in un contesto più abituato al “valore aggiunto” abbinato al mondo sportivo, come spesso accade in NBA».
L’incarico sul profilo twitter delle Azzurre non è il primo nel calcio femminile per Emanuele, già Twitter Community Manager della Torres (squadra più titolata d’Italia) e dell’Atalanta Mozzanica. La missione, concordata con la Federazione, è duplice: aumentare l’interesse collettivo per le donne del pallone e attirare le ragazze verso il rettangolo verde.
«Nonostante l’aumento di visibilità, ottenuto con i quarti dei Mondiali del 2019, ancora oggi si parla troppo poco di calcio femminile». La strada da fare è dunque ancora tanta ma, secondo Emanuele, «c’è un entusiasmo sempre maggiore attorno alle ragazze di Milena Bertolini. Questo fa ben sperare».
La crescita dell’interesse verso il rapporto fra calcio e social network è esponenziale, tanto che diverse realtà di serie minori emergono sempre più spesso con post di tendenza. Lo testimonia l’attenzione che il Pescara ha ottenuto quest’anno sui social, grazie ai tweet leggeri e autoironici pensati da Emanuele. «La cosa curiosa è che siamo stati molto forti sui social, mentre in campo abbiamo avuto non poche difficoltà [il Pescara si è salvato ai playout contro il Perugia, ai rigori, ndr]».
Il Delfino, però, non è un episodio isolato. Alzi la mano chi non ricorda il “caso Pordenone”. La compagine friulana fu sulla bocca di tutti gli appassionati di calcio quando, nella stagione 2017-2018, incrociò l’Inter in Coppa Italia. I ramarri bloccarono i nerazzurri sullo 0-0 per poi uscire dopo 120′ di lotta: fatali i tiri dal dischetto.
Il team comunicazione della squadra, grazie a una grafica divertente sul match, rese un po’ più interessante quello che, in altre circostanze, sarebbe stato un banale incontro fra una squadra di A e una di C (oggi in serie B). «Credo ci siano professionisti nelle serie minori che lavorano molto bene e meritino un’opportunità in realtà più blasonate».
A fare la differenza, secondo Emanuele, non è tanto il prestigio della società, quanto il budget e l’assetto societario: «Più una realtà è strutturata al suo interno, più investe nella comunicazione, più il team di comunicazione ha risorse e strumenti per fare un lavoro di qualità».